Allarme pandemia, senza cure in Italia 400 mila malati di tumore

Sos per il 2020: l'indice di mortalità dei pazienti cronici può essere superiore a quello dei contagiati da Covid-19. L'allarme lanciato dagli scienziati alle autorità sanitarie

I malati di tumore in Italia sono quasi due milioni. Dall’ inizio dell’emergenza sanitaria il 20% dei malati oncologici non si sottopone a cure. Un dato sconcertante che spinge i responsabili delle strutture sanitarie a rivolgersi al governo. Senza un intervento immediato, infatti, è destinata a peggiorare una situazione di estremo pericolo che minaccia la salute di 400 mila italiani. I pazienti oncologici pagano un prezzo altissimo alla pandemia e rischiano di essere vittime indirette del coronavirus, come ribadisce a Interris.it l’ex ministro della Salute e scienziato di fama mondiale, Girolamo Sirchia. “Attenzione a non interrompere le terapie oncologiche per tenersi lontani dagli ospedali congestionati dal Covid-19, altrimenti vengono danneggiati i percorsi di cura di migliaia di malati di tumore”, raccomanda il professor Sirchia.

Tra i primi a lanciare l’allarme il presidente dell’Ordine dei Medici di Roma, Antonio Magi. “Dobbiamo rimettere in moto anche la normale attività sanitaria, altrimenti quest’anno ci ritroveremo con un indice di mortalità dei pazienti cronici superiore a quello dei malati Covid-19“.

Attività da riprendere

Un milione e 190 mila pazienti colpiti da tumore in Italia sono in trattamento attivo, cioè devono essere sottoposti con regolarità a chemioterapia, radioterapia, immunoterapia e alle terapie mirate (farmaci a bersaglio molecolare). Ma “dall’inizio della pandemia circa il 20% dei pazienti oncologici, che avrebbe dovuto essere sottoposto a trattamenti utili, non si è presentato in ospedale”, avverte il professor Francesco Cognetti, direttore dell’Oncologia medica all’Istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma e presidente della fondazione “Insieme contro il Cancro” che chiede alle Istituzioni di adottare quanto prima provvedimenti per consentire la ripresa regolare dell’attività di assistenza oncologica e dei programmi di screening.

In sicurezza

“Per i malati oncologici è fondamentale seguire le cure in ospedale in totale sicurezza, senza esporsi al rischio di contagio da coronavirus- sottolinea il professor Cognetti-. Ed è indispensabile istituire e identificare, all’interno delle strutture, percorsi e spazi (per esempio sale di attesa) dedicati alle persone che affrontano queste cure e che non possono più rimandarle, dopo la fase acuta dell’emergenza causata dal Covid-19”. Non solo. “Tutti gli operatori sanitari che interagiscono con i pazienti oncologici dovrebbero essere anzitutto istruiti sulle misure di distanziamento sociale e di prevenzione dell’infezione, incluso l’uso costante di mascherine, ed essere tempestivamente sottoposti a tamponi se esposti a casi o alla comparsa di sintomi”, puntualizza. Di qui l’appello alle istituzioni.

Conseguenze letali

“La situazione di emergenza ha costretto a rinviare le visite di controllo, le terapie anticancro non urgenti e gli screening e sono stati rimandati o dilazionati i trattamenti nei pazienti fragili che avevano poche possibilità di giovarsi della chemioterapia, con il rischio di sviluppare tossicità ed effetti collaterali e a maggior rischio di contrarre l’infezione anche in forma più grave e potenzialmente letale- sostiene Cognetti-.Sono stati posticipati anche gli interventi chirurgici più complessi, perché le terapie intensive erano impegnate nell’assistenza dei malati gravi contagiati dal coronavirus. Al netto di queste situazioni, dall’inizio della pandemia, circa il 20% dei pazienti oncologici, che avrebbe dovuto essere sottoposto a trattamenti utili, non si è presentato in ospedale”. Man mano che la situazione volge alla normalità, “tutte le persone colpite da cancro devono tornare quanto prima a curarsi, perché il ritardo nell’adesione alle terapie può determinare un avanzamento della malattia, compromettendo così le possibilità di sopravvivenza a lungo termine”.