Eutanasia, Vaticano: “Un atto malvagio ed un crimine contro la vita umana”

La Lettera "Samaritanus bonus" sancisce che anche la vita dei neonati malformati è sacra e inviolabile

eutanasia

Ancora una volta il Vaticano si schiera contro l’eutanasia. Questa volta lo fa scendendo in campo con un nuovo documento. Fa ulteriore chiarezza sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita.

Un atto malvagio, no all’eutanasia

L’eutanasia è un crimine contro la vita umana. Con tale atto, l’uomo sceglie di causare direttamente la morte di un altro essere umano innocente”. “É un atto intrinsecamente malvagio. In qualsiasi occasione o circostanza”. E’ quanto si legge nella Lettera “Samaritanus bonus” (il buon Samaritano) della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla cura delle persone nella fasi critiche e terminali della vita.

Ogni vita è unica e irripetibile

“Fin dal concepimento, i bambini affetti da malformazioni o patologie di qualsiasi genere sono piccoli pazienti che la medicina oggi è sempre in grado di assistere e accompagnare in maniera rispettosa della vita. La loro vita è sacra, unica, irripetibile ed inviolabile, esattamente come quella di ogni persona adulta“. E’ quanto si legge nella Lettera “Samaritanus bonus” (il buon Samaritano) della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla cura delle persone nella fasi critiche e terminali della vita.

L’uomo non va mai abbandonato sul piano assistenziale

In caso di patologie prenatali cosiddette “incompatibili con la vita” – cioè che sicuramente porteranno a morte entro breve lasso di tempo – e in assenza di terapie fetali o neonatali in grado di migliorare le condizioni di salute di questi bambini, “in nessun modo essi vanno abbandonati sul piano assistenziale. Vanno, invece, accompagnati come ogni altro paziente fino al sopraggiungere della morte naturale”. Continua la Congregazione per la Dottrina della Fede. Questa sottolinea come il comfort care perinatale favorisca in tal senso “un percorso assistenziale integrato. Infatti al supporto dei medici e degli operatori della pastorale si affianca la presenza costante della famiglia”.

Un paziente speciale che non va lasciato solo

Il bambino “è un paziente speciale e richiede da parte dell’accompagnatore una preparazione particolare sia in termini di conoscenza sia di presenza. L’accompagnamento empatico di un bambino in fase terminale, che è fra i più delicati, ha lo scopo di aggiungere vita agli anni del bambino e non anni alla sua vita”.