“La fede religiosa dipende dall’apprendimento inconscio”

Sul rapporto tra fede e ragione i risultati di un nuovo studio degli psicologi inglesi

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La fede sotto la lente della psicologia. Gli scienziati inglesi affermano che saranno necessari “ulteriori studi” volti a esplorare le dinamiche religiose del cervello umano. Cercano un’ulteriore dimostrazione della loro teoria sul terreno comune neuro-cognitivo a livello umano di base tra credenti. “Fides et ratio” si intitola la lettera enciclica di Giovanni Paolo II, che continua la riflessione iniziata con la lettera enciclica “Veritatis Splendor“. Concentrando l’attenzione sul tema stesso della verità e sul suo fondamento in rapporto alla fede. Nel  testo emerge l’influenza culturale dell’allora cardinale Joseph Ratzinger, che per tutta la vita ha sostenuto la ragionevolezza della fede. Al contrario secondo il filosofo Heidegger (nella sua Introduzione alla metafisica), l’”interrogarsi” proprio della filosofia e il “credere” proprio della teologia sono due atteggiamenti che si escludono reciprocamente. Per lui il credente non può porsi la domanda fondamentale della filosofia (“Perché esiste qualcosa piuttosto che nulla?”) senza rinunciare al suo atteggiamento di credente
Il Papa confessa nella Basilica di San Pietro – Foto © Osservatore Romano

Fede e ragione

Una particolare capacità, nota come apprendimento implicito, potrebbe trovarsi alla base della fede e dell’elaborazione cognitiva dei dogmi religiosi. E’ ciò che emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications. Gli esperti della Georgetown University hanno coinvolto una serie di partecipanti appartenenti a due gruppi culturali differenti. 199 principalmente cattolici provenienti dagli Stati Uniti e 149 credenti della religione musulmana di Afghanistan, per verificare le possibili connessioni tra due diversi credo religiosi.

Apprendimento implicito

“L’apprendimento implicito– spiega Adam Green, docente al Georgetown Laboratory for Relational Cognition – si basa sull’acquisizione di informazioni complesse in maniera incidentale, senza la consapevolezza cosciente di ciò che è stato appreso”. L’esperto aggiunge che questo processo sembra offrire una chiave per comprendere una varietà di religioni. E cioè credere in una o più divinità che influenzano la realtà costituisce l’elemento centrale delle religioni diffuse nel mondo.