“La guerra la vince chi non la fa”. Piepoli a Interris.it: “Il mondo rischia 270 milioni di morti”

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Sos guerra globale. L’accademico Nicola Piepoli, classe 1935 è tra i più autorevoli sondaggisti italiani. “Sono abituato a ragionare sulla base dei numeri. I numeri  del passato sono certezze. Quelli del futuro sono probabilità- spiega a Interris.it il professor Piepoli-. Nell’Ottocento su una popolazione mondiale di un miliardo e mezzo di persone viventi in media nel secolo i morti in combattimento sono stati l’1%. Cioè 15 milioni di persone. Sono i caduti nel diciannovesimo secolo nelle guerre napoleoniche costate due milioni di morti. Della guerra civile americana (650 mila morti). Del conflitto tra Francia e Germania culminato nella battaglia decisiva di Sedan tra agosto e settembre del 1870″.

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Donestk 05/04/2022 – guerra in Ucraina / foto Imago/Image nella foto: missile ONLY ITALY

Guerra: salita esponenziale

Prosegue il fondatore e responsabile dell’Istituto Piepoli: “Nel Novecento su tre miliardi e mezzo di persone viventi in media nel secolo i morti in combattimento sono il 2%. Ossia 70 milioni di caduti. Il margine di incertezza su questo dato è stimabile in 50 mila deceduti in più o in meno. Perché non tutte le vittime dei conflitti sono state identificate. 8 milioni nella prima guerra mondiale. 50 milioni nel secondo conflitto mondiale“. Aggiunge il sondaggista e scrittore: “Nel 21° secolo su 9 miliardi (nel 2050) di abitanti viventi in media nel secolo, si può prevedere che i morti in combattimento saranno 270 milioni. Il 3% della popolazione, quindi. E come si può vedere (XIX, XX, XXI secolo) si tratta di una salita di tipo quasi esponenziale. Ciò a causa dell’aumento della popolazione e della disponibilità armi sempre più micidiali, incluse quelle atomiche“.Guerra

Cercare la pace

“Non è continuando a mandare armi che si può pensare di arrivare alla pace in Ucraina– sottolinea Nicola Piepoli-. Bisognerebbe seguire l’esempio del primo ministro Camillo Benso di Cavour. Alla metà dell’Ottocento favorì la nascita della Croce Rossa durante la guerra di Crimea. Allo stesso modo oggi occorre cercare la pace in ogni modo. Inviando aiuti umanitari invece di armi”. Sulla guerra in Ucraina, “in questo momento i partiti, tranne alcune posizioni minoritarie e l’estrema destra, hanno posizioni filogovernative“. E, precisa il sondaggista, “nonostante qualche idea marginale, l’opinione diffusa è che il governo sia su questo tema compatto. E stia facendo bene”. Dunque “l’impressione è che l’influenza di queste posizioni marginali sia minima”. Il Paese “è con il governo”. Posizioni contrarie dei partiti “potrebbero creare perplessità, di cui ora è difficile valutare entità e direzione“. E “per alcune posizioni che in un paio di partiti possono apparire esitanti può essere in gioco l’1%. Non molto di più. Perché l’idea è che il governo sia compatto”.guerra

Quadro generale

“Fin dallo scoppio della guerra, tra gli italiani domina lo spavento. Cresce la paura che il conflitto dall’Ucraina si estenda anche ad altri Paesi tra cui il nostro- sottolinea il fondatore dell’omonimo istituto di rilevazioni-. All’indomani dell’invasione russa circa il 50% degli italiani temeva che il conflitto in Ucraina potesse estendersi. In due mesi l’allarme è aumentato. Questo è l’argomento che domina le discussioni degli italiani. Specialmente in famiglia. Oltreché nel luogo di lavoro. La maggioranza è schierata a favore dell’Ucraina. E quindi segue un po’ quello che è l’andamento internazionale. E’ molta alta la partecipazione a favore dell’Ucraina. Anche se è in salita il desiderio di neutralità. C’è, poi, una generale disapprovazione verso la condotta della Russia”.

Versailles (Francia) 29/05/2017 – vertice Francia-Russia/ foto Gwendoline Le Goff /Insidefoto/Image nella foto: Vladimir Putin

Conseguenze economiche

“La guerra la vince chi non la fa. Gli italiani sono spaventati dalle gravi conseguenze economiche della guerra- sottolinea il professor Piepoli-. Per quanto concerne i partiti, poi, vediamo che non ci sono posizioni molto distanti. Chi più si avvicina al concetto di trattativa, di pace ha l’approvazione dell’opinione pubblica. Aumenta la paura, ma senza un riflesso sul voto. Perché domina la paura. Quindi il governo non rischia di cadere. Malgrado il no  di Giuseppe Conte all’aumento al 2% del Pil delle spese militari. “Conte è molto più moderato rispetto alle componenti del suo movimento. Vuole portare i 5Stelle su posizioni moderate. E quindi governative. Certo il pacifismo è un tema fondamentale per il movimento. Della serie: i soldi si investono sulle persone malate. A favore di chi non ha reddito. Non certo per acquistare carri armati“.