Senza famiglia non c’è futuro

Foto di Charles McArthur da Pixabay

Il regalo più prezioso? Il perdono. Quello indispensabile? La famiglia”, scrive Madre Teresa di Calcutta. “Per mettere il mondo in ordine dobbiamo mettere la nazione in ordine. Per mettere la nazione in ordine dobbiamo mettere la famiglia in ordine”, sostiene Confucio. Stiamo parlando dell’istituzione-base, ossia del caposaldo universale di civiltà. Un patrimonio individuale e collettivo riconosciuto trasversalmente in epoche diverse e da culture tra loro lontane. Malgrado il millenario apprezzamento per la sua funzione insostituibile, le minacce e l’incuria incombono sull’unione familiare. Quante offese contro la famiglia! Quante ferite alla cellula fondamentale della società! Quanta indifferenza verso la “chiesa domestica”!

Sono trascorsi esattamente 30 anni da quando l’assemblea generale dell’Onu le ha dedicato una Giornata Internazionale. Da allora, su iniziativa delle Nazioni Unite, ogni 15 maggio si celebra in tutto il mondo la famiglia quale “fondamentale gruppo sociale” e “ambiente naturale per lo sviluppo e il benessere di tutti i suoi membri, in particolare i bambini”. Eppure, al di là delle dichiarazioni di principio, continua ad essere derisa, abbandonata e sottovalutata. Alla famiglia papa Francesco ha dedicato, quindi, l’esortazione apostolica “Amoris laetitia”, identificandola come “buona notizia per l’umanità”. La difesa e la valorizzazione della “familiaris consortio” sono fondate sul disegno divino per l’intera creazione. Purtroppo, però, in ogni angolo del pianeta i valori familiari vengono vilipesi, maltrattati e umiliati, mentre l’egoismo tende a sovrastare ovunque la condivisione. “Solo a partire dall’amore la famiglia può manifestare, diffondere e rigenerare l’amore di Dio nel mondo – afferma papa Francesco -. Senza l’amore non si può vivere come figli di Dio, come coniugi, genitori e fratelli”.

Essere famiglia comporta l’impegno e la generosità di “darsi, perdonarsi, non spazientirsi, anticipare l’altro, rispettarsi”. Tra le mura domestiche dovrebbero risuonare tre semplici parole: “permesso”, “grazie”, “scusa”. La famiglia, infatti, trae linfa e sostentamento dal desiderio di formarci, di educarci ed essere educati, di aiutare ed essere aiutati, di accompagnare, discernere e integrare tutti gli uomini di buona volontà. Recita un antico proverbio cinese: “Nella casa di una famiglia felice, semplici stoviglie di ceramica risplendono più della giada”. Ad avvelenare i pozzi sono il materialismo cieco e dilagante, il virus malefico del consumismo che intacca alla radice l’esistenza delle persone e delle comunità.

In una società dove le madri sono costrette a scegliere tra lavoro e figli, servono politiche efficaci, scelte coraggiose, concrete e di lungo termine, oltreché un’attenzione costante da parte di tutti i governi. Chi pensa solo a se stesso non riesce a proiettarsi in avanti. Francesco esorta a “invertire la rotta” affinché le giovani generazioni vengano messe nelle condizioni di realizzare i propri legittimi sogni attraverso serie ed efficaci misure. A cominciare appunto dal porre una madre nella condizione di non dover scegliere tra il lavoro e la cura dei figli. C’è bisogno di realismo, lungimiranza e coraggio. Urgono interventi per aiutare le famiglie, le mamme e tante giovani coppie gravate dalla zavorra della precarietà occupazionale e dell’impossibilità di acquistare una casa. Va promossa una cultura della generosità e della solidarietà tra le generazioni, rivedendo abitudini e stili di vita e rinunciando al superfluo per dare all’umanità un domani perché “la famiglia è il luogo dove si impara ad amare, il centro naturale della vita umana”, come insegna Jorge Mario Bergoglio.