Finanza etica nel tempo della globalizzazione: un dilemma o una contraddizione?

Prima di parlare di finanza etica è necessario introdurre anche se sinteticamente lo scenario nel quale si trova ad operare: l’era digitale e la globalizzazione. L’evoluzione delle tecnologie ICT (Information Communication Technologies), di Internet, della Digital Transformation, con la  crescita della  digitalizzazione e delle nuove tecnologie come Intelligenza Artificiale, Nanotecnologie, Robotica , Big Data, Blockchain, e altre in via di sviluppo se da un lato presenta enormi opportunità per il miglioramento di molti aspetti della nostra vita, dall’altro lato ha introdotto nuovi scenari con risvolti sociali ed etici controversi.

Nei primi due decenni degli anni duemila, nei Paesi più ricchi dell’Europa, abbiamo assistito a crisi finanziarie internazionali che hanno rivelato comportamenti di egoismo e cupidigia individuale e collettiva, mentre oltre un miliardo di persone vivono con poco più di un dollaro al giorno e sono aumentate enormemente le diseguaglianze nel mondo, generando così tensioni sociali in molti Paesi che perdurano dal Sudamerica, al Medio Oriente, all’Africa, e altri Paesi. [1]

Sono sempre all’o.d.g. i movimenti migratori dall’Africa verso l’Europa ai quali non si riesce a trovare delle soluzioni condivise, mentre   si lascia che il peso dell’immigrazione si scarichi su Paesi più deboli a livello internazionale come ad esempio: l’Italia e la Grecia. Con l’avvento della globalizzazione si sono succeduti numerosi eventi per il cambiamento della società globale che proviamo a sintetizzare [2]

viene superato e abbandonato il principio del N.O.MA. (Non Overlapping Magisteria) che assegnava alla Politica il compito dei fini e all’Economia quello dei mezzi per il raggiungimento di quei fini, entrambe comunque separate dall’Etica. Il N.O.MA. viene di fatto applicato in termini rovesciati: all’Economia è assegnato il compito di decidere i fini e alla Politica quello di scegliere i mezzi.

– la decisione di Bill Clinton, Presidente USA, nel 1999 di fare superare la legge Glass Steagall Act[3] del 1933, una Legge voluta da Roosvelt, per superare la crisi del 1929. Una legge che ha saputo garantire equilibrio e sviluppo al mercato americano e internazionale. Invece il superamento dell’obbligo di separazione tra attività di speculazione finanziaria e attività bancarie tradizionali diede il via libera al finanz-capitalismo nelle varianti peggiori, con i fenomeni di speculazione finanziaria del mercato dei derivati e dei futures che sono stati alla base della grave crisi finanziaria del 2007- 2008 e poi ancora negli anni successivi;

– la leggerezza e irresponsabilità nel gestire le risorse pubbliche con ingenti perdite di miliardi di euro in molti Comuni e nel bilancio dello Stato, a causa della sottoscrizione in questi 10 anni dei cosiddetti derivati, conseguenza diretta del superamento della Legge Glass Steagall Act;

– la corsa effimera ai facili guadagni speculativi;

– l’individualismo autoreferenziale;

– l’abuso di privilegi da parte di diverse categorie sociali a danno di altre;

– la mancanza di rispetto delle persone, considerandole non con una pari dignità, ma in relazione alla rilevanza del loro status socio- economico

– la teoria dello scarto dei più fragili e degli anziani che secondo questa teoria non servono più alla società

– la libertà senza freni morali che ha pian piano eroso i Valori etici che l’umanità ha tramandato nei secoli.

In questo scenario, il capitale circola giorno e notte sui mercati finanziari globalmente integrati che, per la prima volta nella storia, operano in tempo reale. I nuovi sistemi informatici e le tecnologie della comunicazione permettono il trasferimento di capitali da un’economia all’altra in tempi brevissimi, tanto che il capitale, e quindi il risparmio e l’investimento, sono interconnessi a livello mondiale dalle banche ai fondi pensione, ai mercati borsistici. Ciò ha pertanto generato un forte aumento dei flussi finanziari globali in termini di volume, velocità, complessità e connessione

Abbiamo assistito sin dal 1999, all’erosione dello Stato Nazione (causa principale l’abolizione  della legge Glass Steagall Act, ma anche alla possibilità di trasformarlo in stato transnazionale. “…gli Stati nazionali e la loro sovranità vengono condizionati e connessi trasversalmente da attori transnazionali dalle loro chance di potere, dai loro orientamenti, identità e reti”[4]

La globalizzazione per come è stata gestita, ha portato, e continua a portare, enormi vantaggi soltanto per pochi. Come ben fa notare Stiglitz (Premio Nobel per l’economia) “i vantaggi della globalizzazione non sono andati distribuiti equamente: le politiche delle istituzioni economiche internazionali sono troppo spesso allineate agli interessi commerciali e finanziari dei paesi industrializzati e il loro effetto è quello di avvantaggiare pochi a spese di molti, i ricchi a spese dei poveri. In molti casi, gli interessi e i valori commerciali si sono sostituiti alle preoccupazioni per l’ambiente, la democrazia, i diritti umani e la giustizia sociale”[5]

Di finanza etica non esiste una sola definizione condivisa, se non nelle motivazioni che la ispirano e che ne stanno alla base. Per conciliare etica e finanza risulta fondamentale risalire alle origini e all’essenza dell’attività finanziaria, al ruolo e alla funzione di impulso che essa svolge nelle economie moderne, ma anche ai suoi fondamenti etici e morali.

