Dad: incubo e risorsa della scuola. Il punto della situazione con la psicologa Flaminia Bolzan

La didattica a distanza ha creato più danni che benefici? Come cambiare il sistema per evitare un impoverimento culturale degli studenti

Siamo a fine luglio e si parla del nuovo inizio di anno scolastico, con la paura di essere di nuovo costretti ad utilizzare lo strumento della didattica a distanza. La psicologa Flaminia Bolzan spiega a Interris.it rischi e benefici della DAD a scuola. Più penalizzante per alunni con disabilità, limitante nello sviluppo della socialità e dell’empatia. Risorsa positiva in un Paese che punta al digitale.

Dopo un secondo anno in DAD com’è la situazione ad oggi degli scolari italiani? Di che tipo di disturbi hanno sofferto?

“L’isolamento e la didattica a distanza hanno avuto un impatto significativo sulla vita dei ragazzi perché il tempo trascorso a scuola e soprattutto il contatto con i compagni, nel luogo fisico della classe, rappresentano due fattori che in termini esperienziali contribuiscono a definire il panorama delle relazioni. La DAD ha sicuramente creato delle grosse lacune nei ragazzi in ordine a vari aspetti, accentuando le disuguaglianze, in particolare per gli alunni con disabilità o BES. La DAD, se da un lato può essere considerata come una risorsa positiva, perché siamo un Paese che punta al digitale (sebbene siamo forse il paese con le competenze digitali più basse in Europa), dall’altro ha dimostrato effetti negativi: in aumento stati di ansia, stress, disturbi alimentari e autolesionismo nei giovani e giovanissimi. Quello che hanno vissuto i ragazzi nel primo anno di pandemia è stato un vero e proprio trauma e ritrovarsi nella medesima situazione di isolamento e mancanza di contatto, di relazioni quotidiane nel 2021, ha fatto esplodere una condizione al limite. Una ricerca effettuata dal Prof. Giuseppe Riva, Direttore del Laboratorio Sperimentale di Ricerche Tecnologiche applicate alla Psicologia di Auxologico, ha mostrato come la DAD non permetta infatti la corretta attivazione dei neuroni specchio che sono fondamentali per lo sviluppo dell’empatia. È venuto inoltre a mancare il rapporto insegnante/alunno per ciò che riguarda gli aspetti “non verbali” della comunicazione.
Insomma, quasi due anni in DAD sembrano aver impoverito il bagaglio culturale e le possibilità relazionali dei nostri ragazzi”.

Il Ministro dell’istruzione ha promesso “niente più didattica a distanza”. Ma se non fosse possibile che consigli può dare ai nostri ragazzi? E alle famiglie?

“Di pensare alla DAD come una vera e propria didattica che come tale comporta uno studio approfondito e una preparazione solida in ogni materia, la stessa che dovrebbero avere se fossero in presenza. Inoltre un consiglio davvero semplice, ma molto importante, è quello di non perdere la propria routine: svegliarsi, fare colazione, lavarsi, vestirsi e solo dopo accendere il pc. Alle famiglie consiglierei un’attenzione maggiore al registro online per verificare giornalmente l’andamento scolastico e di non trascurare la vicinanza e il rapporto con i ragazzi, incoraggiandoli costantemente. Dal momento che passano già molte ore davanti al pc, mi sento di consigliare alle famiglie di limitare l’utilizzo di apparecchi tecnologici per il resto della giornata per evitare che i ragazzi si chiudano ancora di più in sé stessi. Piuttosto sarebbe auspicabile motivarli a trascorrere del tempo all’aria aperta, in sicurezza”.

La presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato Anna Maria Parente ha dichiarato: “A settembre il Paese si deve mobilitare per far ripartire la scuola in presenza. Serve una grande alleanza tra famiglie scuole e servizi sanitari territoriali con il supporto di psicologi e professionisti socio sanitari”. Lei che può aggiungere come psicologa parte in causa?

“L’alleanza e il lavoro di squadra tra famiglia, scuola e servizi sanitari territoriali è di fondamentale importanza perché permette di creare un tessuto molto più resistente. È fondamentale lavorare molto sulla motivazione dei ragazzi, porre attenzione ad ogni messaggio (anche non verbale) che loro ci inviano e ciò è indispensabile per capire se vi è un disagio psicologico che può in qualche modo influire sulla quotidianità. Occorre lavorare in equipe per salvaguardare il benessere psicologico dei ragazzi, ma anche quello degli adulti, in quanto sono loro che devono dare certezza in un momento così incerto”.

Se invece di nuovo e per il terzo anno i nostri giovani e giovanissimi si troveranno di nuovo ad affrontare lo stress della DAD e la socialità virtuale, pensa che saranno più “corazzati” e come? Che danni provocherebbe un altro anno di pandemia nell’ambito scolastico?

“Sicuramente sarebbero già ‘preparati’, quindi tutta quella situazione di incertezza non sarebbe più così evidente, ma questo non escluderebbe sicuramente il verificarsi di ulteriori danni. Un altro anno di DAD comporterebbe un’ulteriore perdita dei legami, dei rapporti ma anche della voglia di socializzare, di conoscere e conoscersi oltre lo schermo. Pensiamo ad un bambino di 6 anni che entra alle scuole elementari: da dove inizia? Come fa a stabilire rapporti con i compagni e con le insegnanti? Come fa a fidarsi di loro? E poi pensiamo ad un adolescente: nel periodo forse più difficile e delicato, la negazione dei rapporti è davvero deleteria. E per questo non credo esista una “corazza”. Bisognerebbe lavorare su un nuovo sistema di DAD, cercando di capire come fare per mantenere viva la voglia, la motivazione, l’interesse del ragazzo allo studio, lavorando per l’individuazione di un metodo che in qualche modo possa ‘sostituirsi’ a quello utilizzato in epoca pre Covid”.