Francesco, grido per la pace: “Basta guerre, fatelo per i bambini”

Il Santo Padre lancia un nuovo appello affinché tacciano le armi in Medio Oriente e nelle altre zone di conflitto: "Si sta uccidendo il futuro"

Papa Francesco Angelus
Foto © VaticanMedia

Dire basta per preservare il futuro. Il messaggio di Papa Francesco è accorato e chiarissimo. Al termine dell’Angelus domenicale, il Santo Padre invita a riflettere sui contesti di guerra, in primis quella in Medio Oriente. E, in particolar modo, alla popolazione civile che ne sconta gli effetti. Specie i più fragili, come i piccoli. “Pensiamo ai bambini, a tutti i bambini coinvolti in questa guerra, come anche in Ucraina e in altri conflitti: così si sta uccidendo il loro futuro”. Tantissime persone, ricorda il Santo Padre, hanno già perso la vita. Per questo fermare la voce delle armi è più che mai urgente: “Vi prego di fermarvi, in nome di Dio: cessate il fuoco! Auspico che si percorrano tutte le vie perché si eviti assolutamente un allargamento del conflitto, si possano soccorrere i feriti e gli aiuti arrivino alla popolazione di Gaza, dove la situazione umanitaria è gravissima”. Francesco non dimentica di lanciare un appello per la liberazione degli ostaggi. Anche tra di loro, peraltro, si trovano molti bambini: “Preghiamo perché si abbia la forza di dire ‘basta’”.

L’Angelus del Papa

“Essi dicono e non fanno”. È quanto Gesù dice degli scribi e dei farisei, guide religiose del popolo, che compiono opere “per essere ammirati dalla gente”. In questo, ha spiegato Papa Francesco, emerge “la distanza tra il dire e il fare e il primato dell’esteriore sull’interiore”. Ed è a costoro, che “pretendono di insegnare agli altri la Parola di Dio e di essere rispettati in quanto autorità del Tempio”, che “Gesù contesta la doppiezza della loro vita: predicano una cosa, ma poi ne vivono un’altra”. Un pericolo, in quanto l’ambiguità del cuore può riguardare ognuno di noi, anche senza volerlo. E, soprattutto, perché “mette a rischio l’autenticità della nostra testimonianza e anche la nostra credibilità come persone e come cristiani”.

Un cuore “truccato”

Sono le nostre stesse fragilità, ha sottolineato Francesco, che segnano “una certa distanza tra il dire e il fare”. Ma un cuore segnato dalla “doppiezza” è tutt’altra cosa. Ancor più grave quando si è chiamati a “rivestire un ruolo di responsabilità”. In questi casi, infatti, “ciò che dici, ciò che predichi agli altri, impegnati tu a viverlo per primo. Per essere maestri autorevoli bisogna prima essere testimoni credibili“. È da qui che emerge il primato dell’esteriore sull’interiore. “Se la gente sapesse cosa c’è davvero nel cuore” degli scribi e dei farisei, “essi sarebbero svergognati, perdendo tutta la loro credibilità. E allora compiono opere per apparire giusti, per ‘salvare la faccia’”. Una tentazione che porta il cuore di chi vi cede a non saper vivere la verità.