Massimiliano Frassi: “Come la Prometeo Onlus aiuta i bambini romeni”

L'intervista di Interris.it a Massimiliano Frassi, presidente di Prometeo, Onlus impegnata in Romania per aiutare i bambini

Massimiliano Frassi
Massimiliano Frassi

Tutti i bambini hanno il diritto ad aver un’infanzia felice, ma purtroppo non è sempre così. Alcuni di loro pagano lo scotto di essere nati in determinati Paesi, in una certa famiglia e in un contesto economicamente disagiato. Interris.it ha intervistato Massimiliano Frassi, fondatore e presidente di Prometeo Onlus, associazione nata con il fine di tutelare l’infanzia. Nel corso degli anni Prometeo ha attivato dei progetti in Romania che coinvolgono i bambini che vivono situazioni di disagio come per esempio quelli che necessitano di cure mediche.

L’intervista

Massimiliano, di cosa hanno bisogno i bambini della Romania?

“Semplicemente di tutto. Stiamo parlando di un contesto socio culturale in cui manca l’attenzione all’infanzia. Se poi c’è una disabilità è ancora peggio e i bambini vengono lasciati completamente soli, senza alcun supporto. Mi vengono in mente tanti bimbi disabili che abbiamo seguito a cui a scuola mancava l’insegnante di sostegno, oppure penso ad una bimba non vedente che non si recava a scuola perché mancava il materiale in braille”. 

Voi avete un progetto che riguarda i bambini malati oncologici. In cosa consiste?

“Supportiamo il reparto di oncologia pediatrica dell’ospedale Budimex di Bucarest, che è l’unico ospedale pediatrico in tutta la Romania. Lo facciamo con le adozioni a distanza che permettono ai bambini di essere curati e alla famiglia un sostegno economico visto che spesso il primo problema è che i genitori non hanno le risorse economiche per affrontare un viaggio. Nella maggior parte dei casi si tratta di madri che si lasciano alle spalle un’intera vita e si trasferiscono in ospedale senza sapere per quanto tempo”.

Questo ospedale è adeguato per ospitare i degenti?

“Naturalmente quando è iniziato il nostro progetto si trattava di una struttura con molti problemi e mancanze. Da subito abbiamo fornito siringhe monouso, mascherine, farmaci da banco come i semplici antinfiammatori, e abbiamo acquistato i macchinari per la chemioterapia. Inoltre, abbiamo creato un dispensario e abbiamo adibito un’area a mensa per permettere ai familiari dei bambini degenti di avere un luogo confortevole per il ristoro. Abbiamo poi acquistato una cappa che aspira i fumi nocivi che si creano durante la preparazione di determinati farmaci. E’ stato infatti riscontrato che se inalati da infermiere donne queste corrono il rischio, qualora avessero una gravidanza, di mettere al mondo dei bambini con gravi malattie”. 

Il vostro sforzo ha portato a una riduzione delle morti per malattie oncologiche?

“La certezza che stiamo lavorando bene è fornita dal dato che prima del Covid il tasso di mortalità era passato dal 100% al 10%.  Al momento però il nostro progetto in ospedale è fermo perché a causa della pandemia il reparto di oncologia pediatrica in parte è stato smantellato e i bambini sono stati indirizzati verso altre strutture e di conseguenza il tasso di mortalità ha conosciuto un altro aumento. Noi però non ci fermiamo e attualmente il nostro impegno è quello di seguire domiciliarmente quelle famiglie che già conoscevamo. 

Il vostro intervento ha ridotto anche il tasso di bambini che contraggono in ospedale l’Hiv?

“Sicuramente abbiamo lavorato perché le condizioni sanitarie igieniche migliorassero. Si pensi che per molti decenni una siringa veniva usata anche per cento bambini, questo voleva dire che bastava che un bambino fosse ammalato, per contagiare tutti gli altri.  Nonostante ciò il tasso pediatrico di Hiv è ancora molto alto perché negli ultimi dieci anni la Romania è diventata una delle principali mete per il turismo sessuale”.