Biserni (ASAPS): “Ciclisti utenti ‘deboli’ della strada, servono più pattuglie”

Il commento a Interris.it di Giordano Biserni, Presidente dell'Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale (ASAPS) dopo l'ennesimo ciclista investito e ucciso da un pirata della strada

Foto di Alexa da Pixabay

Ennesimo incidente stradale oggi in Italia: un ciclista è stato travolto e ucciso a Cagliari da un pirata della strada che poi è scappato senza lasciare tracce.

Interris.it ha chiesto un commento al dottor Giordano Biserni, Presidente e fondatore dell’Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale (ASAPS)  che si occupa di sicurezza da più di trent’anni.

Il commento di Giordano Biserni, Presidente ASAPS

“Ci troviamo di fronte al ritorno di una serialità preoccupante: quella della morte di ciclisti nelle strade, spesso per opera di conducenti che neppure si fermano. Nei soli primi 8 mesi del 2022 l’osservatorio ASAPS ha già registrato 103 vittime fra i ciclisti, ovviamente conteggiando solo i decessi immediati e non quelli che si aggiungono dopo il ricovero negli ospedali. Nel 2020 i ciclisti uccisi in Italia, secondo l’Istat, sono stati 220.

I ciclisti fanno purtroppo parte di quella schiera di utenti deboli della strada, insieme ai pedoni e ai motociclisti. Sono loro che pagano il prezzo più alto in caso di incidente. Lo abbiamo visto con la morte del campione di ciclismo Davide Rebellin, ucciso lo scorso 30 novembre mentre si allenava in strada da un camion che non si è neppure fermato per soccorrerlo”.

“Le morti di Rebellin e di Michele Scarponi hanno avuto il solo ‘merito’ di richiamare l’attenzione sulla sinistrosità stradale e in particolare sulla insicurezza dei ciclisti (e pedoni) sulle strade italiane, inadeguate nel contenere un traffico eterogeneo che va dal ciclista, al motociclista, alla vettura, al pullman all’autoarticolato”.

“E’ necessario alzare la soglia della sensibilità sul tema dei morti sulle strade, comprendendo anche le decine di ragazzi che muoiono ogni sabato sera. In questi due anni si è poco parlato delle tragedie sulle strade: prima il Covid, poi la guerra e la siccità. Ma ogni anno muoiono sulle strade centinaia di persone. Moltissimi, sono giovani sotto i 30 anni”.

“Siamo dunque di fronte ad una caduta libera non solo dell’educazione stradale, ma anche dell’educazione civica. Questo è il riflesso della pirateria stradale. I comportamenti sono drammatici, come evidenzia l’osservatorio ASAPS sulla pirateria stradale: nell’anno 2021 ci sono stati 1.017 episodi gravi (+14% rispetto al 2020) con 110 morti (+19,6%) e 1.141 feriti (+10%). Nel Primo Semestre del 2022, già contiamo 451 episodi, con 39 vittime e 546 feriti. Vittime spesso lasciate sulla strada senza. Dati provvisori, orfani degli ultimi sei mesi. Ma che non promettono bene. Il Secondo Semestre infatti è andato decisamente peggio”.

Come prevenire le morti sulle strade?

“Qualche modifica alla legge andrebbe anche fatta, ma principalmente servono gli agenti in strada e le pattuglie che controllano i guidatori, specie nel momenti salienti. Non si può delegare tutto all’elettronica, quali gli autovelox e i tutor che sono comunque serviti ad abbassare di molto il numero degli incidenti nelle strade. Ma la sola elettronica non è sufficiente”.

“Per esempio in caso di uso del cellulare alla guida, di stato di ubriachezza o di droga, per il mancato uso delle cinture o per i tempi di guida dei camionisti. Tutte situazioni che devono essere controllate dalla polizia stradale e che, in assenza di pattuglie, creano pericoli”.

“Quando ci sono delle ‘bombe umane’ che viaggiano per le strade – le persone che guidano in stato alterato per alcool e droghe – gli autovelox non bastano: servono gli ‘artificieri’. Ma di agenti della stradale non ce ne sono abbastanza. Con le drammatiche conseguenze che vediamo ogni giorno: decine di morti sulle strade, specie il sabato notte. Abbiamo avuto la scorsa estate week end nei quali sono morti anche 15-18 motociclisti; e – in luglio – anche 40-45 ragazzi dopo le serate in discoteca. Fine settimane di sangue, senza però l’attenzione mediatica che servirebbe. Anzi, nel silenzio totale. Oggi le cose sono un po’ migliorate, dopo la morte di Francesco Valdisseri con la mobilitazione dei suoi genitori insieme ad altre associazioni di vittime della strada. Ma c’è ancora molto da fare”.

Cosa propone ASAPS?

“Come ASAPS chiediamo un’azione corale al fine di rivedere le normative vigenti. Chiediamo inoltre di sistemare le strade per renderle protettive per tutti, specie per pedoni e ciclisti; una miglior segnaletica stradale, sia orizzontale e verticale, sia luminosa; un rifacimenti del manto stradale al fine di evitare buche e pericoli. abbandonata da troppi anni. La morte del ciclista cagliaritano di oggi, così come tutte le altre vittime della strada, sono il frutto di una indifferenza che dura da troppi anni”.