In un articolo divulgativo, non è certo possibile che si possano sviluppare in modo approfondito i differenti aspetti del complesso tema: la Finanza etica che propone un vero e proprio approccio alternativo all’idea di finanza, della quale condivide i principi di base (raccolta di risparmio, prestito, intermediazione, ecc.), ma ne riformula i valori legati alla comunità di riferimento: la persona e non il capitale, l’equa remunerazione e non la speculazione. La finanza etica ha concentrato la propria attenzione verso gli aspetti etici dell’investimento, che diventano parte integrante dell’economia e consentono a chi li sceglie di manifestare il proprio interesse verso le conseguenze non strettamente economiche delle loro decisioni di investimento.

Il mondo di appartenenza della finanza etica è notoriamente il cosiddetto settore non profit. Ma la finanza etica è oggi una forma di attività che ha valicato i confini di questo suo mondo naturale, investendo in settori economici più ampi, costituiti in gran parte da attività nuove: il commercio equo e solidale; l’agricoltura biologica; le energie rinnovabili; il turismo responsabile; la produzione eco-compatibile e più in generale tutte quelle attività imprenditoriali che generano un profitto ma che producono, sul territorio dove operano, un beneficio sociale e/o ambientale

I Fondi Socialmente Responsabili

Questo nuovo approccio agli investimenti etici si concretizza attraverso i fondi socialmente responsabili (Socially Responsible Investing – SRI), i quali all’interno del proprio portafoglio azionario selezionano esclusivamente quegli investimenti che rispettano precisi requisiti sociali ed ambientali.

Oggi i fondi comuni di investimento etici sono presenti nei principali mercati finanziari e, da qualche anno, abbastanza diffusi anche in Italia. Da un punto di vista di gestione e distribuzione, come sotto l’aspetto finanziario e di regolamentazione, i fondi etici sono del tutto uguali a quelli ordinari. Rappresentano pertanto forme di investimento collettivo, il cui patrimonio è di proprietà di ciascun partecipante per la quota versata ed è gestito da una Società di Gestione del Risparmio (SGR). Ciò che quindi caratterizza tale tipologia di fondi è la possibilità data all’investitore di sostenere iniziative sociali e di avere garantita un’attenta selezione dell’investimento.

Queste riflessioni sull’impatto dell’Etica nella società trovano un richiamo significativo nella responsabilità di ciascuno di noi, di chi ha maggiori responsabilità nella società e nelle più diverse istituzioni. Bisognerebbe fare rinascere in tutti la fiducia di alimentare e arricchire il patrimonio dei valori umani e in chi ha Fede di sviluppare ulteriormente la convinzione di non smarrire i valori cristiani, rimanendo laici impegnati a fare raggiungere un miglioramento del bene comune.[6] Si può fare anche con la Finanza etica, riteniamo di sì se questo tipo di investimenti sapranno mantenere nel tempo la coerenza delle promesse negli obiettivi finalizzati al miglioramento delle situazioni ambientali, infrastrutturali di comunità e Paesi più fragili e non al rendimento fine a sé stesso del capitale investito.

Ciò avverrà in qualunque parte del mondo dove siamo nati o abbiamo scelto di vivere e di svolgere il nostro ruolo, la nostra attività in questa società globalizzata.

Note

[1] A. Giannone, Leadership and Ethics nella società della globalizzazione (Ed. Eurilink University Press, 2020)

[2] Le considerazioni sulla globalizzazione sono riportate da A. Giannone op.cit.

[3] La legge bancaria del 1933 fu inserita all’interno della più ampia Glass-Steagall Act, e fu la legge che istituì la Federal Deposit Insurance Corporation negli Stati Uniti d’America e introdusse riforme bancarie, alcune delle quali sono state progettate per controllare la speculazione finanziaria.

[4]Ulrich Beck, Che cos’è la globalizzazione, Rischi e prospettive della società planetaria, ed. italiana: Carocci. Roma, 1999. Nato a Stolp, 15/05/1944 – Monaco di Baviera, 1° gennaio 2015, è stato un sociologo e scrittore tedesco

[5] Joseph E. Stiglitz, La globalizzazione e i suoi oppositori Ed. Einaudi 2002.

[6] A. Giannone, Leadership and ethics nella società della globalizzazione (Ed. Eurilink University Press, 2020)