Recovery Fund, Germania: negoziati lenti e a rischio di ritardo

Il bilancio comunitario per il 2021-2027 e next generation, un'opportunità storica

“Abbiamo urgente bisogno di un accordo globale sul pacchetto” sul quadro finanziario pluriennale Ue e il Recovery Fund. Le trattative procedono “troppo lentamente” e così “corriamo il rischio di ritardare anche il Recovery Fund”. È il monito dell’ambasciatore tedesco presso la Ue, Michael Clauss. Si è saputo tramite una nota in cui fa appello ad “aumentare notevolmente il ritmo dei negoziati” in corso tra il Consiglio Ue e il Parlamento Ue.

Il bilancio comunitario per il 2021-2027 e il Recovery Fund

“Sono politicamente e tecnicamente inseparabili” e “il tempo stringe. L’Europa deve mantenere la sua parola”. Avverte Clauss, evidenziando come i nodi si concentrino principalmente nelle trattative sul bilancio Ue. In particolare, l’ambasciatore riferisce che la spaccatura più importante è sulla condizionalità legata al rispetto dello stato di diritto sull’introduzione di nuove risorse proprie dell’Ue le parti sono “già vicine”.

Next generation, un’opportunità storica

Le risorse del Recovery fund Ue saranno utili a sostenere il pil del nostro paese. L’Italia ne riuscirà a utilizzare solo il 70% del totale. Questo “a causa delle storiche difficoltà a scegliere e portare a termine progetti di investimento con scadenze così stringenti”. E’ quanto prevede Prometeia secondo cui “il Next Generation EU è un’opportunità storica, ma sono tante le criticità per l’Italia, che riuscirà a utilizzare il 70% (145 miliardi) dei fondi messi a disposizione, contribuendo così ad una crescita aggiuntiva del Pil di 1,7 punti percentuali al termine dell’orizzonte di previsione nel 2023”.

Il Mes farebbe risparmiare in spesa per interessi

“Visto però il probabile mismatch temporale tra impegni di spesa e disponibilità dei fondi del Next Generation EU all’inizio del prossimo anno”, rileva Prometeia “è opportuno accedere anche al Mes, che permetterebbe di risparmiare in spesa per interessi. Gli effetti sui conti pubblici implicherebbero un maggiore disavanzo di circa mezzo punto percentuale ogni anno, ma i bassi tassi di interesse e la maggiore crescita consentirebbero una riduzione del rapporto debito/Pil, dal 158% nel 2020 al 152% nel 2023″.