Terrorismo, espulso un tunisino residente a Latina: era fra i contatti del killer di Berlino

A seguito del provvedimento del Ministero dell’Interno, e con effetto immediato, un cittadino tunisino di 37 anni, residente a Latina, è stato espulso dal suolo italiano e rimandato in Tunisia con volo dall’aeroporto di Roma Fiumicino a Tunisi. L’uomo era stato segnalato in quanto risultato fra i contatti di Anis Amri, il killer che, il 19 dicembre 2016, aveva seminato morte e terrore lanciandosi con un camion fra la folla della Breitscheidplatz, dove era stato allestito un mercatino di Natale (provocando 12 morti e 56 feriti). L’attentatore è stato ucciso alcuni giorni dopo proprio in Italia (a Sesto San Giovanni) dove, a quanto risultato, aveva una sua rete di conoscenze, fra i quali il 37enne di Latina. A emettere il decreto di espulsione è stato il ministro Marco Minniti.

I contatti

Prosegue, dunque, il lavoro del programma antiterrorismo nel Bel Paese. Come riferito dal Viminale, si tratta della ventunesima espulsione dall’inizio del 2017, a fronte dell’individuazione totale di 153 soggetti collegati, a vario titolo, all’ambiente terroristico e successivamente accompagnati alla frontiera. I dati riguardano il periodo che va dal gennaio 2015 ai primi mesi dell’anno in corso. Il tunisino era già stato notato in quanto sarebbe risultato membro della fazione radicale estremista in opposizione all’imam moderato della moschea di Latina, Arafa Rekhia Nesserelbaz. L’adesione all’ideologia jiahdista dell’uomo, inoltre, sarebbe emersa anche da un profilo Facebook a lui riconducibile, peraltro collegato a un’utenza telefonica di cui era intestatario, risultata fra i contatti dell’attentatore di Berlino durante la sua permanenza ad Aprilia, nella casa di Yaakoubi Montasser (risalente al giugno del 2015, oltre un anno prima della strage di Berlino).

Fra gli elementi postati sul suo profilo social, sarebbero risultati scambi e interazioni fra l’uomo e altre persone, rientranti in un circuito relazionale con individui direttamente riconducibili al sedicente Stato islamico, una circostanza che avrebbe definitivamente confermato l’appartenenza fondamentalista del 37enne e decretato la sua pericolosità per la sicurezza del Paese.