Angelus, il Pontefice: “Nella croce il richiamo all’Amore”

“La Croce cristiana non è una suppellettile della casa o un ornamento da indossare, ma la croce cristiana è un richiamo all’amore con cui Gesù si è sacrificato per salvare l’umanità dal male e dal peccato”. E’ sui temi della luce e della croce che Papa Francesco sviluppa la sua riflessione in occasione della preghiera dell’Angelus. Affacciandosi su una piazza San Pietro gremita di pellegrini e baciata dal sole, il Pontefice ricorda che questa domenica, la II di Quaresima, “ci presenta il racconto della Trasfigurazione di Gesù (cfr Mt 17,1-9)”.

Una luce per illuminare le menti

Sul monte Tabor, “il volto di Gesù ‘brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce'”. In questo modo “il Signore fece risplendere nella sua stessa persona quella gloria divina che si poteva cogliere con la fede nella sua predicazione e nei suoi gesti miracolosi”. La liturgia odierna ci presenta la luce come la caratteristica principale “di questo evento straordinario” e, in effetti, “ne simboleggia lo scopo”, ovvero “illuminare le menti e i cuori dei discepoli affinché possano comprendere chiaramente chi sia il loro Maestro – prosegue il Pontefice -. È uno sprazzo di luce che si apre improvviso sul mistero di Gesù e illumina tutta la sua persona e tutta la sua vicenda”.

Lo scandalo della croce

Gesù è sulla strada che lo conduce a Gerusalemme, dove sarà condannato a morte per crocifissione. E lui stesso “vuole preparare i suoi a questo scandalo, la croce”. Ma al tempo stesso, vuole “preannunciare la sua risurrezione, manifestandosi come il Messia, il Figlio di Dio”. Prepara gli apostoli, aggiunge il Papa, “per quel momento triste e di tanto dolore” perché “Gesù si stava dimostrando un Messia diverso rispetto alle attese: non un re potente e glorioso, ma un servo umile e disarmato”. Questa “è una rivelazione di Dio capovolta, e il segno più sconcertante di questo scandaloso capovolgimento è la croce. Ma proprio attraverso la croce Gesù giungerà alla gloriosa risurrezione – sottolinea Bergoglio -, che sarà definitiva, non come questa trasfigurazione che è durata un momento, un istante”.

La croce non è un ornamento

Trasfigurandosi sul monte Tabor, Cristo “ha voluto mostrare ai suoi discepoli la sua gloria non per evitare a loro di passare attraverso la croce, ma per indicare dove porta la croce. Chi muore con Cristo, con Cristo risorgerà. E la croce è la porta della risurrezione”. Il messaggio di speranza che viene dalla croce, infatti, sottolinea il Papa è: “chi lotta insieme a Lui, con Lui trionferà”. Poi, il Santo Padre ricorda come la croce cristiana non sia “una suppellettile della casa o un ornamento da indossare, “ma un richiamo all’amore con cui Gesù si è sacrificato per salvare l’umanità dal male e dal peccato”. Quindi, un invito a tutti i credenti: “In questo tempo di Quaresima, contempliamo con devozione l’immagine del crocifisso esso è il simbolo della fede cristiana, è l’emblema di Gesù, morto e risorto per noi. Facciamo in modo che la Croce segni le tappe del nostro itinerario quaresimale per comprendere sempre di più la gravità del peccato e il valore del sacrificio col quale il Redentore ha salvato tutti noi”.

Dal Guatemala un “urlo nascosto” rimasto inascoltato

Dopo l’Angelus, Papa Francesco esprime la sua vicinanza e prega per il Guatemala, che vive il lutto “per il grave e triste incendio scoppiato all’interno della Casa Refugio Virgen de la Asunción, causando vittime e ferite tra le ragazze che vi abitavano”. Il Pontefice chiede a tutti di unirsi alla sua preghiera “per tutte le ragazze e i ragazzi vittime di violenze, di maltrattamenti, di sfruttamento e delle guerre. Questa è una piaga, questo è un urlo nascosto che deve essere ascoltato da tutti noi e che non possiamo continuare a far finta di non vedere e di non ascoltare”. Quindi, nel congedarsi dalla piazza, Francesco rivolge ai presenti il suo caratteristico saluto: “A tutti auguro una buona domenica. Per favore non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.