Crac Cirio: confermati 4 anni a Geronzi, nuovo processo per Cragnotti

Ci sarà un nuovo processo per Sergio Cragnotti, ex presidente della Cirio: la Corte di Cassazione ha infatti annullato con rinvio la condanna a 7 anni di reclusione per il crac della nota azienda nel 2003, una pena che la contestazione di altri reati aveva portato a 8 anni e 8 mesi complessivi. Confermata, invece, la condanna a 4 anni (tre dei quali coperti da indulto) per il banchiere Cesare Geronzi, emessa con sentenza definitiva. Il verdetto della Cassazione, dunque, ha confermato quasi totalmente quanto già stabilito il 10 aprile 2015 dalla Corte d’Appello di Roma, con la sola eccezione, per l’appunto, dell’ex patron della Lazio per il quale, come spiegato dal suo legale Massimo Krogh, si tratta di “un risultato straordinario”.

Le sentenze

Assieme a quella di Geronzi, definitiva anche la condanna a 2 anni e 4 mesi di reclusione (coperti da indulto) per Andrea Cragnotti (figlio di Sergio), oltre a quelle di 3 anni e 10 mesi per Filippo Fucile (genero dell’ex presidente) e di 3 anni e 4 mesi per l’allora consigliere di Cirio Ettore Quadrani, con i 36 mesi coperti da indulto. Sentenza irrevocabile di condanna a 2 anni di reclusione, coperti da indulto, anche per gli ex funzionari della Banca di Roma Pietro Celestino Locati e Antonio Nottola. E’ stata infine confermata la prescrizione per bancarotta preferenziale per gli altri due figli di Cragnotti, Elisabetta e Massimo, i quali avevano ottenuto in appello l’assoluzione per gli altri capi di imputazione.

Il caso Cirio

Claudio Coratella, rappresentante legale dei piccoli risparmiatori interessati dagli effetti del crac aziendale, ha spiegato che quella della Cassazione “è una sentenza molto equilibrata” e che questo “è il giorno della rivincita morale e materiale per centinaia di migliaia di risparmiatori traditi che hanno perso tutto nel crac Cirio e che oggi ricevono giustizia dallo Stato”. Un disastro che affonda le proprie radici a ben 15 anni fa, nel 2002, quando la clausola d’insolvenza incrociata portò il mancato saldo di una rata di prestito al declino finanziario di tutte le obbligazioni del gruppo, danneggiando oltre 35mila investitori (13mila dei quali costituitisi parte civile) e causando un azzeramento delle obbligazioni per 1,125 miliardi. Nell’ottobre del 2003 l’azienda fu messa in amministrazione straordinaria.