“Un innamorato di Cristo”. Così monsignor Michele Tomasi, vescovo di Treviso durante l’omelia al funerale di don Edy Savietto, celebrato in cattedrale a Treviso. Missionario fidei donum nella diocesi di Roraima (nord del Brasile), don Savietto è morto a causa di un infarto mentre si trovava nella sua parrocchia a Pacaraima, al confine con il Venezuela.
I funerali del missionario don Edy Savietto: l’omelia del vescovo
“Un innamorato di Cristo. Così si era definito don Edy. E così lo hanno conosciuto quanti lo hanno incontrato sul proprio cammino. Era difficile non rimanere colpiti, ed anche affascinati dal suo modo di fare, che era manifestazione del suo modo di essere. Era naturalmente capace di stare con le persone, riusciva ad incontrarle, a dar loro fiducia. Riusciva sempre a tirar fuori il meglio da loro, e a rimettere tutti in gioco, con entusiasmo”. Queste le parole di monsignor Michele Tomasi, vescovo di Treviso durante l’omelia al funerale di don Edy Savietto, celebrato questa mattina in cattedrale a Treviso. Missionario fidei donum nella diocesi di Roraima (nord del Brasile), don Savietto è morto a causa di un infarto mentre si trovava nella sua parrocchia a Pacaraima, al confine con il Venezuela. Almeno 1.200 i fedeli presenti in cattedrale e collegati dall’oratorio del duomo e oltre 700 i collegamenti via streaming dal canale YouTube della diocesi.
“Una vita piena e intensa”
“Era questo un dono grande di don Edy, ricevuto dalla sua famiglia, dal suo papà e dalla sua cara mamma, sviluppato e coltivato negli anni. Ma a partire dal suo incontro con Gesù queste caratteristiche e doti ricevute in dono, sono diventate a loro volta dono gratuito ed appassionato rivolto a tutti”, ha osservato il vescovo. “Con lui – ha proseguito – si aveva infatti l’impressione che davvero la vita fosse vita intensa, piena, come una corsa a mozzafiato, come una cavalcata in bicicletta, come uno scatto dietro ad un pallone. E si percepiva con chiarezza che tutto fosse un vivere per il Signore, un essere per il Signore. Era così nelle sue attività quando era in parrocchia, era così nella sua pronta e generosa accoglienza della richiesta di andare in missione, era così in tutto ciò che stava facendo in questi mesi a Pacaraima e nella quasi fanciullesca gratitudine per l’invio in missione, che non perdeva occasione per manifestarmi”.
Don Edy “era attivo, creativo, attento alle persone, capace di leggere con intelligenza e sapienza le situazioni sociali e pastorali”. “Sembra impossibile pensare che non ci sia più – ha detto monsignor Tomasi -. Sappiamo però, guardando alla sua vita, a questo suo essere ‘innamorato di Cristo’, che don Edy ha vissuto anche la morte con e per il Signore, e che anche ora, proprio ora, egli gli appartiene. È così, ne sono certo, perché il suo essere con e per Cristo era la sua vita, il suo respiro, il suo essere. E continua ad essere così, perché il Signore Risorto è vivo e fedele”.
L’ultimo saluto in cattedrale
I funerali sono stati concelebrati dai vescovi di Padova, Claudio Cipolla, di Vicenza, Giuliano Brugnotto, di Piacenza, Adriano Cevolotto; mons. Alberto Bottari De Castello, già nunzio in Ungheria; mons. Lucio Nicoletto, vicario generale della diocesi di Roraima, che ha letto un messaggio del vescovo di Roraima, Evaristo Pascoal Spengler (che ha celebrato il funerale di don Edy a Boa Vista il 21 dicembre), e al termine della celebrazione ha espresso un ricordo di don Edy a nome di tutti i sacerdoti e i fedeli di Roraima che lo hanno conosciuto e hanno collaborato con lui.
Prima della benedizione finale anche il ricordo dei due fratelli di don Edy, Oscar e Cristian, che hanno invitato a sostenere i progetti a favore dei giovani e delle donne da lui avviati a Pacaraima, la parrocchia dove viveva e operava da meno di un anno. Numerose le autorità presenti, dal ministro Carlo Nordio, ai sindaci di Treviso, Mario Conte, di San Biagio di Callalta, Valentina Pillon e di altri Comuni nei quali don Edy ha svolto il suo ministero.
Fonte: AgenSIR