Pietro Curzio: ecco chi è il nuovo Primo presidente della Cassazione

Mattarella: "Saprà fornire un apporto significativo al Csm contribuendo a promuovere quel rinnovamento nel governo autonomo di cui vi è necessità".

Si è svolto nel Salone delle Feste del Quirinale il plenum del Csm presieduto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la nomina del nuovo Primo presidente della Cassazione Pietro Curzio che subentra a Giovanni Mammone.
Mammone andrà in pensione tra due giorni, e ha salutato la scelta del successore con “tutto il suo apprezzamento” perché ha ricoperto “con grande significativa perizia” gli incarichi presso la Suprema Corte, come presidente della sezione ‘filtro’, della lavoro e delle Sezioni Unite.

L’importanza dei giuslavoratisti

Mammone ha ricordato la “comune” provenienza di giuslavoristi. Il Procuratore generale della Suprema Corte Giovanni Salvi ha sottolineato la piena “convergenza” del Csm su Curzio e l’importanza di questo “percorso”.
Salvi ha ricordato Curzio come un magistrato “appassionato, aperto alla società e ai suoi contributi”, e ha citato l’Ecclesiaste che esorta a ‘non essere eccessivamente giusto né eccessivamente saggio’ e che lo stesso Curzio ha citato come ispirazione nel suo libro di memorie ‘Quasi saggio’. A Mammone è andato il ringraziamento di tutti.

La fiducia data a Curzio

L’elezione di Curzio durante il plenum del Csm è stata salutata dal Presidente della Repubblica al Quirinale con un augurio di buon lavoro. Curzio – ha detto il Capo dello Stato -“certamente saprà svolgere l’impegnativo incarico con consapevolezza e lungimiranza, e sono certo che saprà anche fornire un apporto significativo anche al Csm e al suo comitato di presidenza contribuendo a promuovere quel rinnovamento nel governo autonomo di cui vi è necessità da tutti avvertita”.

Chi è il nuovo Primo presidente della Cassazione

Nato a Bari 67 anni fa, Curzio, in magistratura dal 1978, con una lunga ‘militanza’ in Magistratura democratica, è autore di migliaia di sentenze in materia civile, penale e del lavoro, di cui moltissime pubblicate e annotate su riviste scientifiche. Dopo il periodo di tirocinio, tra il settembre 1979 e il giugno 1984 ha prestato servizio alla pretura mandamentale di Ruvo di Puglia, dove si è occupato sia del settore civile che di quello penale e dove ha diretto l’ufficio, ed è stato applicato per più periodi all’ufficio istruzione del tribunale di Trani.

Trasferito poi alla pretura di Bari, ha svolto funzioni di giudice del lavoro, poi tra il luglio 1993 e l’aprile 2000 è stato pm nel capoluogo pugliese, e, dal 1996, assegnato alla Dda, per un lungo periodo coordinatore per la zona di Foggia. Curzio è quindi passato a funzioni di secondo grado, come giudice della sezione lavoro della Corte d’appello barese. Nell’ottobre 2007 è stato trasferito in Cassazione: per oltre un anno è stato assegnato alla seconda sezione penale – sue le sentenze sul clan Mazzarella di Napoli, su cosche calabresi e, fra queste, le pronunce relative all’omicidio di Francesco Fortugno, vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria assassinato a Locri nel 2005 – in seguito è passato alla sezione lavoro.

Al ‘Palazzaccio’ è stato coordinatore della sesta sezione civile, e, dal marzo 2014 nominato componente delle sezioni unite civili. Presidente di sezione dal giugno 2016, è stato presidente titolare della sesta civile, poi, dallo scorso marzo, della sezione lavoro. Quale componente di diritto delle sezioni unite è stato più volte delegato dal primo presidente alla presidenza del collegio in qualità di facente funzioni. Tutti i pareri formulati nel corso della carriera, si ricorda delibera approvata dal plenum, sottolineano “l’eccezionale professionalità” del magistrato, nonché la sua “straordinaria” preparazione giuridica e attitudine direttiva.

Di particolare rilievo giuridico alcune sue sentenze quali quella relativa alle conseguenze sulla prescrizione del reato dell’astensione dalle udienze degli avvocati, che ha portato ad un nuovo orientamento della Corte e quella sulle conseguenze nel nostro ordinamento della sentenza ‘Torreggiani’ della Cedu in materia di condizioni carcerarie. Per quanto riguarda gli ultimi mesi, in cui ha presieduto la sezione lavoro, nella delibera approvata, si ricordano le “particolari capacità direttive e organizzative” nella fase di emergenza Covid, con le quali ha garantito lo svolgimento di camere di consiglio anche da remoto.