Nigeria, ucciso un sacerdote cattolico e alcuni fedeli

L'attentato nella diocesi di Katsina-Ala, dove non si fermano le violenze collegate al sedicente Stato islamico

Cristiani ancora sotto attacco in Nigeria. Un sacerdote cattolico e altri sei fedeli sono stati uccisi ieri nel corso di un attacco armato nella diocesi di Katsina-Ala, nello stato di Beni. Lo riporta l’Osservatore Romano.

Il sacerdote, ordinato nel 2015, si chiamava Ferdinand Fanen Ngugban e prestava servizio presso la chiesa di St. Paul dal 2018. Si occupava in particolare dell’assistenza agli sfollati interni. In base alle ricostruzioni, uomini armati hanno attaccato il villaggio di Aye Twar e la chiesa di St. Paul dando alle fiamme diversi edifici.

Appare sempre più difficile arginare le violenze perpetrate dai gruppi armati nella Repubblica Democratica del Congo. Sarebbero almeno le 23 persone massacrate da sospetti miliziani delle Forze democratiche alleate (Adf) nel corso di nuovo attacco sferrato nel Nord Kivu.

I miliziani hanno attaccato, martedì notte, il villaggio di Beu Manyama-Moliso, che si trova nell’area di Beni. Lo ha riferito il governatore provinciale, specificando che l’esercito ha ucciso due aggressori.

Come riporta ancora l’Osservatore Romano, la Rdc, in particolare la parte orientale, è regolarmente oggetto di violenza da parte di oltre 100 gruppi armati attualmente attivi del Paese. In queste zone si contano dozzine di morti tra i civili. Nello specifico, l’Adf, gruppo di origine ugandese, si è reso responsabile di molti massacri nell’est ed è collegato al sedicente Stato islamico, secondo quanto affermato dagli Stati Uniti all’inizio dello scorso mese.

Stando alle stime dell’ong Kivu security tracker (Kst), Adf ha ucciso dal 2017 oltre 1.200 civili nella sola area di Beni. Lo scorso 19 marzo, l’Onu ha fatto sapere che i loro blitz hanno provocato dall’inizio di quest’anno 200 morti, costringendo circa 40 mila persone ad abbandonare le proprie case.

La situazione sempre più instabile ha spinto l’esercito congolese a chiedere la cooperazione dei Paesi confinanti per «neutralizzare» i gruppi armati che agiscono nell’est. Molti di questi sono lasciti delle due guerre regionali negli anni Novanta, secondo l’organo di monitoraggio Kst.

“Sono state avviati — si legge in una nota delle forze armate — contatti con tutti gli eserciti delle nazioni confinanti per elaborare appropriate strategie al fine di risolvere in modo permanente la spinosa questione dell’insicurezza” nella regione dei Grandi Laghi.