Loppiano, l'utopia divenuta realtà

Tutto pronto a Nomadelfia, in provincia di Grosseto, e a Loppiano, in provincia di Firenze, per la visita odierna di Papa Francesco. Una visita attesa in due realtà accomunate dalla ricerca di vivere il Vangelo in modo radicale nel mondo contemporaneo. Nel piccolo centro nella Maremma realizzato da don Zeno Saltini, dove non si usa denaro e si vive sul modello della prima comunità cristiana, il S. Padre arriverà intorno alle 8. Dopo a visita alla tomba del sacerdote fondatore, farà colazione nella casa centrale con Alessandro e Valentina e i loro 10 figli, pregherà nella cappellina, quindi è previsto un momento di festa durante la quale i bambini (20 dei circa 100 minori che vivono lì sono in affido) doneranno al Papa i loro disegni. Prima del discorso del S. Padre è previsto un breve recital che vedrà protagonisti oltre 100 abitanti di Nomadelfia. Alle 9.30 il Papa si recherà in elicottero alla volta di Loppiano, una delle cittadelle del Movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich, dove oltre agli 850 residenti è prevista la presenza di circa 6000 persone. Dopo mezz'ora di volo il Papa si recherà subito nel santuario di Maria Theotókos. Dopo la preghiera, l'omaggio floreale alla Vergine e i saluti sul sagrato del santuario, ci sarà un dialogo con alcuni cittadini di Loppiano, intervallato da brani musicali di artisti provenienti da diversi Paesi e di diverse fedi religiose. Una trentina di abitanti potranno salutare personalmente il Pontefice prima del commiato. L'elicottero che riporterà il Papa a Roma decollerà intorno alle 12.

Un viaggio breve ma molto intenso in due comunità che da anni sono esempi concreti di quella “Chiesa in uscita” che tanto piace a Francesco. Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari dopo la morte della fondatrice, ha accettato di rispondere ad alcune domande di In Terris.

Cosa rappresenta per il Movimento la visita del S. Padre?

“Direi sorpresa, conforto e sfida. Una sorpresa perché nessuno di noi se l’aspettava. Quando due anni fa l’Istituto Universitario Sophia di Loppiano ha conferito al Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I il dottorato honoris causa in 'cultura dell'unità', il Patriarca ha detto in un modo scherzoso che anche Papa Francesco sarebbe dovuto venire una volta a Loppiano per conoscere questa cittadella. Allora sembrava un sogno, la cui realizzazione nessuno osava sperare. La visita di un Papa in una delle nostre cittadelle poi certamente è di grande conforto. 'Conferma i tuoi fratelli', ha detto Gesù a Simon Pietro. È tipico del successore di Pietro incoraggiare, confermare, confortare. La visita del Papa significa che la Chiesa in un certo senso riconosce suo il nostro stile di vita, il nostro modo di vivere e di annunciare il vangelo nel mondo di oggi. E proprio per questo la visita del Santo Padre è una grande sfida. Dal primo annuncio ci siamo chiesti – a Loppiano e in tutto il mondo – se ne siamo all’altezza, se siamo veramente quel 'popolo che vive il Vangelo' e che è legato solamente dall’amore scambievole che costituisce la 'legge di Loppiano' e la norma di tutte le nostre norme”.

Il Papa visiterà Loppiano, ma sono 25 le cittadelle sparse in tutto il mondo: come sono nate e cosa le caratterizza?

“La grande diffusione del nostro Movimento dopo la Seconda Guerra Mondiale è avvenuta anche attraverso grandi convegni estivi che si sono tenuti negli anni ‘50 nelle Dolomiti; erano più propriamente periodi di vacanza, in cui si radunavano tutti coloro che potevano passare alcuni giorni insieme. Partecipandovi persone di ogni provenienza, cultura, età, stato sociale, formavano come una realtà sociale nuova, animata da uno stile di vita basato sull’amore reciproco del Vangelo. Erano come una città nuova, a cui davamo il nome di 'Mariapoli', città di Maria. Ritornando poi ai vari lavori e attività che ognuno svolgeva durante l’anno, ci si è domandati perché non avere una 'Mariapoli permanente', una vera e propria piccola città, dove vivere quella esperienza 24 ore su 24. Loppiano è stata la prima, quasi il prototipo. Attualmente sono 25 in tutto il mondo con fisionomie e fasi di sviluppo diverse, dotate di case, scuole, attività lavorative, luoghi di preghiera. Tutte però hanno strutture di formazione allo stile di vita che contraddistingue la nostra spiritualità dell’unità. Sono luoghi privilegiati di testimonianza evangelica nel senso che invitano a 'venire e vedere'”.

