Manovra: giro di vite sulle pensioni d’oro per coprire una “falla” della Legge Fornero

Lo staff del premier Matteo Renzi sembra aver scoperto una “falla” che caratterizza la controversa Legge Fornero: nel testo, infatti, viene consentito un cumulo a chi è passato dal sistema contributivo a quello retributivo. Da ciò trarrebbero favore esclusivamente i cosiddetti “grand commis”: consiglieri di Stato o della Corte dei Conti, che finirebbero per ricevere una pensione più alta di quella che avrebbero percepito col vecchio sistema.
Fonti parlamentari, riferendosi al testo, parlano di “evidente paradosso” in una riforma che ha comportato mancanze per tutti e soprattutto per i più giovani. Per questo, affermano di aver pronto un emendamento da presentare come rimedio, già autorizzato dal ministro Boschi.

Secondo il Codacons, questa “falla” coinvolge ben 160.000 persone, arrivando a costare circa 2,6 miliardi di euro in dieci anni. L’associazione, in una nota, plaude alla volontà del governo di sanare la questione con un emendamento alla legge di stabilità: “La clausola di salvaguardia voluta dall’allora ministro del Lavoro Elsa Fornero – si legge – fissava un tetto alle pensioni più ricche stabilendo che, a partire dal primo gennaio 2012, i lavoratori che pur avendo raggiunto i 40 anni di anzianità decidevano di rimanere in servizio fino ai 70 o ai 75 anni, avrebbero percepito una pensione non superiore all’80% del valore dell’ultimo stipendio. Tale clausola, che di fatto poneva un limite all’importo delle pensioni erogate dall’Inps, è però misteriosamente sparita – denuncia il Codacons – con la conseguenza che circa 160.000 lavoratori che hanno già raggiunto i 40 anni di anzianità, grazie a tale “falla” potranno contare su un incremento progressivo della pensione, il cui importo sarà addirittura superiore a quello dell’ultimo stipendio percepito”. Codacons, in proposito, ha poi presentato denuncia alla Procura di Roma.