Milano: “Supportare la genitorialità per prevenire la violenza domestica”

Assistere o essere vittima di episodi di violenza ha un impatto immediato sullo sviluppo dei bambini. L’intervista di Interris.it a Raffaella Milano, Direttrice Ricerca e Formazione di Save the Children Italia

Nell'immagine: a sinistra foto di Ulrike Mai da Pixabay, a destra Raffaela Milano (Francesco Alesi per Save the Children)

La violenza domestica o di genere colpisce anche i minori, direttamente o indirettamente, pur dove dovrebbero sentirsi più al sicuro. In casa, in famiglia. Nel 2023 in Italia si è registrata una diminuzione del 6% dei femminicidisono state uccise 120 donne – e una riduzione dei maltrattamenti familiari, secondo il Servizio Analisi Criminale della Polizia di Stato. Allargando il campo, le richieste di aiuto e intervento per episodi di violenza sono state oltre 13mila e più di cinquemila i minori testimoni o vittime. “Sono numeri molto preoccupanti, considerando che anche un solo bambino vittima di violenza è dramma”, dichiara a Interris.it Raffaela Milano, Direttrice Ricerca e Formazione di Save the Children Italia, “e al tempo stesso, poiché fanno seguito a un intervento delle forze dell’ordine, testimoniano la capacità di reagire da parte chi subisce”.

I dati

Numeri contenuti nell’indagine effettuata in collaborazione da Save the Children Italia e il Servizio Analisi Criminale, a partire dalle richieste di aiuto e intervento ricevute dalla polizia inserite nell’applicazione Scudo, sviluppata dal Servizio per i Sistemi Informativi Interforze (Ssii) della Direzione Centrale della Polizia Criminale (Dcpc). Le richieste di aiuto ricevute dalle forze dell’ordine sono state complessivamente 13.793 e nell’ambito degli interventi classificati come “presunte violenze domestiche/di genere”, nel 42% dei casi risultavano esserci minori coabitanti. Inoltre in 2.124 casi di violenza le presunte vittime sono minori, la metà delle volte bambini o bambine fino a 10 anni.

Violenza diretta e indiretta

La violenza di genere o domestica/intrafamiliare assume molte forme, fisica, sessuale, psicologica, economica, colpendo la fiducia e l’autostima della vittima, fino a incidere anche sulle sue competenze genitoriali. Ma “dobbiamo sempre tenere presente che in moltissimi casi la violenza poi si perpetra sui minori”, continua Milano in merito sia alla violenza assistita, quando cioè il minore è testimone degli episodi a danno della madre, che a quella che lo vede come vittima. “Questi ultimi finiscono per considerarsi colpevoli di ciò che hanno subìto e questo senso di colpa ha un impatto immediato sul loro sviluppo psicofisico, producendo uno stato di ansia che si protrae nel tempo fino a diventare permanente, e aggressività e rabbia rivolta sia al partner autore delle violenze sia al partner che ne è vittima”, spiega la portavoce. Un vissuto che finisce per condizionarne la vita al di fuori delle mura domestiche. “Tutto questo poi si ripercuote anche sul rendimento scolastico e sui rapporti con i loro coetanei”, aggiunge.

La prevenzione

Far uscire le vittime dalla loro condizione è un percorso che prevede diverse tappe e un accompagnamento approfondito, a maggior quando riguarda una madre con i suoi bambini. Un primo passo in realtà si può – e si deve – fare in ottica preventiva. “Si può prevenire la violenza supportando la genitorialità, aiutando i genitori e i neogenitori a intercettare quei sentimenti e quei momenti che potrebbero scatenare episodi di violenza nei confronti dei figli e sapere quali strategie utilizzare”, spiega Milano, prima di illustrare i progetti di Save the Children per aiutare le madri e i figli vittime di violenza.

I progetti

“Con ‘Ad ali spiegate’, interventi di sostegno che realizziamo spesso in collaborazione con i centri antiviolenza, lavoriamo al fianco della diade mamma-bambino per aiutarli a ricostruire una relazione libera dalla cappa della violenza. Diamo poi un aiuto concreto a quelle madri, che quando escono dai cav, devono riacquisire la propria per autonomia economica e abitativa”, afferma. Poi nel servizio Spazio mamme, pensato per il sostegno ai genitori e il contrasto alla povertà minorile, “sono offerti degli sportelli di ascolto per quelle madri che devono prendere consapevolezza della loro situazione di violenza domestica”. “Rappresenta un primo momento di incontro, per poi indirizzare, in caso di necessità, a un centro antiviolenza per la presa in carico”, aggiunge. Non mancano inoltre gli interventi volti a formare e a educare: “Con i progetti nelle scuole e in altri luoghi frequentati dai giovani e dai giovanissimi sensibilizziamo gli adulti di riferimento per renderli capaci di intercettare i segnali della violenza assistita, che non lascia segni sul corpo”, prosegue.

Vittime due volte

E per quanto riguarda gli orfani di femminicidio? “Loro sono due volte vittime, nel caso perdano entrambe le figure genitoriali, avendo magari il padre, autore delle violenze, in carcere. Insieme a una rete di organizzazioni siamo loro accanto con il progetto Respiro, fornendogli un sostegno di lungo periodo e molto articolato per aiutarli a emanciparsi da questa condizione così dolorosa”, risponde Milano, in conclusione. Finanziato dalla Fondazione Con i Bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà̀ educativa minorile, aiuta i minori nel loro percorso scolastico e formativo-professionale, oltre che ad accedere – loro ed eventualmente le famiglie affidatarie – a strumenti come il Fondo per le vittime di crimini violenti, che copre dai sostegni economici alle borse di studio, dai programmi di ingresso nel mondo del lavoro al supporto medico-psicologico.