Francesco apre il Sinodo sulla famiglia

“Le Assemblee sinodali non servono per discutere idee belle e originali, o per vedere chi è più intelligente…, In questo caso, il Signore ci chiede di prenderci cura della famiglia, che fin dalle origini è parte integrante del suo disegno d’amore per l’umanità”. E’ uno dei concetti espressi da Papa Francesco nell’omelia della Messa officiata nella basilica vaticana, in occasione dell’apertura della III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. A San Pietro hanno concelebrato i cardinali, patriarchi, arcivescovi maggiori, arcivescovi, vescovi e presbiteri membri del Sinodo.

Le parole del Santo Padre sono state incentrate sul Vangelo della domenica che utilizza l’immagine della vigna del Signore, “sogno” e “progetto” coltivato con tutto l’amore dal Padre celeste. Ma il sogno di Dio, ha spiegato il Santo Padre, “viene frustrato”: “Isaia dice che la vigna, tanto amata e curata, ‘ha prodotto acini acerbi’, mentre Dio ‘si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi’. Nel Vangelo, invece, sono i contadini a rovinare il progetto del Signore: essi non fanno il loro lavoro, ma pensano ai loro interessi”. Il compito dei capi del popolo, ha proseguito il vescovo di Roma, è di “coltivare la vigna con libertà, creatività e operosità”.

Come per i contadini che se ne sono impadroniti, la tentazione della cupidigia del denaro e del potere è sempre presente. “E per saziare questa cupidigia – ha aggiunto – i cattivi pastori caricano sulle spalle della gente pesi insopportabili che loro non muovono neppure con un dito”. Il sogno di Dio, ha spiegato, “si scontra sempre con l’ipocrisia di alcuni suoi servitori. Noi possiamo ‘frustrare’ il sogno di Dio se non ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo. Lo Spirito ci dona la saggezza che va oltre la scienza, per lavorare generosamente con vera libertà e umile creatività”. Le Assemblee sinodali servono allora, “per coltivare e custodire meglio la vigna del Signore, per cooperare al suo sogno, al suo progetto d’amore sul suo popolo”.