

Per la giustizia sociale
Cospe opera in 24 paesi. A fianco della società civile. E delle comunità locali impegnate per la giustizia sociale e la pace. La onlus sostiene in particolare gruppi emarginati e discriminati. Nelle loro richieste di inclusione sociale. Diritti umani. E democrazia. Per l’Amazzonia Cospe ha redatto un decalogo a salvaguardia dell’ambiente. Su alimentazione e deforestazione. L’obiettivo è sensibilizzare ed educare ad un’alimentazione più consapevole. E attenta alla salute di tutta la popolazione mondiale e del pianeta. Ecco gli obiettivi del manifesto “Io Mangio il giusto”. Curato appunto dall’organizzazione di cooperazione internazionale. E dedicato all’impatto dell’alimentazione sull’ambiente. E in particolare, sulla devastazione in corso in Amazzonia. 
Punto di non ritorno
“Cambiare i nostri stili di vita a tavola non è più solo possibile, è necessario- evidenzia Eleonora Migno-. Anche perché il 90% delle terre deforestate nelle aree tropicali diventano pascoli e piantagioni di soia. Per garantire carne ai consumatori cinesi, europei, nordamericani. E assicurare super-profitti a tutti gli attori di questa economia predatoria” In Amazzonia, nella prima metà del 2022, sono stati perduti in questo modo 3.988 chilometri quadrati di foresta. La foresta pluviale più grande del mondo sta andando così verso il punto di non ritorno. Un disastro ecologico che ne farà una savana,
Avverte Migno: “Non c’è più tempo. Tutti siamo chiamati a fare qualcosa. E a dare il nostro contributo. Anche con le scelte alimentari che compiamo”. La raccolta fondi AMAzzonia, dunque, accende i riflettori. Sulle minacce alle quali è esposta la foresta pluviale. Richiamando a sostenere le azioni delle comunità che la abitano e la custodiscono. L’associazione di cooperazione internazionale Cospe è, infatti, da anni attiva nel bacino amazzonico. Attraverso progetti di tutela ecologica. Gestione sostenibile del territorio. Difesa dei diritti. Promozione del ruolo della donna e delle minoranze. Dal Brasile alla Colombia. Passando per Ecuador e Bolivia. Aggiuge Adriano Karipuna: “Stiamo proteggendo 153 mila ettari di foresta amazzonica. Ciò serve e servirà all’intera popolazione del Brasile e del mondo. Recentemente la foresta ha subito un altro attacco da parte di invasori. Taglialegna illegali. Garimpeiros. Incendi a raffica. La distruzione della nostra foresta prosegue senza sosta. Molte specie di animali stanno scomparendo. Pesci e uccelli estinti a causa di questa distruzione. Popolazioni indigene isolate rischiano di essere sterminate.

Biodiversità in pericolo
Claudio Vanni è il responsabile relazioni esterne Unicoop Firenze. Spiega: “Siamo impegnati in questa battaglia. Per difendere l’Amazzonia e i popoli indigeni. Vogliamo coinvolgere in maniera concreta i nostri soci e clienti su un tema. Quello dell’ambiente. Ciò riguarda il futuro di ciascuno di noi. Come dimostrano gli effetti del cambiamento climatico. Anche nel nostro Paese”. Sara Biagi è la vicepresidente della fondazione “Il Cuore si scioglie”. ha concluso: “Intendiamo contribuire alla sopravvivenza del popolo Karipuna. Lo faremo attraverso un progetto sociale su quel territorio. Affermando con forza il loro diritto come comunità. Affinché possano vive in pace. E in armonia con la natura». Adriano Karipuna è proprio la figura simbolo della resistenza dei popoli indigeni dell’Amazzonia.