Cosa i social ci insegnano sul comune sentire degli utenti

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È sempre labile il confine tra ironia e realtà, tra lo scherzo e la serietà. Per questo molte volte una battuta ironica va compresa, capita e letta fino in fondo nelle sue sfumature. Spesso dietro una battuta ironica tagliente si cela la volontà di raffigurare grossolanamente una realtà caricaturandola o di rivelare ciò che si pensa ma in uno stile leggero per deresponsabilizzare chi parla e lasciar intendere senza venir accusati di voler ferire o accusare. Fatto sta che certe ironie fanno più male di quanto si pensi ma succede anche che rivelino più di quanto ci si immagini.

In questi giorni un duo comico nato e noto sui social ha creato e pubblicato su Instagram un video ironico su un tema che spesso polarizza l’opinione pubblica, in particolare dei giovani adulti. Si parla di figli e, senza mezzi termini come è giusto in un post di questo tipo, si afferma che senza figli si vive meglio e più felici. Tre cose divertenti che puoi fare se non hai figli, è il titolo della performance. I due influencer – maschio e femmina – elencano ed esemplificano tre benefici della vita di coppia senza pargoli tra i piedi. I tre traguardi raggiungibili senza figli sarebbero: dormire senza venir disturbati, avere tanti soldi e godere la casa pulita.

Inevitabilmente il post ha ottenuto migliaia di visualizzazioni e di condivisioni così come un fiume di commenti. Tra questi ci sono coloro che “non capiscono l’ironia” e criticano gli autori sentendosi offesi; ma anche coloro che “non capiscono l’ironia” e applaudono e approvano. C’è anche chi accusa i creator di non avere rispetto per coloro che i figli li vorrebbero avere ma non riescono. Sacrosanto pensiero.

I social insegnano molto sul comune sentire degli utenti, è dunque possibile gettare uno sguardo sui numerosi commenti per avere un’idea di cosa pensino molti italiani sull’argomento. Di certo la grande “tolleranza” (per cui ognuno può pensare cosa vuole) non è contemplata in questi luoghi in cui l’opinione altrui – se contraria alla propria – sembra meritare dileggio, quando non offese o insulti. I piatti volano, e anche gli insulti. Come insegna Giulia Soncini, per ogni affermazione pubblica c’è sempre qualcuno pronto ad offendersi e a sentirsi in diritto di manifestare il proprio disagio personale o di categoria minoritaria (G. Soncini, L’era della sucettibilità, Marsilio 2021)

Chi si mette dalla parte dei bambini e della vita viene prontamente definito “pancino”, persona offuscata dal sentimentalismo e priva di senso pratico. Ovviamente ce n’è anche per i cosiddetti “prolife” rei di difendere i bambini e di privare le donne dei propri diritti. C’è chi afferma con soddisfazione che il giorno più fortunato della propria vita fu quello in cui ha interrotto la gravidanza o in cui il suo corpo è stato chirurgicamente sterilizzato e chi sentenzia: “avere figli è la morte della libertà”.

C’è chi al contrario dice che avere figli è la cosa più bella e chi afferma che senza figli si va verso una vecchiaia triste e solitaria (venendo a sua volta accusato di scambiare i figli per dei badanti). C’è poi chi con amara ironia e sano realismo afferma di non avere né figli né i benefici elencati dagli autori: «Non ho figli ma non dormo la notte, non ho soldi e la mia casa fa schifo». Onesto.

Non mancano i genitori che vorrebbero aggiungere altri benefici di cui potrebbero godere senza figli, accusando (scherzosamente) gli autori di averne dimenticati diversi: ad esempio evitare le feste di compleanno di bambini urlanti o avere una vita di coppia più intensa. Ad intervenire c’è perfino Gigi de Palo del Forum delle Famiglie, che suggerisce: «Avete perfettamente ragione! Aggiungerei “puoi vivere con meno preoccupazioni”, “puoi giocare alla PlayStation senza che nessuno ti rompe (sic!) Le scatole”, “puoi leggere un libro”… “Puoi girare a vuoto come una vite spanata”…». De Palo aggiunge però un particolare augurio ai creatori del video: «Il video è ironico, ma vi auguro quanto prima di farvi cambiare la vita da un figlio perché sono più le cose fiche che si fanno facendolo che non facendolo. Aspettiamo il video quando sarete rincoglioniti di amore per lui o lei!»

