Un ponte sull’Atlantico: Europa e Usa nel dopo-Trump

Europa

Gli anni di Trump sono stati caratterizzati dal modo di “vivere” l’Unione europea attraverso la preferenza di rapporti bilaterali con i Paesi piuttosto che riconoscere l’Ue nella sua unitarietà. E’ stato il primo cambio di passo rispetto ai tempi di Obama, cercare di dividere l’Europa e disconoscerne in qualche modo la sua entità comune. Trump, inoltre, ha attaccato in maniera decisa sulla questione della Nato. Spiegando chiaramente che o i Paesi europei si impegnavano di più nelle spese della Nato o non aveva senso tenere in piedi un’alleanza di questo tipo. Sotto questo punto di vista aveva attaccato soprattutto la Germania.

C’è poi il tema dei dazi. A causa della vicenda Boeing e delle sanzioni che sono state fatte nei confronti di un’azienda statunitense, Trump ha usato molto l’arma del dazio. Un altro aspetto “caratteristico” e che ha penalizzato alcune economie. Altro tema, forse più attuale, quello delle aziende del digitale. L’Europa sta cercando di fare una Digital tax, le discussioni sono in seno all’Ocse ma qualche mese fa Trump si è sfilato.

Sul piano personale, Trump non è mai stato molto “amato” in Europa e lui stesso, quando ha potuto, ha sferrato attacchi al Vecchio continente. Ora c’è il passaggio a Biden, una vecchia conoscenza in quanto ex vice di Obama, che forse vien caricato di eccessive aspettative. Non si può pensare che Biden cambi tutto dalla sera alla mattina. Qualcuno dice che Biden, per questioni anagrafiche, sarà un presidente di transizione per poi ritornare a rapporti più regolari. L’ultimo anno, caratterizzato dal Covid, ha fatto ritrovare l’Europa nel mezzo di processi globali in cui la vera sfida è fra Usa e Cina. E bisogna capire quale sarà il suo ruolo, se sarà un vaso di coccio o se saprà garantire gli equilibri.

Sulla Web Tax, pochi giorni fa il commissario Gentiloni era tornato sull’argomento spiegando di aspettarsi una risposta da Washington. Ci sono sei mesi a disposizione per riprendere in mano la discussione all’Ocse, a cui è stata affidata. Gli Usa si erano sfilati dicendo che l’idea di una Web Tax era discriminatoria perché punitiva solo per le aziende statunitensi. Le quali hanno vinto la sfida economica durante la pandemia. Qualora non ci fosse la volontà di rimettersi al tavolo, dal primo di settembre l’Europa farà una sua proposta.

L’Ue si è un po’ legata le mani. La Web Tax è una delle tre che dovrebbe finanziare il Recovery Fund (assieme a Carbon e Plastic Tax). E’ quindi un impegno preso. Si ragiona sull’ipotesi di farla sulla falsa riga di quella francese. E’ chiaro che c’è bisogno di avere tutti al tavolo.