Israele, la canzone “anti arabi” di Amir Benayoun accende la polemica

“Mi chiamo Ahmad”: con queste parole innocue inizia una canzone del cantante israeliano Amir Benayoun, che ha creato notevoli polemiche in Israele. Perché l’Ahmad in questione si rivela personaggio ambiguo e diabolico: oggi “moderato e sorridente”, domani pronto a “mandare all’inferno un ebreo o due”. Una canzone a dir poco razzista che ha spinto più di un cittadino a invocare l’azione della magistratura.

Sono 100 mila gli israeliani che seguono la pagina Facebook del cantante, popolare per lo più fra gli ebrei sefarditi e fra gli ortodossi. Cresciuto in un ambiente modesto, Benayoun si rivolge a un pubblico di bassa estrazione sociale e, negli ultimi anni, ha spesso assunto atteggiamenti anti-establishment, sia nei confronti della industria discografica, sia verso i maggiori mass media.

Complice il clima delle ultime settimane, la canzone di Benayoun, che dice d’aver tratto ispirazione dagli ultimi attentati in Israele, non è passata inosservata. “Anche oggi sangue ebreo è stato versato come acqua… fino a quando?”, ha scritto in una canzone rilanciata su Facebook. Ieri è tornato sul tema con una nuova composizione che vede come protagonista un palestinese immaginario di nome Ahmad. Questi si presenta in prima persona: “Oggi studio qualcosa all’università di Gerusalemme, sono moderato e sorridente… ma è vero, sono solo una carogna ingrata. Verrà un momento che mi volgerai la schiena, e io ti pianterò un coltello affilato, ti sparerò alle spalle”.

Il testo ha fatto sobbalzare, fra gli altri, un noto giurista, secondo il quale è possibile che rappresenti un reato perché può sembrare un appello al razzismo: un confronto radiofonico fra il cantante e il giurista è immediatamente degenerato in un alterco. Poco dopo su Facebook Benayoun ha precisato di essere comunque contrario alla violenza. L’ispirazione, ha ribadito, gli è venuta dagli ultimi attentati palestinesi a Gerusalemme e a Tel Aviv.

Fra tanti messaggi di ammirazione dei fans si trovano anche critiche. Qualcuno gli ha fatto notare che dopo la strage nella sinagoga, le vedove dei quattro rabbini uccisi hanno esortato gli ebrei a rafforzarsi nella propria fede. Malgrado il dolore, non hanno però espresso alcun giudizio negativo sui palestinesi in quanto tali.