Occorre un clima adatto per cambiare l’Italia

Per la coesione sociale il lavoro è l’anima. Non può esistere una società ordinata e giusta senza che una persona possa disporre di un proprio reddito fondato sul lavoro che esercita alle dipendenze di un impresa, nella propria bottega di artigiano o di commercio che sia, nelle attività varie professionali. Una persona, oltre all’autonomia economica per se stesso e per la propria famiglia, ha il bisogno vitale di dare un senso, uno scopo alla propria esistenza relazionandosi al richiamo del Soprannaturale, come tassello utile al mantenimento del Creato con la propria opera. Dunque non c’è tema più importante come quello di poter affidare un compito ad una persona, a secondo della propria vocazione ed interesse.

Ma allora perché non è in cima alle preoccupazioni di chi deve provvedere alla amministrazione dello Stato, delle amministrazioni locali, delle assemblee elettive? Mi risulta sempre più incomprensibile il perché il confronto e lo scontro politico in Italia, avvengono sempre su altri aspetti a costo di spaccature anche profonde nella società. Ad esempio ieri ci si è divisi sulla possibilità della coltivazione domestica della cannabis, l’altro ieri è in altri giorni scorsi sui  green pass, così su ogni altra questione divisiva e di secondaria importanza; mai sui fattori che creano premesse per lo sviluppo da cui possono originare posti di lavoro per le Persone e la buona economia.

Insomma la politica si vuole sempre più proporre all’elettorato su temi di identità spicciola e che comunque non presuppongono un approfondimento dettagliato, una fatica quotidiana, una perizia specifica o generale necessaria affinché un dossier su temi importanti abbia risultati con criteri di impegno conosciuti come quelli del contadino che prepara il terreno, poi vi pone i semi che nel tempo vengono accuditi con acqua, concime, ed erbacce da togliere, e così  fino alla raccolta dei frutti del proprio lavoro.

Ecco, con la stessa cura è necessario seguire ogni premessa che prepara un progetto, una esecuzione d’opera, fino alla sua messa in campo per la produzione di beni e servizi che per ottenerli occorre impegnare persone, appunto con il loro lavoro. Il lavoro dunque non si crea con le leggi ma mantenendo in efficienza tutti i fattori dello sviluppo: infrastrutture, energia a basso costo, servizi amministrativi e servizi comuni funzionanti, fisco morigerato, scuola e università collegate al territorio e attività lavorative.

Si crea, oggi soprattutto, utilizzando bene i circa 200 miliardi di Euro del PNRR di cui disporremo per riorganizzare la sanità, le infrastrutture, scuola-università-formazione, per la transizione energetica e digitale. Un progetto di grandissimo valore che se gestito coerentemente con le finalità annunciate cambierà l’Italia, ci darà benessere, produrrà tanto lavoro qualificato e ben retribuito. Si dovrà pensare a cosa è meglio fare e progettare, seguire le opere e renderle aderenti alle esigenze delle famiglie e delle imprese. Ma occorrerà anche che si crei un clima adatto ad una impresa così ciclopica. Molto dipenderà a che nel dibattito giornaliero si eviti di parlare di altro, e si sia rigorosi su ogni singolo passaggio da cui dipendono molti nuovi posti di lavoro.