Lo spirito di Firenze per un Sinodo delle chiese italiane

L’incerta situazione socio religiosa del popolo italiano emerge in due recenti pubblicazioni.  La prima di Franco Garelli è ”Gente di poca fede. Il sentimento religioso nell’Italia incerta di Dio” (Il Mulino 2020), mentre la seconda di Roberto Cipriani si intitola ”L’incerta fede” (Franco Angeli 2020). Questa incertezza caratterizzata dall’aumento dell’ateismo fra i giovani, dalla stanchezza della pratica religiosa, dalla perdita della centralità della Chiesa cattolica, dal diffondersi di una religiosità ondivaga e individualistica, è stata accentuata dalla pandemia che ha aumentato il disorientamento, l’incertezza sul senso della vita, la paura del futuro che porta all’inverno demografico.

Papa Francesco, che dai risultati di queste indagini continua a godere di un alto indice di gradimento e di affidabilità anche se non tutti ne seguono gli insegnamenti, nell’udienza dello scorso 30 gennaio ai partecipanti all’incontro dell’Ufficio Catechistico nazionale della CEI, ha invitato a riprendere il processo iniziato nel 2015 nel Convegno di Firenze e  a camminare insieme: “Dopo cinque anni, la Chiesa italiana deve tornare al Convegno di Firenze, e deve incominciare un processo di Sinodo nazionale, comunità per comunità, diocesi per diocesi e questo processo sarà una vera catechesi. Nel Convegno di Firenze c’è proprio l’intuizione del cammino da compiere in questo Sinodo”. Più che una esortazione quella del Santo Padre sembra una precisa richiesta alla Chiesa Italiana, alla quale ha cercato di dare una prima risposta il Cardinale Gualtiero Bassetti, in un editoriale pubblicato su Avvenire il 3 febbraio scorso. “Tornare a Firenze- ha scritto il Presidente della CEI- non è un cammino a ritroso; non è una tappa indietro rispetto a un percorso intrapreso; non è semplice memoria di un evento. È qui che risiede lo scatto in avanti domandato a tutta la Chiesa italiana da Papa Francesco. A Firenze c’è stata l’intuizione: non vogliamo, non possiamo e non dobbiamo soffocarla o tradirla “. Questo processo “dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso”, richiede il coinvolgimento delle varie Chiese particolari e di tutte le componenti del popolo di Dio, a partire dai cristiani laici.

Papa Francesco nel suo discorso al V Convegno ecclesiale di Firenze, ha dato una indicazione precisa per il dopo Convegno: “In ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della “Evangelii gaudiumper trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni, specialmente sulle tre o quattro priorità che avrete individuato in questo convegno. Sono sicuro della vostra capacità di mettervi in movimento creativo per concretizzare questo studio”. Anche se la “sinodalità” era stata posta alla base del Convegno ecclesiale di Firenze fin dalla sua preparazione, tuttavia dopo il Convegno è mancata almeno a livello nazionale una continuità nel realizzare il “sogno” indicato a Firenze da papa Francesco, che parlando il 9 maggio 2019 al Convegno della diocesi di Roma aveva detto che quel progetto era sparito, perché “entrato nell’alambicco delle distillazioni intellettuali ed è finito senza forza, come un ricordo”.

Papa Francesco, ha rilanciato il cammino sinodale alla Chiesa italiana il 20 maggio 2019, aprendo l’Assemblea generale della CEI. Nella previsione di un probabile Sinodo per la Chiesa italiana – ha detto- il Pontefice-  vi sono due direzioni: la sinodalità dal basso verso l’alto, perché non si può fare un grande sinodo senza coinvolgere la base ecclesiale e il ruolo dei cristiani laici, e la sinodalità dall’alto in basso, anche se questo processo richiederà del tempo. La sinodalità, che non va confusa con il parlamentarismo a livello politico, è la cartella clinica dello stato di salute della pastorale di una Chiesa in uscita, che va verso le piaghe tristi della povertà vecchie e nuove e quelle doloranti delle divisioni e delle inimicizie. Secondo la Commissione Teologica Internazionale la sinodalità implica l’aspetto comunitario che include l’esercizio del senso della fede tutto il Popolo di Dio (tutti), il ministero di guida del collegio dei Vescovi, ciascuno con il suo presbiterio (alcuni), e il ministero di unità del Vescovo nella sua Chiesa particolare e del Papa nella Chiesa universale dove è chiamato a confermare i fratelli nella fede e a presiedere nella carità alla comunione di tutte le Chiese (uno).

Nella arcidiocesi di Monreale dopo aver fatto la visita pastorale in tutti i comuni della mia diocesi, ho chiesto agli organi di partecipazione ecclesiale parrocchiali e diocesani di indicarmi le priorità. Le tre priorità principali che sono emerse sono state: l’evangelizzazione con una particolare attenzione alle famiglie e ai giovani. Questi temi sono in sintonia con “l’Evangelii Gaudium,” l’”Amoris Laetitia” e “Christus Vivit”, che ho invitato a studiare nei vicariati coinvolgendo anche i battezzati che non frequentano regolarmente le nostre parrocchie. A questo cammino sinodale dal basso, che procede con lentezze e fatiche, dopo i vari interventi del Santo Padre, le sollecitazioni venute da alcuni vescovi  e da alcune autorevoli riviste fra cui “La Civiltà Cattolica”, dovrebbe accompagnarsi un cammino sinodale dall’ alto, che speriamo possa avviarsi a partire dalla prossima Assemblea generale della CEI, per offrire un’occasione di rinnovamento alla Chiesa italiana per un suo specifico contributo al bene comune del nostro Paese.