Un'idea per ricostruire il Mezzogiorno

Finalmente un'idea per il Sud. L'ha resa nota il ministro dell’Interno, Matteo Salvini: agevolare fiscalmente stranieri e italiani disposti a trasferirsi nel Mezzogiorno. Dopo le rampogne moralistiche contro i tantissimi italiani all'estero che predicano tasse zero per i pensionati disposti a prendere residenza nelle loro città, ecco che sembra tornare un clima di sano realismo.

Il sud regredisce demograficamente da decenni, a ragione della sensibile contrazione delle nascite e dell’esodo di giovani, verso ogni direzione d’Italia, d’Europa e del mondo. Le città meridionali da qualche tempo sono visibilmente regredite, mentre l'entroterra (formato da una moltitudine di comuni e comunelli), è più che mai vuoto. Se è vero che dal Mezzogiorno si fugge sin dai tempi dell’unità d’Italia è pure vero che, da qualche anno, a emigrare sono anche i giovani di famiglie benestanti.

Questo stato di cose non solo impoverisce il patrimonio umano rappresentato dai giovani istruiti, indispensabile per qualsiasi sviluppo economico, ma, altresì, rovina progressivamente il patrimonio immobiliare pubblico e privato, generando servizi al cittadino sempre più carenti ed inefficienti. Non c'è, dunque, scelta migliore di quella di attrarre verso questi territori italiani e stranieri alla ricerca di un clima mite, di una fiscalità meno oppressiva in grado di migliorare loro il tenore di vita, e di un'esistenza lontana dal caos delle metropoli. Questa operazione avrebbe almeno due vantaggi: restituire vitalità a comunità in agonia e ridare speranze a pensionati italiani gravati da tasse ben superiori a quelle pagate dai loro coetanei europei. 

La proposta è poi in linea con quanto già avviene nel Nord Europa, dove è diffuso il fenomeno di pensionati – in particolare del ceto medio inglese o scandinavo – che acquistano o ristrutturano casolari di campagna o dei paesini rivieraschi. Acquistano abitazioni abbandonate a poco costo e le sistemano, con l'obiettivo di stabilirsi in zone lontane dalle località turistiche (più costose). Piccoli borghi non distanti dal mare o dalla montagna. Alcuni vi restano per lunghi periodi, altri invece vi trascorrono i weekend, approfittando dei voli low cost. 

Se l'interesse nei confronti dei territori del nostro Sud venisse fortemente stimolato, ci guadagneremmo molto sul piano economico e stimoleremmo la nascita di un vasto “indotto sociale”, decisivo per dare tono ad ogni comunità. Si tratterebbe allora di garantire detassazioni ed agevolazioni nei servizi, pur di ottenere un “contro esodo”. Un piano ben mirato costa poco e può dare risultati enormi in ogni senso.

Abbiamo letto in questi giorni autorevoli personaggi discettare sulla difficoltà di allestire servizi sanitari e sociali all’altezza della sfida. Ma questi nodi sono più facili da sciogliere all'interno di comunità in crescita demografica che in centri destinati allo spopolamento. La speranza è che il ministro porti avanti velocemente la proposta, coinvolgendo sindaci e regioni, che, insieme all'esecutivo, devono saper portare avanti un'operazione che può diventare un successo. Da tanto tempo non si respira un'aria di vera novità, ci auguriamo non siano solo chiacchiere o urla inconcludenti