Ecco perché il declino di Roma sarebbe il declino dell’Italia

Dialogo sul futuro della capitale tra il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli e il presidente della Camera di Commercio di Roma e di Unioncamere Lazio, Lorenzo Tagliavanti

“Il declino di Roma sarebbe il declino dell’Italia. La capitale deve tornare a crescere e la politica deve prendersene cura“, afferma il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli in dialogo con Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di Commercio di Roma e di Unioncamere Lazio, durante il confronto “Ripartire dopo il Covid-19. Italia e Europa quale futuro?”. Sassoli aggiunge: “Credo che Roma con gli strumenti attuali, al di là della qualità del ceto politico, faccia fatica a rimettersi in un cammino di crescita. Questo è il momento giusto di una forte iniziativa di ripensamento su come amministrare un grande spazio urbano come quello di Roma”.

Eccellenze

Una revisione che “non deleghi tutto al Campidoglio“, ma guardi alle ‘decentrazioni‘ di capitali come Parigi o Bruxelles, che ha ad esempio 19 comuni con un loro bilancio“. Infine “in Italia, va messa a punto una programmazione dei fondi, che Roma usi in maniera giusta”. E ciò, secondo Sassoli, nell’ottica di una efficace rigenerazione. Roma Capitale europea che sappia tornare ad attrarre investimenti e ad adottare nuovi strumenti di governo. Tagliavanti riconosce che qualche colpo la città eterna lo ha perso e qualche critica se l’è meritata” comunque durante il lockdown “Roma è stata esemplare, ha avuto una pazienza solidale, le imprese non hanno mai ceduto alla rassegnazione“. Tagliavanti ricorda anche le eccellenze romane come lo Spallanzani e i tre laboratori che stanno lavorando sul vaccino.

Fiducia

“Pensare ad una scuola che valga per 27 paesi nella stessa maniera, non è esattamente valorizzare il patrimonio di tutti. Saremo più forti se ci avvaliamo del contributo e del patrimonio di ciascuno- puntualizza il presidente del Parlamento europeo-. Serve fiducia nell’Europa. Come fece Aldo Moro con l’educazione civica, nei programmi scolastici bisognerebbe introdurre lo studio dei meccanismi europei, perché spesso non c’è consapevolezza della responsabilità delle istituzioni Ue. Che, se non si conoscono, non si possono cambiare”.