Omelia a Santa Marta: “Gli angeli, nostri compagni di viaggio”

“Se uno di noi credesse di poter camminare da solo, sbaglierebbe tanto”, cadendo in quell’errore “tanto brutto che è la superbia: credere di essere grande”. E’ quanto affermato oggi da Papa Francesco nell’omelia a Santa Marta nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria dei santi Angeli Custodi. Il Santo Padre ha osservato che le letture del giorno presentano due immagini, quella del bambino e dell’angelo. “I discepoli litigavano – ha detto – su chi fosse il più grande tra loro: c’era una disputa interna… eh, il carrierismo, eh? Questi che sono i primi vescovi, avevano questa tentazione del carrierismo. ‘Eh, io voglio diventare più grande di te…”.

Nel Vangelo Gesù insegna invece agli apostoli ad avere “la docilità, il bisogno di consiglio e di aiuto” dei bambini. Coloro che hanno l’atteggiamento di un fanciullo sono “più vicini alla contemplazione del Padre”. Il vescovo di Roma ha poi evidenziato che “tutti noi, secondo la tradizione della Chiesa, abbiamo un angelo con noi, che ci custodisce, ci fa sentire le cose”, un compagno di viaggio che ci dà consigli. Per questo bisogna “dare ascolto alla sua voce, non ribellarci” perché la “ribellione, la voglia di essere indipendente, è una cosa che tutti noi abbiamo; è la superbia, quella che ha avuto il nostro padre Adamo nel Paradiso terrestre”.

“Questa – ha aggiunto – non è una dottrina sugli angeli un po’ fantasiosa: no, è realtà. Quello che Gesù, che Dio ha detto: ‘Io mando un angelo davanti a te per custodirti, per accompagnarti nel cammino, perché non sbagli’”. Il successore di Pietro ha concluso l’omelia invitando i fedeli a porsi queste domande: “Com’è il rapporto con il mio angelo custode? Lo ascolto? Gli dico buongiorno, al mattino? Gli dico: ‘Custodiscimi durante il sonno?’. Parlo con lui? Gli chiedo consiglio?”.