Tre anni fa Carlo Acutis beato: in suo nome una comunità per minori

In occasione del terzo anniversario della beatificazione del giovane Carlo Acutis, la Fondazione Santuario della Spogliazione di Assisi – città dove è sepolto il giovane morto a 15 anni – ha promosso numerose iniziative

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Tre anni fa veniva proclamato beato il giovane Carlo Acutis, nel giorno della morte nel 2001 a 15 anni. Testimone “digitale” dal cuore aperto agli ultimi, è amatissimo dai ragazzi ai quali chiede di “essere originali, non fotocopie” nella vita. Oggi si svolgono numerose iniziative. Riportiamo l’approfondimento di Avvenire.

Carlo Acutis: tre anni dalla beatificazione del giovane morto a 15 anni

In occasione del terzo anniversario della beatificazione del giovane Carlo Acutis, testimone “digitale” dal cuore aperto agli ultimi e voce profetica per i suoi coetanei, in questi giorni la Fondazione Santuario della Spogliazione di Assisi – luogo in cui è sepolto Carlo Acutis – ha promosso numerose iniziative, che culmineranno con la Messa presieduta questa sera alle 18 dal vescovo delle diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino. La memoria di Acutis, che la liturgia celebra proprio oggi, il 12 ottobre, giorno della morte nel 2001 a 15 anni, resta viva tra moltissimi fedeli e la sua eredità è al centro di non poche iniziative, oltre che di libri e di pubblicazioni diffuse in tutto il mondo.

Oggi alle 17 a Cefalù, ad esempio, verrà inaugurata la Comunità alloggio «Carlo Acutis», la nuova struttura della Fondazione Regina Elena. La struttura dedicata al beato ospiterà minori da 6 a 12 anni privi temporaneamente di condizioni e ambienti familiari tutelanti o con disturbi del comportamento accompagnandoli verso il futuro con fiducia e positività, mediante progetti educativi dedicati si propone come un ambiente familiare in cui i minori ospiti si sentano protetti, accolti, compresi e stimolati, costruendo giorno per giorno un rapporto solidale e di fiducia significativo e improntato su relazioni affettive, educative, cognitive e di promozione sociale importanti.

Mentre è di recente arrivato sugli scaffali delle librerie il volume di padre Giorgio Maria Carbone, frate domenicano e teologo di vaglia, che ha realizzato un libro intervista con i genitori di Carlo, Andrea Acutis e Antonia Salzano, dal titolo «Trasmettere la fede. Alla scuola di nostro figlio Carlo Acutis» (Eds, pagine 192, euro 14). Un testo uscito in prossimità della memoria liturgica odierna e che si va ad aggiungere a una bibliografia ormai copiosa su Carlo Acutis, cercando di illuminare sempre meglio i dettagli di una vita tanto breve quanto luminosa. «C’è qualche aspetto del carattere e della personalità di Carlo che lo disponeva con facilità a educare alla fede?», è una delle domande. «Sicuramente il fatto che fosse sempre propositivo nel bene – risponde Antonia Salzano, con parole che invitano a riflettere su quale fortezza la grazia è capace di infondere nel cuore di un adolescente – si manteneva sempre originale a quel progetto unico ed irripetibile che Dio sin dall’eternità ha pensato per ognuno di noi.

Lui stesso coniò la frase: “Tutti nascono originali, ma molti muoiono come fotocopie”. Ma queste possono essere osservazioni molto benevole dei genitori. I fatti parlano molto chiaro. Penso al modo con cui reagì quando, dopo i primi esami, ascoltò la diagnosi del primario della Clinica De Marchi: “Carlo è stato colpito, senza possibilità di dubbio, da una leucemia di tipo M3 o leucemia promielocita”. Senza troppi giri di parole ci spiegò che è una malattia silente, senza segni precursori, che provoca una velocissima proliferazione delle cellule tumorali. Quando il primario ci lasciò soli, Carlo rimase sereno, fece un gran sorriso e ci disse: “Il Signore mi ha dato una sveglia!”. Anche in questo frangente così drammatico Carlo manifestava il suo atteggiamento di fondo: la capacità di guardare in positivo e con serenità sempre e comunque. Il suo sorriso illuminò la nostra ora più buia. Non ebbe parole che rivelassero preoccupazione, ansia o angoscia. Si consegnò fiducioso nelle braccia di Colui che ha vinto la morte – concludono i genitori di Acutis –, si affidò a Dio e per questo sorrise in modo composto».

Fonte: Avvenire