Parla Battisti: “Il viaggio in Bolivia? Una trappola”

Tornato in libertà dopo che la Corte suprema federale brasiliana ha disposto il rinvio di una settimana di ogni decisione sulla sua possibile estradizione, l’ex terrorista Cesare Battisti è tornato a parlare alla stampa e lo ha fatto concedendo un’intervista al Gr1 Rai. Un colloquio lungo e variegato, durante il quale Battisti è tornato sulle cause che hanno portato al suo recente arresto, avvenuto il 5 ottobre scorso mentre cercava di avvicinarsi alla frontiera con la confinante Bolivia: “Qualcuno ha voluto portarmi lì, quel viaggio è stato una trappola”. Secondo l’ex leader dei proletari armati, quel trasferimento galeotto in zona di confine altro non è stato che un piano ordito da qualcuno contro di lui: “Era tutto organizzato. Io qui in Brasile sono accettato da tutti, tutti mi vogliono bene”. E non manca di precisare che “nel plenario” chiamato a decidere sul suo caso, “ci sono diverse voci, molte delle quali sono a mio favore”.

Battisti: “Torregiani sa che sono innocente”

Ma non solo la cronaca recente. Mentre l’Alta Corte di San Paolo prende ulteriore tempo per esaminare il suo caso, Battisti ha parlato anche del suo passato di terrorista, rievocando i suoi trascorsi durante gli Anni di piombo e parlando delle sue vittime per le quali, dice, prova “compassione: io ho 62 anni, ho moglie e figli, ho nipoti, già sono nonno…”. Della sua trascorsa ‘lotta’, poi, l’ex terrorista si è detto pentito: “Ho partecipato a un’idea che era una follia. Faccio autocritica sulla lotta armata”. Ma, sulla violenza a lui contestata, ha mostrato un certo stupore: “Si stanno inventando un personaggio che non esiste. Non c’è stata tutta questa violenzache loro dicono. Ho una relazione con Alberto Torregiani (figlio di Pierluigi, il gioielliere ucciso dai Pac nel 1979, ndr). Ho sue lettere che dicono che non ha nessun dubbio”.

“Lotta armata? Una follia”

Continuando a parlare dei suoi trascorsi, Battisti ha assicurato di “essere uscito dal gruppo prima che cominciassero gli omicidi”. In Italia, su di lui, gravano condanne a quattro ergastoli: “Come si può essere soddisfatti o fieri di tanta violenza, tanti omicidi tanto sangue, da una parte come dall’altra”. La lotta armata “è stato un suicidio, non poteva dare risultati per nessuno. E anche indirettamente ho partecipato a idee che hanno portato a una follia, a una via senza uscita”. Fra una settimana verrà stabilito il futuro dell’ex leader dei Proletari armati e chissà che non verrà data una parola definitiva sul caso. Al momento, il Tribunale ha confermato per lui le misure cautelari alternative al carcere. L’estradizione, però, resta un giallo.