Locazioni, così la crisi Covid ha cambiato la società

6,8 milioni di case non utilizzate o sottoutilizzate. Non c'è un Paese al mondo con un'abbondanza di case sfitte come l'Italia. La rivincita degli affitti brevi: i piccoli borghi conquistano il mercato

Covid

L’emergenza Covid ha cambiato la nostra vita individuale e collettiva. Tra gli ambiti della società più colpiti dalla pandemia c’è il settore delle locazioni. La società in trasformazione cambia anche il mercato degli affitti. Una mutazione rilevata dai numeri.Covid

Covid e restrizioni

Dopo quasi due anni di restrizioni e stop ai viaggi, il mondo degli affitti brevi torna a vedere la luce. Il settore comincia a registrare una ripresa. I livelli registrati prima della pandemia restano ancora lontani. Ma per i prossimi mesi le stime sono tutte al rialzo. Soprattutto nelle grandi città. “Il mercato degli affitti brevi non è ancora tornato ai livelli pre-Covid. Né sulle grandi città. Né sulle località estive. Ma ci sono importanti segnali di ripresa“, spiega Marco Celani. Presidente di Aigab. L’associazione italiana gestori affitti brevi. Aggiunge Celani: “Non c’è un Paese al mondo con un’abbondanza di case sfitte come l’Italia. La maggior parte delle quali in località bellissime. In Paesi remoti. E ormai semi abbandonati. Località attrattive soprattutto per il turismo del Nord Europa. I borghi del Sud Italia, ad esempio, non sono mai state destinazioni turistiche per gli italiani. Ma piacciono tantissimo a tedeschi, olandesi, danesi”.

Patrimonio da recuperare

Evidenzia Celani: “Abbiamo investito nel recupero del patrimonio dei borghi. Attraverso una startup. Buytorent consente di comprare seconde case a costi modesti. Ristrutturarle. E poi rimetterle in circuiti online per utilizzarle. Oppure affittarle. Così diventano un prodotto finanziario,. Un investimento. Vediamo un grandissimo trend in questo senso. Stiamo lavorando con dei ‘family office’ nord europei. Che sono davvero attratti da questa opportunità. Un fenomeno che porta a riqualificare numerosi borghi sul territorio. e apre anche alla possibilità di creare numerosi nuovi posti di lavoro“.Covid

Lavorare “da remoto”

Uno dei numerosi effetti collaterali del Covid coinvolge, dunque, il patrimonio edilizio. E sta cambiando il mercato immobiliare di case e uffici. E il “motore” di questi cambiamenti è lo smart working. Esploso con l’avanzare dell’emergenza sanitaria e economica. Tra i molti modi di essere applicato, il lavoro “da casa” ha avuto una conseguenza sulle città italiane. La fuga verso i piccoli paesi. Spesso in aree interne. Dove la vita non è frenetica. E dove non mancano ampi spazi o giardini. Lavorare “da remoto”, dunque, ha ripercussioni anche logistico-urbanistiche. Maggio e giugno, puntualizza Celani, “sono stati mesi record per il mondo degli affitti brevi. In tutte destinazioni. Ma in particolare quelle di mare. Per cui si sono registrate veramente molte richieste“. In alcune località “le prenotazioni hanno superato i livelli precedenti al Covid”. Perché “c’è un’offerta di borghi e destinazioni prima inesistente”, continua Celani. Che è anche amministratore delegato di Italianway. Operatore italiano di affitti brevi. Con oltre 2.200 immobili contrattualizzati. E alcune “nuove mete” sono state scelte proprio da turisti e lavoratori in smart working. Per motivi legati “al desiderio di isolamento” in piccoli borghi del territorio.Covid

Richieste

Sono aumentate le richieste in tante località. Che prima non avevano richiesta. E non avevano prodotto”, osserva Celani. Non solo turismo, le richieste di affitto nelle località sperdute del Belpaese diventano anche una rilevante opportunità di investimento. “A Milano- precisa- sta tornando il ‘business travel’. A Roma gli stranieri. A Firenze e Venezia comincia a esserci tanto turismo. Si tratta soprattutto di richieste. Non ancora prenotazioni. Da settembre in avanti. Legate al business e agli studenti“. Proprio nelle città si concentrano però i maggiori rischi di caro prezzi. Che si sono abbassati durante il Covid perché non c’era domanda. “Nel frattempo tanti appartamenti sono stati convertiti. Dagli affitti brevi a contratti di locazione 4+4. Sfidando l’insolvenza degli inquilini- sottolinea Celani-. E’ molto diminuito il numero di case online”. Quindi, occorre tornare alla quantità di appartamenti che c’erano prima del Covid. Oppure si verificheranno dei forti aumenti di prezzo. Da settembre-ottobre in avanti.

Flessibilità dei prezzi

A Milano, per esempio, il numero di appartamenti destinato agli affitti brevi è passato da 21 mila (gennaio 2020) a 8 mila (maggio 2021). Secondo l’esperto, le locazioni brevi riprenderanno a pieno ritmo “nel primo semestre del 2022”. Nel frattempo il settore è cambiato. Ora si dà più importanza alla pulizia. Legata alla sicurezza. E le cancellazioni sono molto più flessibili. “Un fattore importante vista la grande incertezza legata al Covid. A maggio avevamo dei tassi di cancellazione nell’ordine del 50%. Nelle prime due settimane di giugno sono scese al 30%. E nell’ultima settimana sono diminuite al 12,5%. Vuol dire che man mano che ci avviciniamo, le persone che prenotano vogliono davvero fare le vacanze”, afferma a LaPresse Celani.