Diventa luogo della memoria la “casetta” natale di San Pio X

"Siamo molto felici di accogliere la 'culla' di papa Sarto nella nostra rete di case museo", afferma Adriano Rigoli, presidente dell'Associazione Nazionale Case della Memoria

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Entra a far parte dell’associazione nazionale Case della Memoria la “casetta” di Riese (Treviso) dove nacque e abitò Giuseppe Sarto, poi Papa Pio X dal 1903 al 1914. Beatificato nel 1951 e canonizzato nel 1954, fu l’unico papa ad aver svolto servizio pastorale come parroco. E ad aver percorso tutto il “cursus honorum” sacerdotale. La “casetta” esprime chiaramente una vita basata sull’essenziale. Quale fu quella di Giuseppe Sarto anche quando divenne pontefice. Si tratta della seconda Casa della Memoria per il Veneto che conta già all’interno dell’Associazione Nazionale Case della Memoria la Casa di Cultura Goffredo Parise a Ponte di Piave (Treviso).

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La “casetta” di San Pio X

“Siamo molto felici di accogliere una nuova casa veneta nella nostra rete di case museo– commenta Adriano Rigoli, presidente dell’Associazione nazionale Case della Memoria-. E rafforzare il legame con questa Regione nel nome di un Papa Santo, votato ai valori della semplicità e dell’umiltà“. L’abitazione si trova a Riese Pio X, un piccolo comune ai piedi delle Prealpi che dal 1952 ha aggiunto il suffisso in onore di Papa Pio X che nacque qui nel 1835. “Credo che la conoscenza della casa natale di Giuseppe Sarto (da tutti conosciuto come Papa Pio X) debba essere valorizzata – aggiunge Marco Capaccioli, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria -. E insieme a lei tutti gli altri luoghi di Riese Pio X legati alla memoria del Papa Santo”.Pio X

Condivisione dei progetti

“L’adesione della Casa Natale di Papa Pio X alla rete delle Case della Memoria- commenta Matteo Guidolin, sindaco di Riese Pio X e presidente della Fondazione Giuseppe Sarto- rappresenta un ulteriore momento di crescita nella gestione di questo luogo storico. Dal momento che il confronto e il dialogo con realtà simili danno la possibilità di ragionare su progettualità condivise. E aiutano da una parte a mantenere e conservare le strutture. Dall’altra a renderle ancora più appetibili in ambito turistico e culturale”.