‘Ndrangheta: 4 fermi tra Reggio Calabria e Ancona per l’omicidio di Bruzzese

I fermati sono ritenuti al servizio della cosca Crea di Rizziconi, storica consorteria ‘ndranghetistica operante nella Piana di Gioia Tauro

Quattro persone sono state fermate stamane in seguito a un’inchiesta della Dda di Ancona e Reggio Calabria che ha fatto luce sull’omicidio di Marcello Bruzzese, fratello del collaboratore di giustizia Girolamo.

Destinatari dei provvedimenti sono quattro soggetti gravemente indiziati di partecipazione ad associazione di tipo mafioso, omicidio e detenzione illegale di armi, reati questi ultimi aggravati dall’aver commesso il fatto al fine di agevolare l’associazione di tipo mafioso denominata ‘Ndrangheta. I fermi sono stati effettuati dai carabinieri del Ros insieme ai comandi provinciali di Ancona, Reggio Calabria, Catanzaro, Brescia, Napoli, Torino, Pesaro, Vibo Valentia e del Gruppo intervento speciale.

Destinatari dei provvedimenti di fermo sono quattro soggetti indiziati di partecipazione ad associazione di tipo mafioso, omicidio e detenzione illegale di armi, reati aggravati dall’aver commesso il fatto al fine di agevolare l’associazione di tipo mafioso denominata ‘Ndrangheta. I fermati sono infatti ritenuti dagli inquirenti al servizio della cosca Crea di Rizziconi, storica consorteria ‘ndranghetistica operante nella Piana di Gioia Tauro.

Nello specifico, i due provvedimenti di fermo di indiziato di delitto del pubblico ministero, emessi dalle procure distrettuali antimafia di Ancona e Reggio Calabria, sono a carico – scrive Il Reggino – di Vincenzo Larosa (classe 1972) e Michelangelo Tripodi (classe 1978).

Nell’indagine condotta dalla Dda di Reggio Calabria ci sono stati anche 5 arresti nelle province di Brescia, Reggio Calabria e Vibo Valentia e 27 perquisizioni in tutta italiana a persone e società coinvolte a vario titolo con la cosca.

La “vendetta trasversale” della cosca di ‘ndrangheta

La “vendetta trasversale” della cosca di ‘ndrangheta della Piana di Gioia Tauro – spiega il comunicato stampa dell’arma – si è consumata il giorno di Natale del 2018. Gli uomini del clan hanno agito conoscendo la località protetta dove risiedevano i familiari del pentito Bruzzese. I sicari incappucciati hanno atteso Marcello Bruzzese fuori dalla sua abitazione, nel centro storico di Pesaro, in via Bovio, sparandogli contro un intero caricatore con una pistola automatica calibro 9.

Pistole e bombe a mano

L’inchiesta è stata avviata nel maggio del 2020, a seguito del rinvenimento e sequestro di 42 tonnellate di tabacco, di provenienza estera, del valore di circa 8 milioni di euro, e di macchinari per la lavorazione del tabacco e il confezionamento di pacchetti di sigarette. I successivi sviluppi investigativi hanno condotto tra le altre cose a un arresto per usura il 30 luglio 2020.

Il 4 agosto 2020 è poi stata rinvenuta una bomba a mano di fabbricazione jugoslava, una pistola Glock cal. 9×21 (provento di furto), una pistola cal. 22LR clandestina (priva di matricola); pochi giorni dopo, il 21 agosto è stata eseguita una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Brescia, nei confronti di due persone responsabili di acquisto, trasporto e detenzione di 57 tonnellate di tabacco lavorato estero di contrabbando, della produzione di sigarette e della contraffazione di marchi, di evasione fiscale per circa 600mila euro, di detenzione e porto di armi clandestine e da guerra.

Il 24 agosto 2020 in Slovenia, dopo l’emissione di un mandato di arresto europeo, è stata arrestata una terza persona ritenuta responsabile, in concorso, dei medesimi reati.

La condanna del boss Teodoro Crea

Infine, il 20 novembre 2020, sono stati confermati 12 anni al boss Teodoro Crea per l’estorsione a Nino De Masi, l’imprenditore della Piana di Gioia Tauro che vive da anni sotto scorta dopo aver denunciato la cosca.  “Vengo chiamato testimone di giustizia, ma io mi definisco un cittadino che ha fatto e che fa il suo dovere”, aveva commentato De Masi a In Terris.