Il S. Padre parla spesso dell'economia dello scarto. In qualche modo, e non da oggi, voi contrapponete l'economia di comunione. Di cosa si tratta in concreto?

“L’economia di comunione è nata da una esigenza molto concreta. Attraversando la città di São Paulo, in Brasile, Chiara Lubich, nel maggio del 1991, è stata colpita dai grandi contrasti sociali ed economici della popolazione. Giunta alla cittadella del Movimento nella periferia della megalopoli, ha constatato che la comunione dei beni praticata nel Movimento fino ad allora non era stata sufficiente nemmeno per quei brasiliani, a lei così prossimi, che vivevano momenti d'emergenza. E, parlando a tutti quelli che erano radunati per la sua venuta, ha detto: 'Qui dovrebbero sorgere delle industrie, delle aziende, i cui utili andrebbero messi liberamente in comune con lo stesso scopo della comunità cristiana: prima di tutto per aiutare quelli che sono nel bisogno, offrire loro lavoro, fare in modo insomma che non ci sia alcun indigente'. L’adesione nel Movimento in tutto il mondo è stata sconvolgente: così è nata l'economia di comunione. Molte aziende, non solo in Brasile, hanno aderito a questo nuovo progetto, modificando lo stile di gestione aziendale e la destinazione degli utili. Attualmente contiamo circa un migliaio di imprese a livello mondiale, che promuovono cultura e prassi improntate alla comunione, alla gratuità ed alla reciprocità. Sono nati 16 Hubs (laboratori) di incubazione e sostegno all'imprenditorialità in 13 paesi. Sono oltre 400 le tesi di laurea e dottorato che hanno approfondito in modo scientifico questo stile imprenditoriale”.

È un modello “esportabile”?

Ne siamo convinti. Esige però un cambiamento di mentalità, una formazione ad uno stile di vita basato sulla reciprocità. Ed è proprio questo che si può imparare nelle nostre cittadelle”.

Uno dei pilastri del Movimento è il dialogo interreligioso. Come si traduce questo nel mondo attuale scosso da fondamentalismi come quelli, per fare solo due esempi, dell'Isis o di alcuni fanatici indù?

“Il dialogo interreligioso è certamente una realtà di spicco nel nostro Movimento. Ma esso rappresenta solo una delle tante facce di una realtà più grande, e cioè uno stile di vita dialogale”

Cosa significa?

“Siamo convinti, anzi facciamo continuamente l’esperienza, che il vero dialogo si realizza dove ci si tratta da fratelli, dove ci sono rapporti veri e sinceri, caratterizzati da un amore che non si ferma né davanti ai propri limiti né davanti ai limiti dell’altro. Dove si vivono rapporti di questo genere, si aprono spazi sorprendenti: spazi di accoglienza incondizionata e di libertà di esprimersi senza riserve e senza paura di pregiudizi; spazi di dialogo vero”.

Qual è l'eredità di Chiara Lubich?

“Forse basta guardare Loppiano per rispondere a questa domanda. Cosa vediamo? Una piccola città che abbraccia e rispecchia tutte le realtà della vita umana: il lavoro, l’economia, lo sport, il divertimento, lo studio, l’arte. Vi sono famiglie, consacrati, anziani e giovani, persone di ogni dove, con e anche senza fede. Da più di 50 anni questa città dimostra che è possibile realizzare ciò che chiamerei uno dei sogni più grandi nella storia dell’umanità: cioè quello di conciliare unità e diversità, amore e libertà, rapporto e identità. E la realizzazione di questo sogno è una nuova e modernissima strada di santità aperta a tutti”.