Tigray, ecco perché non c’è pace senza disarmo

Disimpegno delle forze tigrine: tacciono le armi per un "ritorno pacifico alla quotidianità"

Tigray
Militari nella regione del Tigray (immagine AFP or licensors)

A un mese dalla fine delle ostilità nella regione del Tigray “si stanno registrando passi fondamentali verso la pace”. A riferirlo è l’agenzia missionaria vaticana Fides. Il generale Tadesse Werede è il comandante in capo delle forze di difesa del Tigray. E il 65% delle sue forze si è disimpegnato da molte delle aree di conflitto. Il generale fa riferimento all’ incontro sul disarmo del 1° dicembre a Shire, nella zona nord-occidentale del Tigray. E lo descrive come un “progresso nel processo di pace“. A rafforzarne l’importanza è il fatto che funzionari militari di entrambe le parti si siano incontrati in Etiopia.

Pace
La regione del Tigray, in Etiopia

Verso la pace

E’ una svolta diplomatica quella che ha portato alla firma dell’accordo di pace in Sudafrica. Con il disarmo del Fronte Popolare di Liberazione del Tigray (TPLF) firmato  in Kenya. Ne derivano risultati significativi in molte zone del conflitto. Neblet, Maikinetal, Cherecher. Beri Teklay, Hugumburda. Zalambessa e Abergele. Qui le forze tigrine (TDF) si sono ritirate. Per far entrare le truppe dell’esercito federale (ENDF). Si attendono ora gli osservatori. Oltre agli altri meccanismi di monitoraggio menzionati nell’accordo. Alcune truppe sono rimaste in prima linea. E saranno disimpegnate solo quando ci saranno le condizioni di sicurezza per la popolazione civile.pace

Allarme Oms

Tuttavia, avverte l’Oms che supporta la sanità d’emergenza, rimangono delle incertezze nelle aree dove sono presenti truppe eritree e amhara. Adesso si aspetta che le truppe dell’esercito federale si adoperino per far ritirare quelle eritree e amhara. Per il momento nessuna delle due ha lasciato la zona di guerra. Le autorità del governo federale stanno già provvedendo gradualmente alla fornitura di aiuti umanitari. Assistenza medica. E rimpatrio degli sfollati. Un altro passo importante è stato lo stanziamento da parte dell’Unione Europea di 33 milioni di dollari. Per riparare circa 8.500 scuole danneggiate durante la guerra. L’ambasciatore dell’Ue in Etiopia, Roland Kobia, ha affermato che il denaro aiuterà 2 milioni di bambini a tornare a scuola. Rilanciando un programma di alimentazione scolastica. Allarme di Mike Ryan, dell’OMS, in merito al fatto che gli operatori umanitari non hanno potuto raggiungere le aree nell’ovest del Tigray controllate dalle milizie. Insieme ad altre aree presidiate dalle forze eritree.