La bocciatura del Regno Unito alla mobilità dei giovani

Londra ha respinto la proposta dell'UE per un accordo sulla libera circolazione dei giovani sotto i 30 anni, affermando che non introdurrà un programma di mobilità giovanile europeo

Brexit
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Dopo la Brexit, il Regno Unito non intende stringere nuove intese con l’UE che possano sembrare un passo indietro. Sebbene siano stati lanciati appelli per superare le barriere, il Regno Unito ha deciso di non aderire al programma Erasmus per il periodo 2021-2027.

Bruxelles ha proposto un nuovo progetto per favorire la mobilità giovanile, ma Londra ha rifiutato, lasciando la porta aperta solo per intese bilaterali. Anche i laburisti si sono allineati alla posizione del governo conservatore, escludendo un programma a livello europeo ma cercando di migliorare le relazioni con l’UE entro certi limiti.

Londra boccia la proposta Ue sulla mobilità dei giovani

L’onda lunga della Brexit continua a far sentire i suoi effetti. Londra ha respinto al mittente la proposta avanzata dalla Commissione europea per arrivare a un accordo sullo scambio di giovani destinato a ripristinare – limitatamente agli under 30 e solo a determinate condizioni – una sorta di area di libera circolazione.

Un portavoce del governo di Rischi Sunak ha escluso che la proposta di Bruxelles possa essere accolta. Dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione, Londra non ha alcuna intenzione di stringere nuove intese con l’Ue che possano essere interpretate come un passo indietro rispetto alle decisioni prese in seguito all’esito del referendum del 2016.

“Non introdurremo un programma di mobilità giovanile a livello europeo”, ha detto il portavoce di Downing Street. “La libera circolazione all’interno dell’Ue è stata interrotta e non è prevista la sua reintroduzione”.

Le richieste di movimentazione

Da quando la Brexit è diventata operativa numerosi sono stati gli appelli lanciati da personaggi di spicco e organizzazioni varie delle due sponde della Manica per il raggiungimento di intese che, soprattutto nel campo della ricerca e della formazione, riuscissero a superare le barriere venutesi a creare. Lo scorso primo gennaio, ad esempio, il Regno Unito è tornato a far parte di Horizon Europe con lo status di Paese associato. Questo permetterà ai ricercatori britannici di partecipare al programma di ricerca e innovazione dell’Unione alle stesse condizioni dei ricercatori degli altri Paesi associati e di avere accesso ai finanziamenti europei.

Cosa che invece non si è verificata per Erasmus, il programma che consente agli studenti di fare un’esperienza in un altro Paese. Londra ha deciso di non aderire all’ultima versione dell’iniziativa – quella operativa nel periodo 2021-2027 – perché l’ha ritenuta economicamente non vantaggiosa. Forse è anche alla luce di questa situazione che Bruxelles ha proposto un nuovo progetto per favorire la reciproca mobilità giovanile consentendo, a chi lo volesse per motivi di studio o di lavoro, di poter soggiornare per quattro anni nel Paese prescelto.

No ai programmi Ue

Niente da fare. Londra ha detto no a questa ipotesi lascando però la porta aperta a intese bilaterali con singoli Paesi in una logica utilitaristica che è poi stata sempre la cifra dei rapporti del Regno Unito – campione nel collezionare i famosi opt out, da quello sulla moneta unica a quello sulle politiche sociali – con l’Unione europea.

Con le elezioni in vista entro l’anno, anche i laburisti si sono sostanzialmente allineati, seppure con qualche distinguo, alla posizione del governo conservatore. Il partito di opposizione ha escluso la possibilità di un programma a livello europeo, affermando però che cercherà di migliorare le relazioni di lavoro del Regno Unito con l’Ue entro le sue linee rosse: nessun ritorno al mercato unico, all’unione doganale o alla libera circolazione.

Fonte: Ansa