L’unicità della natura umana

Ci sono volute due guerre mondiali, orride discriminazioni naziste e comuniste per far comprendere ai popoli di tutta la Terra che l’uomo in quanto tale è meritevole di una tutela speciale. Finalmente, attorno al tavolo delle Nazioni Unite ci si è accorti che si potevano e si dovevano condividere principi e valori fondamentali, comuni a ogni cultura. Una tappa necessaria, senza la quale, non sarebbe stata garantita neppure la continuità della specie umana. Il 10 dicembre 1948 segna uno spartiacque fondamentale: la firma della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Prima una condivisione di intenti, qualche decennio più tardi una vera e propria Convenzione, quindi vincolante, di rango superiore alle leggi dei singoli stati, a cui perfino le costituzioni sono chiamate ad uniformarsi.

Finalmente ci si è resi conto dell’esistenza di un’unica natura umana, con diritti insiti, indipendenti da ogni altra connotazione potenzialmente discriminatoria. Un diritto naturale insito nell’uomo, in ogni uomo, prevalente sul diritto positivo in vigore nei singoli Stati. Un concetto di democrazia non più vincolato da una maggioranza, ma dal rispetto dei più deboli. Ogni nazione vi ha aderito liberamente e gradualmente adeguato la propria legislazione nell’implementazione dei diritti umani. Un processo ancora in corso con severe verifiche periodiche di Upr cui l’Onu ha scelto di rendere partecipi anche le Ong.

Solo nel 1959 si arriva ad una Dichiarazione sui diritti del fanciullo nel cui preambolo si invita ad una “protezione speciale” anche prima della nascita. Un aspetto molto controverso dove quasi tutto il nord del mondo ha ormai ceduto a una pressoché totale legalizzazione dell’aborto, arrivando ad ipotizzarlo come diritto umano fondamentale, con l’intento quindi di esportarlo in tutte le nazioni, spesso come condizione per poter ricevere aiuti internazionali.

Così oggi vi è il forte rischio di una inversione di tendenza sul fronte dei diritti, col tentativo di espropriare quello fondamentale alla vita proprio i più piccoli, deboli, innocenti e indifesi fra gli esseri umani, coloro che vivono nella fase prenatale, ancora più discriminati se malati, disabili o di sesso femminile.

A questo ne è seguito un crollo demografico che sta colpendo soprattutto l’Europa, mettendone a repentaglio la sussistenza. E’ quantomai necessario un risveglio delle coscienze affinché ognuno scelga di rinunciare a qualcosa di sé per donarlo alla collettività, affinché la vita di ognuno possa sbocciare e realizzarsi in pienezza.