Il nuovo presidente internazionale degli Esorcisti racconta la sua vocazione

Mons. Karel Orlita narra la sua esperienza di aiuto alle persone nel cammino di fede

Foto di Quidec Pacheco da Pixabay

Il numero dei sacerdoti esorcisti cresce in Italia e nel mondo. AgenSir ha intervistato mons. Karel Orlita, esorcista e canonista della Repubblica Ceca, consacrato nell’Istituto Secolare Servi della Sofferenza e censore esterno teologo del Dicastero delle Cause dei Santi.

I sacerdoti esorcisti

Cresce il numero dei sacerdoti esorcisti in Italia e nel mondo. O meglio, aumentano i soci dell’Associazione internazionale esorcisti (Aie), unico ente riconosciuto ufficialmente dalla Santa Sede: in appena un decennio, il numero è quasi quadruplicato passando dai 250 nel 2012 ai 905 di oggi. L’Europa è il continente maggiormente rappresentato (70%), con l’Italia al primo posto (483 soci, di cui 139 ausiliari); segue il Nordamerica (13%), con Stati Uniti (62) e Messico (48); il Sudamerica (11%), guidato dal Brasile (46), e l’Asia (6%, di cui 3 in Cina e 2 a Taiwan); ancora sottodimensionata l’Africa con 13 soci. Tra i tanti progetti portati avanti nell’ottica della formazione, spicca la realizzazione di un corso di base sul ministero dell’esorcismo in Italia, Spagna, Ungheria, Ucraina, Corea del Sud, Tailandia, Brasile, Messico, Argentina. “Gli esorcisti sono i testimoni, la voce e gli ambasciatori di Cristo e della Chiesa presso quanti soffrono a causa del maligno, avendo il compito e il dovere di annunciare ai fratelli e alle sorelle tribolati dal demonio mediante la sua azione straordinaria, che essi sono particolarmente cari al Cuore di Gesù, della Madre sua e dell’intera Chiesa”, ha spiegato padre Francesco Bamonte, dal 2012 alla guida dell’Aie e ora vice presidente, intervenendo al XIV Convegno internazionale dell’Aie durante il quale è stato eletto il suo successore: mons. Karel Orlita, esorcista e canonista della Repubblica Ceca, consacrato nell’Istituto Secolare Servi della Sofferenza e censore esterno teologo del Dicastero delle Cause dei Santi.

L’intervista

Lei è nato e cresciuto in una famiglia cristiana, durante gli anni del regime comunista. Ha fatto il fabbro, quando era impossibile entrare in seminario. È stato spiato dalla polizia segreta per la sua fede in Cristo. Un tempo decisivo per la sua vocazione ministeriale?

I cristiani erano cittadini responsabili e bravi lavoratori. Contribuivano al benessere della Repubblica Ceca e alla sua tenuta morale. Ma il comunismo non poteva tollerarlo. I nostri vicini di casa erano al soldo del regime, ci spiavano e riportavano tutto quello che vedevano. Ma, soprattutto, inventavano i fatti: lo abbiamo scoperto quando, negli anni Novanta, potemmo finalmente accedere agli archivi. In quel periodo ho sentito la chiamata del Signore. Mentre i funzionari del partito odiavano la Chiesa in Repubblica Ceca, Dio amava gli uomini: soltanto nella mia famiglia sono sorte cinque vocazioni alla vita consacrata.

Da una piccola città della Repubblica Ceca a Roma, dove è stato chiamato alla guida dell’Associazione che rappresenta gli esorcisti in tutto il mondo.

Dal 2012 ad oggi, sotto la presidenza di padre Francesco Bamonte, l’Aie ha precisato meglio i suoi obiettivi ed ha perfezionato gli strumenti per poterli conseguire. Questa è stata senza dubbio la ragione principale della sua crescita numerica e dell’aumento di considerazione all’interno della Chiesa. Il mio impegno sarà perciò proseguire sulla stessa strada, assicurando una continuità di contenuti e di metodo, con il proposito di migliorare ciò che è migliorabile, non però in modo arbitrario, ma in uno stile di vera sinodalità

Come è diventato esorcista?

La mia formazione è stata nell’ambito del diritto canonico, pertanto aiutavo il vescovo su questi temi. Un giorno, mentre mi trovavo in curia, il vescovo ha aperto la porta del suo ufficio e ne è uscito profondamente agitato. Aveva avuto un incontro con una persona posseduta e ne era rimasto turbato, insieme al segretario che era con lui. È stato proprio in quell’occasione che mi ha chiesto di diventare esorcista e mi ha conferito il mandato. Ormai sono trascorsi quasi quindici anni.

La considerazione dell’Aie è cresciuta all’interno della Chiesa ed è oggi presente con i suoi soci in 58 Paesi del mondo. Eppure, si fatica ancora, in alcune diocesi, a trovare un esorcista a cui potersi rivolgere…

Le ragioni di questa fatica variano da diocesi a diocesi e non è possibile riassumerle tutte. Mi limito a rilevare che non pochi vescovi, più che mai desiderosi di poter contare su uno o più esorcisti impegnati nella pastorale della liberazione dall’azione straordinaria del maligno, lamentano di non avere nel loro clero sacerdoti adatti a svolgere il ministero di esorcista. Non basta, dicono, avere una buona preparazione teologica ed essere bravi preti per fare l’esorcista: occorre qualcosa d’altro! E su questo concordo pienamente.

Quali persone si rivolgono agli esorcisti?

Ci sono donne e uomini di fede che subiscono un’azione che Dio permette, a volte straordinariamente, da parte del maligno. Ma ci sono anche persone che si rivolgono a noi come se fossimo i maghi buoni, i maghi cattolici. Non hanno un’idea chiara dell’esorcista, che è un sacerdote che svolge il ministero di Cristo con la licenza del vescovo. L’esorcista aiuta innanzitutto la persona nel cammino di fede, a migliorare la qualità della sua vita cristiana. E lo aiuta con l’esorcismo nella lotta personale, contro il disturbo straordinario del maligno. Alcuni sono convinti che l’esorcista li aiuterà a liberarsi da quel disturbo, senza un percorso di fede. Ma non funziona così. Non c’è un rimedio in pillole.

C’è un appello che si sente di fare?

Richiamandomi al discorso che san Paolo VI fece ai Congressi Mariologico e Mariano il 16 maggio 1975, vorrei invitare ciascuno a percorrere e a far percorrere, specialmente ai giovani e ai più piccoli, quella via che è accessibile a tutti, anche alle anime semplici: la via della bellezza. E per questo abbiamo bisogno di guardare a Maria, di fissare la sua bellezza incontaminata, e insieme di guardare ai nostri fratelli e sorelle i quali, perché santi, riflettono l’infinita bellezza del Verbo fatto Uomo, di Colui che è il più bello tra i figli degli uomini, Gesù. Purtroppo, se i nostri occhi sono troppo spesso offesi dalle ingannatrici immagini di bellezza di questo mondo, vengono addirittura accecati.

Fonte: AgenSir