Arcivescovo Castellucci: “Il mito dell’efficienza produce ‘scarti’ umani”

Intervista a Interris.it all'arcivescovo Erio Castellucci presidente della Commissione episcopale per la dottrina della fede, l'annuncio e la catechesi, Pastore delle diocesi di Modena-Nonantola e Carpi

“La domanda di senso nei giovani si incanala talvolta, purtroppo, su vie sbagliate e trasgressive. Vie che finiscono per ritorcersi contro di loro- afferma a Interris.it monsignor Erio Castellucci, arcivescovo abate di Modena-Nonantola, amministratore apostolico di Carpi, membro del Consiglio permanente della Cei. “Se non trovano sulla loro strada testimoni credibili di fede e di amore, rischiano davvero di sbandarsi- evidenzia il presule- E sono quelli che finiscono sulle pagine dei giornali, su internet o semplicemente dallo psichiatra”.Arcivescovo Castellucci, quali sono gli “altri”giovani, quelli che non fanno notizia?

“Sono i tanti ragazzi che esprimono nella loro vita di ogni giorno la ricerca di senso. Attraverso lo studio, il lavoro, il volontariato, l’impegno per il prossimo, i cammini di fede. Questi non fanno confusione e di solito non interessano ai mass media. Ma sono il vero tessuto di fondo della nostra società. Perché non sono solo il domani ma – come ha detto loro papa Francesco a Panama – sono l’oggi di Dio”.Quanto conta la famiglia?

“Ho ben presente il pensiero di don Oreste Benzi. Come sempre chiaro, diretto ed evangelico, su questi argomenti. Da giovane prete utilizzavo il suo libretto ‘Per la famiglia’ come uno dei testi di preparazione per le coppie al matrimonio. Anche a fronte della continua crescita di instabilità, precarietà e fallimenti nei legami familiari, credo proprio che la dimensione della famiglia come ‘chiesa domestica’ possa costituire un’ottima risposta”.Cosa ci insegna l’emergenza sanitaria?

“Nei mesi del lockdown abbiamo vissuto, almeno in parte, la centralità della ‘casa’. In certe situazioni la famiglia è andata in crisi proprio perché ‘pressata’ e non più abituata ad una condivisione totale. Ma in molti altri casi, i genitori e i figli hanno riscoperto il primato delle relazioni, la bellezza dell’ascolto reciproco, l’importanza della preghiera quotidiana entro le mura della loro casa”.E sul piano pubblico?

“Credo che alcune scelte nazionali, per quanto comprensibili in una fase emergenziale, abbiano danneggiato i ragazzi disabili e svantaggiati. Li hanno privati, infatti, di moltissimi dei contatti che intessevano le loro giornate. Diverse famiglie hanno lamentato situazioni difficili. Mentre si poteva andare a passeggio con il cagnolino, il bimbo doveva rimanere in casa. Ma sono certo che là dove c’è affetto vero, attenzione all’altro e magari anche fede, le famiglie recuperano”.Il Papa mette in guardia da una ‘economia malata’

“Papa Francesco ha giustamente richiamato l’attenzione sulle patologie di una economia “che uccide”, come scrive nella ‘Evangelii Gaudium’. Il motivo di ciò mi sembra legato al tema dei ‘rifiuti’. Uso questa parola, che di solito applichiamo alle cose di cui ci sbarazziamo e che gettiamo nella pattumiera. Perché in realtà comprende anche i famosi ‘scarti’ umani prodotti dal mito dell’efficienza. E da un mercato economico e finanziario che schiaccia i deboli. Da una cultura che trascura tutti coloro che vivono situazioni di grande fragilità. Dai bimbi ancora nel grembo della madre ai malati terminali. Dai portatori di handicap ai migranti e rifugiati”.Lei è romagnolo come don Oreste Benzi, quale esempio può derivare dalla sua testimonianza?

“Don Oreste era del tutto ‘bipartisan’, come si dice oggi. Denunciava contemporaneamente tutti i mali sociali. Senza preoccuparsi di apparire ora di destra e ora di sinistra. Perché il bene non si schiera se non con chi ama il bene. Il Popolo di Dio, nella sua parte più sana e meno rumorosa, più umile e amante delle cose quotidiane, percepisce la bellezza delle prospettive inaugurate da Gesù. E si affida a Lui, risorto e vivo, nel contrastare ogni forma di discriminazione. Non semplicemente proclamando dei valori. Ma dando vita a delle esperienze in cui i deboli e i poveri siano protagonisti”.Quale pagina del Vangelo consiglia di leggere per comprendere la centralità della famiglia?

“Ce ne sono tante che non parlano direttamente della famiglia. Ma rimandano ai legami più veri. A me sembra che l’episodio di Gesù dodicenne rifugiatosi nel Tempio di Gerusalemme, raccontato al capitolo secondo del Vangelo di Luca, possa illuminare concretamente alcune dinamiche familiari. E porle alla luce della volontà di Dio. Il tema del pre-adolescente che si sottrae ai genitori evoca il bisogno di libertà. Il guadagno dell’autonomia. Il desiderio di approfondire”. Cosa ci insegna?

“Maria e Giuseppe che con angoscia cercano il figlio mi ricordano la fatica e l’ansia di tanti genitori per i loro ragazzi. L’esperienza di un certo (necessario) distacco. E il bisogno comunque di ritrovarsi. Poi c’è questa coppia – certo speciale ma anche molto normale – che si unisce nella difficoltà. Lascia la voce alla donna (in una società in cui non aveva voce) e si dimostra compatta. E infine la risposta di Gesù, che apre uno spazio vocazionale importante: ‘non sapevate che mi devo occupare delle cose del Padre mio?’. E richiama il tema delle scelte personali, che la famiglia può aiutare a scoprire ma non può certo imporre. Insomma, una bella pagina anche per le famiglie di oggi”.