Malattie sessualmente trasmissibili: ecco perché tenere alta l’attenzione

In Europa e negli Stati Uniti le malattie sessualmente trasmissibili (MST) sono sempre state presenti. Pur con delle significative oscillazioni nel corso dei secoli. Ma la diffusione epidemiologica delle MST ha presentato nel ventesimo secolo una serie di cambiamenti epidemiologici legati ai comportamenti delle persone che sono avvenuti soprattutto alla fine degli anni Settanta del passato secolo e che hanno determinato un aumento di incidenza delle forme morbose causate dal Papilloma virus (HPV), virus Herpes simplex di tipo 1 e di tipo 2 (HSV-1 e 2) e HIV. Questa mutata situazione epidemiologica ha portato ad una consensuale riduzione delle MST classiche causate da batteri: sifilide, gonorrea, linfogranuloma venereo e ulcera molle, anche perché queste malattie si sono giovate, dopo la seconda guerra mondiale, dell’utilizzo, in modo sempre più significativo, della penicillina e di altri antibiotici più moderni.

Per pienamente comprendere l’andamento epidemiologico dell’MST in Europa e negli Stati Uniti nel novecento, bisogna altresì considerare che, a seguito della comparsa di HIV/AIDS agli inizi degli anni Ottanta, ci sono state molte campagne di informazione sulla pericolosità, modalità di contagio e prevenzione di questa malattia che hanno determinato una riduzione di incidenza delle altre MST come effetto secondario delle misure di prevenzione assunte. Il quadro epidemiologico è mutato ulteriormente tra la fine degli anni Novanta e gli inizi degli anni duemila, quando sono state introdotte le terapie altamente efficaci (HAART) per il controllo dell’infezione da HIV, che hanno reso questa infezione/malattia curabile (ancorché non guaribile). A seguito di questa innovazione terapeutica che ha presentato effetti così rilevanti, c’è stata una nuova recrudescenza di MST, ed in particolare della sifilide e della gonorrea, come effetto di una minore percezione del rischio per HIV legato per l’appunto alla disponibilità di farmaci antiretrovirali efficaci.

Questa minore percezione del rischio, sia nelle persone HIV positive che in generale nella popolazione, specie giovanile, ha contrassegnato un sempre più frequente ricorso a pratiche sessuali promiscue con un minore impiego dei mezzi di barriera e l’uso di droghe di natura sintetiche (chemsex) che, abbassando il livello di vigilanza, aumentano il rischio di trasmissione di MST. Il contesto in cui il consumo di queste droghe sintetiche tradizionalmente avviene è quello dei fine settimana e dei periodi di vacanza (cd. recreational drugs) in locali dove ci sono incontro casuali di persone di ambo i sessi sia omo che eterosessuali.

Dal punto di vista eziopatogenetico, le MST sono riconducibili a trenta diversi patogeni: batteri, virus, protozoi, funghi, ectoparassiti. L’elemento comune che lega questi diversi patogeni e di conseguenza i quadri clinici di cui si rendono responsabili – spesso molto diversi tra di loro – è la comune via di trasmissione sessuale. Questa avviene attraverso il contatto di liquidi biologici infetti rappresentati da: sperma, secrezioni vaginali, sangue, saliva e feci nel corso di un rapporto sessuale (etero o omosessuale) di tipo vaginale, anale, orale tra un partner infetto e uno no. Va altresì considerato che alcuni patogeni si trasmettono non solo per via sessuale, ma anche per via parenterale attraverso il sangue (trasfusioni, contatto diretto con ferite, tatuaggi, ecc.); a seguito di un trapianto di organo o tessuto; per via verticale dalla madre al nascituro in corso di gravidanza; nel neonato al momento del parto o nel corso dell’allattamento. A questa varietà di agenti patogeni responsabili di MST consegue uno spettro ampio di manifestazioni cliniche che possono anche, a parità di agente patogeno, differire nell’uomo rispetto alla donna.

È importante ai fini della diagnosi la valutazione della sintomatologia locale alla quale il paziente può non dare grande rilevanza perché la ritiene non specifica, ma che assume importanza quando questa è correlata al link epidemiologico rappresentato da un rapporto sessuale a rischio. Rientrano in questa categoria i sintomi come: disuria, stranguria, pollachiuria, secrezione anomala dai genitali, dolori in sede pleurica, presenza di prurito e/o lesioni cutanea a livello genitale, anale o della bocca. A fronte di una sintomatologia inizialmente aspecifica e per questo spesso misconosciuta dal paziente, bisogna che il medico proceda ad un attento esame clinico dei soggetti con sospetta MST partendo da una accurata anamnesi con particolare riferimento ai comportamenti sessuali ed ai rapporti sessuali a rischio. A questo proposito, vista la delicatezza dell’argomento che non è sempre agevole affrontare, sarà importante che il medico stabilisca fin da subito un buon rapporto empatico con il paziente al fine di guadagnarne la fiducia, così che non ci siano reticenze da parte sua o informazioni fuorvianti che potrebbero indurre ad una diagnosi non corretta e/o ad un ritardo della stessa. Sarà anche importante effettuare un esame obiettivo completo con particolare attenzione all’ispezione della zona genitale per reperire la presenza di eventuali lesioni, a cui il paziente potrebbe non aver dato importanza.

Al fine di semplificare ed uniformare l’iter diagnostico, l’OMS a far corso dal 1990 ha raccomandato per pazienti che presentano un quadro clinico suggestivo di MST un approccio sindromico che prende in considerazione l’associazione di più sintomi/segni ritenuti utili ai fini della diagnosi. Questo approccio, a più di trent’anni dalla sua introduzione, mantiene la sua validità e si è rivelato particolarmente utile per giungere in modo celere ed efficace alla diagnosi di MST e, di conseguenza, per instaurare una corretta terapia.