De Leonardis (Unicatt): “L’autorevolezza e il carisma di Elisabetta II”

L'intervista di Interris.it al professor Massimo De' Leonardis, docente di storia contemporanea, sul regno di Elisabetta II

La morte di Elisabetta II, all’anagrafe Elizabeth Alexandra Mary, Regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e degli altri Reami del Commonwealth, avvenuta all’età di 96 anni, nell’anniversario dei settant’anni di regno, ha lasciato un grande vuoto.

L’incoronazione

Elisabetta II è stata incoronata regina d’Inghilterra il 2 giugno 1953, all’età di venticinque anni, dopo la rinuncia al trono di suo zio Edoardo VIII e la morte del padre Giorgio VI. La cerimonia di incoronazione, all’epoca, è stata trasmessa in diretta da Londra, presso Westminster Abbey. Al fianco della sovrana, c’erano il marito principe Filippo, duca di Edimburgo, deceduto il 9 aprile 2021, Carlo e la principessa Anna.

I tratti del Regno di Elisabetta II

Ogni settimana, dal 1953 fino al 2022, la regina ha dato udienza ha 15 primi ministri, da Churchill a Liz Truss, consigliandoli e mettendoli in guardia in diversi momenti importanti della storia recente. Alcuni momenti del suo regno sono stati memorabili, si ricorda ad esempio, la visita in Germania, la prima di un sovrano inglese dal 1913, avvenuta tra i mesi di maggio e giugno 1965, in occasione dei vent’anni dalla fine della Seconda Guerra mondiale. Nel 1986 invece è stata la prima sovrana britannica a recarsi in visita ufficiale nella Repubblica Popolare Cinese. Il 6 febbraio 2022 ha festeggiato il Giubileo Palatino, in altre parole i suoi sette lustri di regno, affacciandosi simbolicamente, lo scorso giugno, al balcone di Buckingham Palace con tutta la famiglia per l’ultima volta, in una sorta di addio alla nazione. Interris.it, in merito ai tratti e alla storia del regno di Elisabetta II, ha intervistato il professor Massimo De’ Leonardis, docente ordinario di Storia delle Relazioni e delle Istituzioni Internazionali e Docente di Storia dei Trattati e Politica Internazionale nell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove è Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche. È inoltre Docente di Storia Contemporanea nell’Università degli Studi Europea di Roma e Coordinatore delle discipline storiche al Master in Diplomacy dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano [ISPI], in collaborazione con l’Istituto Diplomatico “Mario Toscano” del Ministero degli Affari Esteri nonché autore di svariate pubblicazioni.

L’intervista

Professore, quali sono gli aspetti che hanno denotato maggiormente il regno della Regina Elisabetta II d’Inghilterra?

“Innanzitutto, un aspetto fondamentale del suo regno è rappresentato dall’assoluta dedizione al dovere, in cui è racchiusa la custodia delle tradizioni che è un tratto essenziale per le monarchie e per le altre istituzioni fondate sulla tradizione, sulla salvaguardia dei valori e la storia. Un altro tratto di Elisabetta II è stato l’assoluto scrupolo nell’interpretazione dei suoi doveri di monarca costituzionale che, certamente, non aveva più poteri formali nel senso forte del termine, ma conservava un’autorevolezza immensa e un carisma che nessun uomo politico potrà mai conquistare”.

In che modo, Elisabetta II, impostava i rapporti con i Regni del Commonwealth?

“La Regina Elisabetta II era legatissima al Commonwealth, di cui era a capo. Quando la Regina è salita al trono, questa istituzione, si chiamava British Commonwealth of Nations ma, in seguito, l’aggettivo è scomparso. La grande maggioranza dei paesi facenti parte del Commonwealth la riconosceva anche come capo di stato; quindi, era la regina anche di tali paesi. Via via, molti di questi, hanno scelto una forma di stato repubblicana, ma hanno conservato Elisabetta II in qualità di capo del Commonwealth of Nations. Un elemento interessante riguardo al tema è che, come capo di questa istituzione, non gli succederà subito il nuovo Re, Carlo III. Lo diventerà in seguito, ma non è un automatismo”.

Il regno della Regina Elisabetta è iniziato pochi anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Il padre, Re Giorgio VI, ha fatto un discorso all’inizio della guerra, lei invece, a 75 anni dalla vittoria nella Seconda guerra mondiale, è un cerchio che si chiude?

“Quando c’è stato il primo lockdown, la Regina Elisabetta II, ha inserito significativamente nel suo discorso la frase “we shall meet again” ossia “ci incontremo di nuovo”. Questa era parte del brano di una canzone composta da una famosa cantante, molto conosciuta tra le forze armate britanniche come segno di speranza, morta proprio durante la Seconda guerra mondiale. La vicenda bellica è stata estremamente importante e formativa per la regina perché, sia la famiglia reale che lo stesso Backingam Palace, sono stati bombardati. Infatti, tra le sue prime foto ufficiali, ce ne sono alcune che la ritraggono durante il Victory Day, mentre era sul balcone del palazzo reale con il padre Giorgio VI e la madre.”

Elisabetta II, nel corso del suo regno, ha attraversato due secoli, quali sono, secondo lei, le sfide principali e più determinanti che ha dovuto affrontare?

“La sfida principale che la regina Elisabetta II ha dovuto affrontare, è stata la trasformazione del suo paese da potenza mondiale che, all’inizio degli anni ’50, contava ancora su un impero abbastanza consistente, non in una potenza regionale europea, il cui concetto è stato rifiutato con il referendum sulla Brexit, ma invece nell’affermazione del desiderio inglese di essere, più che una potenza globale, un fattore di influenza globale. Questo è il cambiamento che ha dovuto presiedere la regina”.

Quale sarà il futuro della Casa Reale inglese?

“C’è una sorta di timore reverenziale sul fatto che, finché ci fosse stata la Regina, certe idee, non avrebbero preso piede. I repubblicani ci sono anche in Gran Bretagna, sono una minoranza esigua, però esistono. Probabilmente invece, nei paesi come l’Australia dove, a volte, ritorna all’ordine del giorno la scelta tra monarchia e repubblica, quest’ultimi saranno disposti ad essere maggiormente in primo piano. Personalmente, sono piuttosto convinto che, la monarchia, è certamente legata a una figura personale, ma rappresenta soprattutto un’istituzione nonché un complesso di tradizioni e valori. Credo sia impossibile pensare al Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord al di fuori dell’istituzione monarchica. Personalmente penso che, Carlo III, sarà un buon sovrano e conquisterà la fiducia dei sudditi”.