Dispensa Re-Store”, un’esempio di lotta allo spreco e inclusione lavorativa

L'intervista di Interris.it a Raffaele Avagliano, responsabile del negozio solidale "Dispensa Re - Store" di Bergamo

© Coop. Soc. “Namaste”

In Italia, secondo gli ultimi dati disponibili, lo spreco alimentare ammonta a oltre 9 miliardi di euro e il suo valore economico, se si calcola lo spreco dell’energia utilizzata per la produzione di cibo, aumenta a oltre 15 miliardi. Alla luce di questo, il contrasto allo spreco e l’aiuto alle persone più fragili, considerata la difficile epoca che stiamo vivendo, assumono ancor più rilevanza; per coniugare questi due aspetti, è nato il progetto “Dispensa Re – Store”.

L’esperienza di Bergamo

A Bergamo, lo scorso 27 ottobre, grazie alla collaborazione tra non profit, mondo imprenditoriale e istituzioni del territorio, è stata inaugurata Dispensa Re-Store, una nuova bottega circolare in cui sarà possibile fare la spesa in modo gratuito attraverso la valorizzazione delle eccedenze alimentari e, al cui interno, saranno impiegate persone con disabilità e fragilità varie. In particolare, tale iniziativa, è gestita da Namasté cooperativa sociale, da F.O.R.I.A S.r.l., impresa specializzata nel controllo della qualità e della sicurezza alimentare che accoglie al suo interno il negozio circolare e dal Comune di Bergamo nell’ambito delle politiche sociali e delle food policies. Interris.it, in merito a questa attività progettuale, ha intervistato il dott. Raffaele Avagliano, coordinatore della “Dispensa Sociale” nonché responsabile della comunicazione e fund raising di Namastè cooperativa sociale.

La sede di “Dispensa Re-Store” e F.O.R.I.A. s.r.l. © Coop. Soc. “Namaste”

L’intervista

Come nasce e che obiettivi ha il progetto “Dispensa Restore”?

“Il progetto “Dispensa Re – Store”, fondamentalmente, nasce dalla dispensa sociale. A Bergamo, la dispensa sociale della cooperativa Namaste, essendo un progetto di lotta allo spreco alimentare da ormai quattro anni, ritira dal lunedì al sabato, le eccedenze alimentari dai supermercati, dall’ortomercato generale nonché da imprese agricole e alimentari del territorio, per poi redistribuirle direttamente alle organizzazioni di Terzo Settore, quindi Caritas parrocchiali, associazioni di paese o di quartiere, mense e altre cooperative che si occupano a vario titolo di persone svantaggiate. Tutto ciò avviene in maniera gratuita. Lo scorso anno, ad esempio, abbiamo raccolto 101 tonnellate di eccedenze, soprattutto frutta, verdura e freschi. Tutto ciò si basa sull’opera di 34 volontari che, ogni settimana, fanno questo tipo di attività. Nel compiere tale attività, essendo noi una cooperativa che si occupa di molte cose ma principalmente di disabilità, riusciamo ad inserire nell’attività delle persone con fragilità che, così facendo, aiutano gli altri. In particolare, “Dispensa Re – Store”, è una piccola bottega di quartiere, aperta a tutti, al cui interno ci sono solamente eccedenze alimentari e, anziché essere gestita dai volontari, c’è un’educatrice e due persone con fragilità che impareranno a fare i commessi e i magazzinieri in negozio. L’obiettivo di “Dispensa Re-Store” è duplice, da una parte c’è la lotta allo spreco alimentare che è rivolta a tutti ed è una questione culturale e, dall’altra, la creazione di una sorta di scuola di commessi per persone con disabilità, quindi un’isola formativa di base, perché, dopo un tirocinio di 3 – 6 mesi, Foria S.r.l., dà la possibilità a queste di svolgere un tirocinio vero e proprio in un altro negozio e dopo un anno, se la persona ha imparato il mestiere, può essere inserita nei supermercati nelle cosiddette “categorie protette”. Cerchiamo quindi di fare inclusione lavorativa attraverso questo duplice obiettivo.”

Che importanza riveste per voi la lotta allo spreco alimentare? Quali sono le azioni che, nel corso degli anni, avete intrapreso su questo versante?

“La dispensa sociale è nata proprio come attività di contrasto allo spreco alimentare perché, fondamentalmente, ci siamo accorti che Bergamo e provincia, sono una realtà ricca dove, anche in periodi di crisi, a tutti i livelli, dalla produzione al consumo finale, si butta via molto. Vogliamo quindi contribuire ad evitare che, del cibo ancora buono, venga buttato perché esteticamente è diventato brutto. L’azione che abbiamo svolto è la costruzione di una rete con i soggetti del territorio e accorciare la filiera, recuperando ciò che non si venderebbe, facendo in seguito la cernita. Contattiamo quindi le varie imprese per far sì che non buttino via ciò che è ancora buono e possa così divenire per qualcuno un prodotto in più da mangiare in casa di qualcuno.”

Quali sono le vostre speranze per il futuro? In che modo, chi lo desidera, vi può aiutare?

“Riguardo al futuro, in merito alla dispensa sociale in generale, ma anche alla “Dispensa Re-store” auspico che, le persone incluse in questa attività, possano andare a lavorare nelle imprese e trovino quindi un impiego. Per quando concerne lo spreco alimentare nella dispensa sociale e nella “Dispensa Re-store” invece, un po’ utopisticamente, vorremmo scomparire perché non c’è più spreco. A tal proposito, cerchiamo sempre di allargare la nostra rete perché, in questo modo, riusciamo a sostenere più persone con quello che raccogliamo. Speriamo però che, la lotta allo spreco, diventi insita in tutti, dal contadino al consumatore, facendo sì che non si butti più nulla e, se qualcosa dovesse avanzare, la si condivida con il vicino di casa o la si regali. In particolare, rispetto a questo, insieme all’ortomercato di Bergamo, stiamo facendo delle azioni culturali nelle scuole svolte da delle educatrici.”