Card. Ranjith: “Diritti umani nuova religione d’Occidente”

Il cardinal Malcolm Ranjith, ex segretario della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, ha messo in guardia il suo popolo: “Lo Sri Lanka – ha detto l’arcivescovo di Colombo – non dovrebbe guardare alla nuova religione occidentale dei diritti umani ma alle proprie tradizioni religiose”.

L'omelia

Nell’omelia pronunciata durante una messa celebrata ad Ekala, il cardinale singalese ha osservato: “I diritti umani sono diventati la nuova religione dell’Occidente ma le persone nel nostro Paese hanno seguito le religioni per secoli. Non c’è bisogno di parlare della difesa di questi diritti umani se noi seguiamo in modo corretto le nostre religioni, perché esse ci portano oltre queste idee“. Il cardinale ha criticato la tendenza a strumentalizzare la difesa dei diritti umani, alcuni in particolare, allo scopo di marginalizzare la fede nella società: “Coloro i quali non seguono nessuna religione parlano sempre della questione dei diritti umani. Non dovremmo rimanere invischiati in questo incantesimo e dovremmo, invece, agire in maniera intelligente“. Il porporato ha messo in guardia dal pericolo di condurre una vita interamente orientata al materialismo: “Sappiamo di avere una vita di breve durata, che al massimo raggiunge i 100 anni. Quindi se noi ci lasciamo condurre da quest'ideologia che si spinge a vivere uno stile di vita materialistico, finiremo le nostre vite miseramente”.

Chiarimento dopo gli attacchi

Le parole del cardinal Ranjith sono state criticate da alcuni esponenti politici ed hanno avuto eco sul quotidiano “Daily Mirror”. Questa circostanza ha spinto l'arcivescovo di Colombo ha spiegare ulteriormente la sua presa di posizione con un comunicato: “Ciò che sostanzialmente intendevo dire su questa questione – ha scritto in una nota il porporato singalese –  era che se la religione fosse veramente praticata, potrebbe portarci a raggiungere livelli di giustizia, andando oltre le aspettative dei diritti umani. Così ho incoraggiato il gregge riunito in quella particolare cerimonia religiosa a praticare la propria fede evitando sinceramente di trasformare i valori religiosi in qualcosa di effimero. Ma io ammetto che, per quanto riguarda la natura essenzialmente non religiosa dello Stato, i diritti umani come piattaforma comune hanno un loro ruolo da svolgere. Sostituire la religione con i diritti umani non è ciò che deve essere fatto, ma i diritti umani dovrebbero essere ulteriormente rafforzati attraverso la buona pratica della fede”.