Mons. Santoro: “Lavoro, va superato lo schema del favore”

Santoro

Conto alla rovescia per la Settimana Sociale dei cattolici in programma a Cagliari da giovedì a sabato. Un appuntamento presentato dall'arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro, presidente della Commissione della Cei per i problemi sociali ed il lavoro. Le riunioni saranno aperte da un videomessaggio di Papa Francesco mentre sabato pomeriggio è previsto l'intervento del premier Paolo Gentiloni. Insieme alla prolusione del presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, sono i momenti centrali per indicare ulteriori prospettive d'impegno alla Chiesa italiana nel campo del lavoro. Il tema è infatti “Il lavoro che vogliamo, libero, creativo, partecipativo e solidale”. Un settore nel quale la Chiesa, in particolare durante questi anni di crisi, si è impegnata tantissimo non solo a livello di denuncia, per rivendicare il diritto di tutti a un'occupazione dignitosa, ma anche in maniera concreta, grazie al Progetto Policoro. Tuttavia, come ha sottolineato mons. Santoro, “dobbiamo individuare dei percorsi per andare oltre lo schema del favore. La via non può essere quella di andare dal vescovo perché risolva il problema del lavoro”. Per questo “l’obiettivo è di non fermarci a Cagliari, ma di avviare percorsi che continuano” perché il lavoro, come ha ribadito l'arcivescovo, è una priorità che “non nasce da analisi sociologiche o discussioni solo teoriche, ma dai volti che noi tutti incrociamo”.

L'occupazione non decolla

Nei documenti preparatori i problemi da affrontare sono elencati lucidamente: la piaga della disoccupazione giovanile e del caporalato, il lavoro, poco e mal pagato, delle donne, le occupazioni pericolose e malsane, un sistema educativo che non prepara adeguatamente alla professione. Ma se i “mali” sono quelli che tutti conosciamo, la preoccupazione dei vescovi riguarda i dati emersi dal lavoro preparatorio della Settimana Sociale. Questi sono i numeri: il tasso d'occupazione è più basso di 10 punti rispetto alla media europea; tra il 2002 e il 2016 tra i giovani con meno di 29 anni questo indicatore è precipitato dal 42% al 29%; oltre 2 milioni di giovani non lavorano e non studiano; mentre in Europa la disoccupazione complessiva è poco sotto il 6%, in Italia è ancora al 12% pur se in leggera discesa negli ultimi mesi. E' una questione che “ci interpella in modo particolare – si legge nell'Instrumentum laboris – L'isolamento sociale, il senso di fallimento, il rischio di depressione sono costi umani che non possono essere dimenticati. E ciò è tanto più vero nelle regioni del Mezzogiorno dove l'aspirazione ad avere un lavoro dignitoso è troppo spesso destinata a non trasformarsi in realtà”. Un allarme arriva anche dalle statistiche che riguardano il caporalato: più di 400.000 lavoratori (italiani e sempre più spesso immigrati) di cui oltre 100.000 sono in condizioni di grave sfruttamento e vulnerabilità alloggiativa; più di 80 distretti agricoli a rischio, distribuiti su tutto il territorio nazionale, ma concentrati in modo particolare nel Sud; il salario medio giornaliero percepito in nero per circa 10-12 ore di lavoro si aggira tra i 25 e i 30 euro; sono almeno 10 i lavoratori morti nelle campagne a causa del caporalato nell'estate 2015; la stima del gettito contributivo perso ammonta a 600 milioni di euro all'anno. Tra gli “ostacoli” individuti dall'Instrumentum laboris ci sono anche il carico fiscale e i tempi-lumaca della giustizia civile.

Le buone pratiche

Ma il documento propone anche le “buone pratiche” (la Cei ne ha censite circa 400) per “imparare da coloro che sono riusciti a vincere la sfida di creare valore economico e buon lavoro”. Dal settore agricolo a quello manifatturiero, socio-assistenziale o artistico-culturale. Qualità e innovazione per vincere la sfida della competizione globale, capacità di inclusione di giovani donne immigrate e persone svantaggiate, di “capire in profondità desideri e istanze della persona umana”, costruzione di “legami tra istituzioni formative e mondo del lavoro in modo sempre più intelligente e creativo”, esperienze di “rigenerazione urbana” e di conciliazione lavoro-famiglia. Segnali, osservano gli estensori dell'Instrumentum, che “la speranza non è morta”.

Interventi istituzionali

A Cagliari sono previsti tra gli altri, gli interventi anche del presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, del ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, insieme ad altri esponenti del mondo politico, sindacale, associativo ed ecclesiale.

Referendum: no a spezzettamenti

A margine della presentazione mons. Santoro ha commentato anche il referendum sulle autonomie in Veneto e Lombardia, che i vescovi non “scomunicano” pur ricordando che “possono essere utili sui temi per le quali sono necessarie, ma vanno sviluppate senza rinunciare a una logica unitaria. Come vescovo del Mezzogiorno – ha spiegato – mi stanno a cuore anche i problemi del Nord e credo che in una logica di sviluppo unitario certe autonomie possono aiutare. E' chiaro che va privilegiata comunque la ricerca di una inclusività e del dialogo, fondamentale è infatti l'apertura al Mediterraneo come lo è l'integrazione europea. Al contrario non bisogna andare verso uno spezzettamento delle regioni, che ci priverebbe degli interlocutori per questo dialogo indispensabile”.