Ecco perché non è possibile sostituire l’uomo con un robot

Sono davvero migliori dell'uomo i Foxbot, i robot inseriti nella catena di montaggio destinati ad "assemblaggi massivi" al fine di sostituire gli operai?

Lo stabilimento Foxxconn

Foxconn International Holdings è una multinazionale cinese nata negli anni 70 ed oggi è la principale produttrice di componenti e dispositivi tecnologici. Solo nel territorio cinese, attualmente, Foxconn utilizza 13 impianti industriali in 9 zone del paese, tra cui il distretto di Shenzhen che dà lavoro a più di 300.000 dipendenti. Tra i suoi clienti spiccano Amazon, Microsoft, Motorola, Nokia, Nintendo e anche Apple. Una curiosità “particolare” è che l’impianto di Shenzhen viene chiamato “iPod City” proprio perché la maggior parte della produzione è dedicata ai prodotti Apple.

Suicidi

Qualche anno fa la Foxconn passò, tristemente, alle cronache per i molti casi di suicidio tra i suoi operai a causa delle pessime condizioni di vita, delle pressioni psicologiche, dei pestaggi fisici e dei tempi di lavoro disumani. Tra il 2009 e il 2010 si suicidarono più di 20 dipendenti, tra cui un diciassettenne, gettandosi dal tetto dell’azienda. Proprio a seguito di questi episodi, la multinazionale cercò di installare delle “reti antisuicidio” (senza avere l’effetto desiderato) ed il presidente fece inserire nel contratto di lavoro una “clausola antisuicidio”, grazie alla quale il lavoratore doveva promettere all’azienda di “non farsi male”. Nel 2012 la CNN intervistò un’operaia della Foxconn che lavorava nella catena di produzione dell’iPad. La sua mansione era quella di mettere le etichette su prodotti a lei sconosciuti per oltre 60 ore alla settimana! Questa notizia scaraventò Apple nell’occhio del ciclone mediatico e scatenò una serie di iniziative mondiali a favore dei miglioramento delle condizioni lavorative degli operai cinesi. Apple, di fronte a un attacco frontale, reagì in modo drastico: Tim Cook, già alla guida di Apple dopo la morte di Steve Jobs, mandò degli ispettori nelle fabbriche cinesi per controllare la situazione.

I Foxbot

Stando alle dichiarazioni del sito “The Information”, nello stesso anno e dopo la denuncia “social” del professore dell’Università di Hong Kong, Jack Qiu, l’azienda di Cupertino creò un team segreto di esperti in robotica ed automazione per sviluppare un programma di sviluppo dei “Foxbot“: dei robot inseriti nella catena di montaggio, destinati ad “assemblaggi massivi” di componenti e progettati per sostituire l’essere umano!
I problemi, però, continuarono negli anni successivi… Prima dell’uscita dell’iPhone 7, la produzione di Foxconn venne incrementata, tanto che gli operai furono costretti a lavorare per più di 14 ore al giorno, 7 giorni su 7, vivendo dentro lo stabilimento, dotato per l’occasione di mense, dormitori e spazi per fare attività fisica. Le paghe erano talmente basse che gli operai arrivarono a chiedere gli straordinari, oltre alle 14 ore lavorate giornaliere, pagabili solo a fronte della presentazione di altri lavoratori, pronti a sottomettersi all’azienda!

Un foxbot nella fabbrica di Shenzhen, in Cina

Licenziamenti

Nel frattempo, il Wall Street Journal riportò la dichiarazione shock di un operaio di Shenzhen che si fece chiamare Zhang. Zhang avrebbe dichiarato, inoltre, di aver assemblato nei precedenti 2 anni i componenti in modo “tradizionale” e che in quel momento gli fu ordinato di cambiare postazione e lavorare in una catena di montaggio con i Foxbot, abilitati al montaggio di svariati componenti su schede madri. “L’unico problema – raccontò Zhang – è che questa novità ha drasticamente ridotto il numero della manodopera del mio reparto, che è scesa da 30 a solo 5 colleghi!”. In quegli anni furono consegnati alla multinazionale più di 100.000 robot.

La vittoria umana sui robot

La progettazione e l’uso di questi sistemi automatizzati, però, dovette fare i conti con i limiti che la tecnologia ha ancora sulle capacità dell’essere umano, tanto che Apple dichiarò: “Utilizziamo viti tanto piccole che i robot non riescono a calibrare la forza necessaria per avvitarle. Per contrasto, i lavoratori umani possono avvertire la resistenza nella mano e capire se c’è qualcosa che non va. Per quanto concerne l’applicazione della colla sui pannelli del display, invece, le specifiche di Apple sono talmente rigide che la colla spesso deve essere piazzata con un limite di 1mm di tolleranza all’interno dei prodotti. Un ex membro del team afferma che un lavoratore cinese esperto era più preciso nell’applicare la colla delle loro controparti robotiche”. Apple ci ha provato per davvero, ma alla fine ha dovuto interrompere il suo programma di sviluppo robotico dichiarando: “Allo stato attuale e con le tecnologie di cui disponiamo, non siamo ancora in grado di escludere in toto la presenza umana negli impianti di produzione di iPhone. Per alcuni compiti, semplicemente, nessun robot può sostituire una mano esperta”. Sebbene molti dei sistemi automatizzati siano stati abbandonati o non implementati, il team ha avuto un certo successo nel programmare e progettare la sostituzione degli operai con i robot per compiti più semplici come, ad esempio, i test di prodotti come Apple TV, Apple Watch e iPad. Ma l’intelligenza umana vince ancora su quella artificiale!