Perché è importante la riforma della Politica Agricola Comune

Il superamento delle guerre commerciali è una necessità a livello globale per favorire il rilancio dell’economia e dell’occupazione a livello globale ferite dagli effetti dell’emergenza Covid. Per questo è importante da una parte l’accordo dell’Unione Europea con gli Usa del nuovo presidente Joe Biden per lo stop definitivo ai dazi aggiuntivi statunitensi che hanno colpito le esportazioni agroalimentari Made in Italy per un valore di circa mezzo miliardo di euro.

Sull’altro fronte è strategico per il futuro il disgelo tra Biden e il presidente russo Putin considerato che ci sono 1,4 miliardi di prodotti agroalimentari Made in Italy bloccati dall’embargo russo che dura da quasi 7 anni con danni all’economia e all’occupazione nazionale. Un danno al quale si aggiunge quello causato. L’avvio di un dialogo costruttivo a livello globale è una necessità e un vantaggio per tutti, pur nel rispetto delle differenze di opinioni e di approccio rispetto a rapporti ed equilibri internazionali. Una collaborazione commerciale che può essere utile anche nella lotta all’italian sounding che nel mondo, tra falsi e imitazioni dei prodotti agroalimentari Made in Italy, ha superato i 100 miliardi di euro sottratti all’economia nazionale.

All’interno di uno scenario di “appeasement” mondiale l’Italia può ripartire dai suoi punti di forza con l’agroalimentare che, dimostrando resilienza di fronte la crisi, può svolgere un ruolo di traino per l’intera economia nazionale. Il Recovery Plan rappresenta dunque una occasione unica da non sprecare per superare i ritardi accumulati e aumentare la competitività delle imprese sui mercati interno ed estero. Ma al tempo stesso sul fronte europeo serve al più presto un accordo sulla riforma della Politica Agricola Comune (Pac) per consentire la programmazione degli investimenti nelle aziende agricole italiane per una spesa di circa 50 miliardi da qui al 2027.

Auspichiamo che si possa al più presto raggiungere un accordo necessario per garantire regole certe e stabilità agli agricoltori per i prossimi anni, in termini di investimenti e programmazione, soprattutto in un periodo di incertezza e difficoltà di mercato a causa della pandemia. Occorre un accordo che tenga conto dell’obiettivo di sostenere adeguatamente i redditi degli agricoltori, premiare comportamenti virtuosi in coerenza anche con il Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza, di affrontare i danni provocati dai cambiamenti climatici, favorire il ritorno alla terra in atto nelle giovani generazioni e garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori e i requisiti sociali dei pertinenti contratti collettivi.

Ma la riforma della Pac potrà portare risultati tangibili solo si terrà nel debito conto l’impatto delle misure previste nella nuova Politica agricola rispetto alle azioni previste dalle Strategie europee della Farm to Fork e della Biodiversità. In questo senso Coldiretti continua a sostenere l’assoluta necessità di estendere a tutti i prodotti l’obbligo dell’indicazione del paese d’origine e respingendo sistemi di etichettatura nutrizionali fuorvianti come il Nutriscore.

Ettore Prandini, presidente Coldiretti