Don Buonaiuto su Avvenire: “Subito corridoi umanitari in Libia”

Dalle colonne del quotidiano dei vescovi l'appello del sacerdote di frontiera della Comunità Papa Giovanni XXIII: "I corridoi umanitari sono l'unica soluzione"

Dalle colonne di Avvenire l’accorato appello di don Aldo Buonaiuto, sacerdote di frontiera della comunità Papa Giovanni XXIII: “Una famiglia che affronta mesi di migrazione coatta non può subire la pena supplementare di trovare un muro di indifferenza e ostilità proprio in quell’Europa che a parole si proclama paladina dei diritti universali e delle libertà inviolabili. A tutta la classe dirigente vorrei ricordare l’immagine straziante del neonato emerso senza vita dal mediterraneo con indosso una tenera tutina colorata. Le nostre mani gronderanno sangue innocente finché non saranno ripristinate vie legali e sicure per varcare le soglie dell’Occidente. Ogni giorno che perdiamo in sterili polemiche muoiono indigenti a causa della nostra accidia. Non c’è più tempo da perdere, corridoi umanitari subito oppure dovremo renderne conto a Dio e alla storia”.

Corridoi umanitari subito

Racconta don Buonaiuto nella riflessione inviata al direttore Marco Tarquinio: “L’altra sera in una strada della prostituzione del centro Italia una ragazza nigeriana, al quinto mese di gravidanza, mi ha descritto l’orrore della sua prigionia in Libia, e lo stupro subito e della madame incaricata di indirizzarla al mercimonio. Gli ho chiesto chi l’avesse messa incinta e mi ha risposto: ‘i cattivi in Libia’, mostrandomi la schiena piagata dalle frustate. In tanti anni sulle strade della tratta ho visto che i ‘cattivi’ non si trovano soltanto al di là del mare ma anche tra coloro che lasciano mano libera ai trafficanti senza arrivare mai ad una politica internazionale che tolga alle organizzazioni criminali un formidabile strumento di arricchimento”. Persino nelle guerre più cruente e nei momenti nei quali sembrava smarrito ogni senso di umanità, sottolinea don Buonaiuto, “la salvaguardia dello straniero, maggiormente esposto e fragile è stata sempre riconosciuta e garantita: una regola non scritta ma ovunque osservata fin dall’antichità, attribuisce all’ostaggio, al fuggitivo uno status di persona che scappa da morte certa e perciò merita tutela e misericordia“.

Oppressione

Prosegue don Buonaiuto: “La storia ci insegna che durante qualsiasi conflitto negoziare vie di salvezza per fasce di popolazione particolarmente oppresse è l’unica soluzione praticabile per scongiurare stragi di innocenti. Come è possibile che nel terzo millennio non si comprenda che l’accorgimento più vantaggioso è quello di non far esplodere situazioni potenzialmente fuori controllo?” Tra i tanti riferimenti concreti, guerre dimenticate e sofferenze ignorate, il riferimento di don Buonaiuto è “alla vicina e martoriata Libia, dove in tempi anche recenti hanno ben funzionato i corridoi umanitari permettendo di lasciare il paese a donne, bambini, famiglie e ammalati senza dover sottostare alla violenza e alla cupidigia dei mercanti di carne umana“.

Donne libbiche piangono i loro cari uccisi dal virus

Coronavirus

Osserva don Buonaiuto: “Incredibilmente, quando alla cronica instabilità di quell’area geografica si è aggiunto l’allarme coronavirus, si è smesso di percorrere il sentiero di vita che solo può opporsi alla civiltà della morte. Tanto più inconcepibile è questa perdurante sottovalutazione di una pratica virtuosa e salvifica che in un momento di emergenza sanitaria è, in realtà, ancora più necessaria. Non sarebbe più semplice regolare le partenze verificando le situazioni di bisogno e senza trascurare i dati epidemiologici dell’allerta covid?”.

Regolamentazione

Un appello lanciato anche sulla Stampa.it. La  sua mediazione (come raccontato da Papa Francesco ai giornalisti sul volo di ritorno dall’Irlanda) è stata decisiva per lo sbarco di 143 migranti dalla nave Diciotti. Ora don Aldo Buonaiuto mette in guardia dai pericolosi contraccolpi sanitari della mancata regolamentazione umanitaria degli arrivi. “Non regolare i flussi migratori in tempo di pandemia significa ritrovarsi con imbarcazioni di fortuna al di fuori di ogni controllo medico e di attenzione alla salute di individui già fragili, in fuga da guerre, carestie e persecuzioni- spiega don Buonaiuto-. Accanirsi contro i deboli e gli inermi ha sempre costituito una ragione di riprovazione internazionale e ha provocato inasprimento di conflittualità e ritorsioni collettive della comunità dei popoli”. E precisa: “Papa Francesco ha invocato il cessate il fuoco globale per consentire di soccorrere le vittime della pandemia. Alle Nazioni Unite il Pontefice ha indirizzato un’accorata esortazione a farsi portatrici delle istanze solidali che una situazione di straordinaria gravità deve tenere nella massima considerazione. Ad una condizione generale di emergenza deve corrispondere una risposta che ecceda l’ordinario, dunque, nessun egoismo nazionalistico è tollerabile mentre in interi continenti dilaga ancora un virus senza cura”.