Siria, il Papa accende un cero di speranza

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Stare svegli e pregare: ecco come vivere questo tempo da oggi fino a Natale”. E' il messaggio di Papa Francesco lanciato durante l'Angelus domenicale in Piazza San Pietro, in quella che è la prima domenica di Avvento, “il tempo liturgico che ci prepara al Natale, invitandoci ad alzare lo sguardo e ad aprire il cuore per accogliere Gesù”. Un periodo in cui, ha spiegato il Pontefice, non si vive solo l'attesa ma “veniamo invitati anche a risvegliare” quella “dell’attesa del ritorno glorioso di Cristo, preparandoci all’incontro finale con Lui con scelte coerenti e coraggiose”. Un tempo di incontro, dunque, il quale ci ricorda che, nel periodo di avvicinamento al Natale, “siamo chiamati a uscire da un modo di vivere rassegnato e abitudinario, e ad uscire alimentando speranze, alimentando sogni per un futuro nuovo”. Come ricorda Gesù nel Vangelo odierno, “state attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso… Vegliate in ogni momento pregando”.

“Star svegli e pregare”

Stare svegli e pregare. Questo è il modo di vivere l'Avvento e l'antidoto a quel “sonno interiore” che “nasce dal girare sempre attorno a noi stessi e dal restare bloccati nel chiuso della propria vita coi suoi problemi, le sue gioie e i suoi dolori, ma sempre girare intorno a noi stessi”. Un atteggiamento che “stanca, annoia, chiude alla speranza. Si trova qui la radice del torpore e della pigrizia di cui parla il Vangelo”. Viceversa, “l’Avvento ci invita a un impegno di vigilanza guardando fuori da noi stessi, allargando la mente e il cuore per aprirci alle necessità della gente, dei fratelli, al desiderio di un mondo nuovo. È il desiderio di tanti popoli martoriati dalla fame, dall’ingiustizia, dalla guerra; è il desiderio dei poveri, dei deboli, degli abbandonati. Questo tempo è opportuno per aprire il nostro cuore, per farci domande concrete su come e per chi spendiamo la nostra vita”.

Tempo di vigilanza

Ma c'è un ulteriore atteggiamento da tenere per vivere al meglio il tempo d'attesa del Signore, quello della preghiera: “Si tratta di alzarsi e pregare, rivolgendo i nostri pensieri e il nostro cuore a Gesù che sta per venire. Ci si alza quando si attende qualcosa o qualcuno. Noi attendiamo Gesù, lo vogliamo attendere nella preghiera, che è strettamente legata alla vigilanza”. E il Pontefice lancia un monito alla tendenza a considerare il Natale in un'atmosfera di consumismo: “Se noi pensiamo al Natale in  questo clima di vedere cosa posso comprare per fare questo e quest’altro, di festa mondana, Gesù passerà e non lo troveremo. Noi attendiamo Gesù e lo vogliamo attendere nella preghiera, che è strettamente legata alla vigilanza”. Il rischio è quello di cadere, anche noi cristiani, nel mondano “e perdere la nostra identità, anzi, di 'paganizzare' lo stile cristiano. Perciò abbiamo bisogno della Parola di Dio che attraverso il profeta ci annuncia: 'Ecco, verranno giorni nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto. Farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra'”.

Preghiera per la Siria

Al termine dell'Angelus, il Santo Padre ricorda che, nella domenica d'Avvento, ci sono bambini che attendono il Natale in un clima di sofferenza: “In questo momento vorrei fare mia la speranza di pace dei bambini della Siria, dell’amata Siria, martoriata da una guerra che dura ormai da otto anni. Per questo, aderendo all’iniziativa di 'Aiuto alla Chiesa che Soffre', accenderò ora un cero, insieme a tanti bambini che faranno lo stesso, bambini siriani e tanti fedeli nel mondo che oggi accendono le loro candele”. Dopo aver acceso il cero, Papa Francesco auspica che “questa fiamma di speranza e tante fiammelle di speranza disperdano le tenebre della guerra”, invitando a pregare e ad aiutare “i cristiani a rimanere in Siria e in Medio Oriente come testimoni di misericordia, di perdono e di riconciliazione”.