Cenere sei e cenere diventerai, ma se doni rinasci

Il racconto di un uomo rinato grazie al trapianto di un rene "Il compleanno lo festeggio più volte all'anno"

“La donazione degli organi è un gesto Nobile e Meritorio” sono le parole che Papa Francesco ha più volte ripetuto quando si è parlato di donazione. Donare è il gesto più importante che una persona possa fare ed è alla base della vita umana. In fondo, ogni essere vivente nasce per donare qualcosa di sé agli altri. Si dona amore al proprio partner, ai propri figli, a propri genitori, amici e parenti. Insomma donare è davvero un gesto d’amore e a maggior ragione lo è quando si tratta di dare nuova vita, donando una parte di sé quando purtroppo non ci sono più speranze di sopravvivenza.

La paura è umana ma non bisogna temere

Purtroppo in Italia c’è troppa disinformazione riguardo la donazione degli organi, si hanno troppe paure, timori che, al momento del consenso, spingono a tirarsi indietro. Eppure proprio in Italia non si ha motivo di temere perché tutto viene svolto alla luce del sole, dal momento della certificazione della morte celebrale del paziente donatore, al momento della scelta del paziente ricevente” con queste parole Felice Peluso, 57 anni, di Baiano, in provincia di Avellino, presidente del Gruppo Aido (Associazione Italiana donazione di organi) Nola-Cimitile, tranquillizza tutti coloro che quando sentono parlare di trapianti potrebbero pensare al peggio.

Come avviene l’iter di assegnazione del donatore

“Quando si dichiara la morte celebrale di una persona, l’ospedale deve comunicare al centro regionale trapianti che c’è un ipotetico donatore. Viene così nominata una commissione esterna all’ospedale con un rianimatore, un anestesista e un cardiologo che si recano presso la terapia intensiva. Questi tengono sotto osservazione per 6 ore il paziente; ogni due ore viene fatto un elettroencefalogramma, che quasi sicuramente uscirà piatto e dopo tre tentativi viene dichiarata la morte celebrale. A questo punto si verifica se in vita ha già dato il consenso o meno altrimenti si chiede il consenso ai familiari e dopo aver accertato se c’è il consenso si fanno i dovuti esami sul paziente. A quel punto il centro regionale trapianti comunica alla banca dati nazionale trapianti, dove ci sono in lista d’attesa le persone per avere il trapianto, la presenza di un possibile donatore. Il computer analizza i dati avuti dal donatore, e li confronta con tutti quelli della lista di attesa in modo da avere una classifica di corrispondenza per capire chi è più compatibile. Dopo questi primi passaggi si chiamano le prime 3 persone in lista d’attesa, che siano compatibili e inizia tutto l’iter. Se l’organo si trova in un ospedale adibito al trapianto allora si fa tutto lì altrimenti vengono trasportati nel centro trapianti più vicino. Ogni anno si effettuano circa 2.500 trapianti ma allo stesso tempo entrano altre 3.000 persone in lista di attesa”.

I trapianti di organo durante il coronavirus

I trapianti di organo, nonostante il coronavirus sono andati avanti. A Chieti è stato effettuato per la prima volta durante il lockdown dovuto alla pandemia da Covid-19 un intervento di trapianto di cornea in una giovane paziente sofferente per una grave caduta del visus. L’operazione chirurgica è stata effettuata oggi dal professor Leonardo Mastropasqua, direttore del centro nazionale di Eccellenza in Oftalmologia dell’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara, presso l’Ospedale “SS. Annunziata” di Chieti. Attualmente la normativa vigente consente l’esecuzione di trapianti d’organo che sono da considerare urgenze chirurgiche, determinate non tanto dalla patologia da trattare, che in alcuni casi potrebbe anche essere gestita in elezione, ma quanto dal fatto che un organo donato rappresenta di per sé un’urgenza chirurgica in quanto, se non impiantato, la donazione andrebbe vana.

Donare un organo significa donare vita

“Io sono la testimonianza vivente – continua Peluso – che il trapianto può dare davvero nuova vita. Io oggi dico sempre di avere due se non tre date di nascita. Ebbene si, tre, perché io ho subito 2 trapianti. Il primo quando ero ancora un ragazzino, avevo 22 anni, ma purtroppo il mio corpo rigettò il rene dopo sei mesi. Affrontai così altri 9 lunghi anni di dialisi e,quando avevo perso quasi del tutto le speranze, ecco che arrivò un altro rene. Era arrivata la mia seconda possibilità. Era il 2004 e da allora non ho avuto più problemi per grazia di Dio”.

E se ne avessi bisogno io?

“Da quel momento ho deciso di intraprendere il mio percorso di volontariato nell’Aido per diffondere sempre di più il messaggio che la donazione degli organi è veramente importante. Oggi in Italia ci sono circa 9.000 persone in attesa di trapianto e di questi molti sono bambini – si commuove (ndr) -. Io vorrei che tutti potessero avere una seconda opportunità di vita. Ad un certo punto nella vita bisogna mettere l’egoismo e la paura da parte e capire che se purtroppo per una persona non ci sono più possibilità di sopravvivenza, perché lasciar marcire i suoi organi sotto terra, quando si potrebbe donare gioia ad un’altra persona? Bisogna sensibilizzare l’opinione pubblica per far capire cosa significhi aiutare il prossimo. Per un attimo dovremmo immaginare di essere noi ad avere bisogno, non vorremmo che tutti fossero disponibili a donare?”.