Finché si scherza con leggerezza tutto è lecito e tutto è divertente (questo era lo scopo del video). E non c’è niente di male a riconoscere che senza figli una coppia può avere una vita meno agitata e frenetica, e godere di maggiore tranquillità per dedicarsi a se stessi e al proprio lavoro. È innegabile infatti che i figli ti “tolgono la vita”, nel senso che te la chiedono, imponendoti di dedicare loro del tempo che avresti potuto dedicare a te e ai tuoi affari. Tuttavia ciò che i figli chiedono ai genitori in impegno fisico, psicologico, logistico ed economico è un peso che molti genitori sono felici di offrire gratuitamente perché chi ama “dà la vita” per la persona amata senza chiedere nulla in cambio, né soldi né tempo.

Il fatto che colpisce è la lacerante polarizzazione del sentire comune su un argomento che oggi giorno potremmo ben definire cruciale per il nostro paese che vive ormai da anni un calo vertiginoso delle nascite con tutti i problemi ad esso connessi. Emerge infatti un diffuso un atteggiamento di fondo che manifesta fastidio o rifiuto verso ciò che comporta impegno e fatica.

Viviamo in una società che ha bandito il sacrificio e il dolore (Byung-Chul Han, Società senza dolore, Einaudi 2021) e che dunque misura un’alta e nobile vocazione come quella di essere genitori in termini di divertimento, riposo notturno e guadagno economico. In questo senso sono sempre più le coppie che rimandano ad oltranza la decisione di aprirsi alla vita pur essendo già in età adulta o che si precludono in partenza la possibilità di avere figli.

A leggere molti dei commenti, sembrerebbe che considerare un figlio come un errore di percorso, un disturbo, un peso e un danno economico, non sia poi un’idea così bizzarra e poco diffusa. Al contrario si nota come si diffonde sempre di più (ed in particolare tra i giovani) una mentalità contraccettiva che, oltretutto, porta sempre più spesso a considerare l’aborto come metodo di controllo delle nascite. Chi sposa questa visione non solo non comprende le ragioni profonde di una famiglia numerosa ma – considerandola una scelta hippy e stravagante – spesso la irride con lo spregio tipico di chi si sente intellettualmente e culturalmente superiore, più realista, più responsabile, più prudente, più e evoluto.

Al di là di questo impietoso ritratto che molti danno di se stessi, preoccupa la mancanza di visione sul futuro di un paese sprofondato in un rigido inverno demografico sulle cui conseguenze culturali, sociali, economiche e politiche molto si è detto e molto ci sarebbe ancora da dire. Una crisi che dura da 35 anni e che è ormai sotto gli occhi di tutti.

C’è infine la questione ecologica, dietro alla quale molti nascondono la propria incapacità o il proprio rifiuto di aprirsi alla vita giustificandolo come un atteggiamento ecologicamente responsabile nei confronti del pianeta. Una visione che spesso serve da autogiustificazione (così come la causa “economica”), ma che viene da molti sposata grazie alla martellante propaganda ideologica neomalthusiana promossa dagli organismi sovranazionali e da politiche sempre più pervasive e invadenti sostenute dai media. Capita sempre più spesso che la stampa promuova l’idea che avere figli abbia un impatto negativo sull’ambiente e sulla società (i famosi “limiti dello sviluppo” del sistema Terra). È questa una delle tesi dello scrittore Jonathan Foer che propone tre regole per “salvare il pianeta” dal collasso ecologico: meno macchine, meno carne e meno figli! A ben vedere dunque quella di Foer (invitato in Vaticano per presentare l’Esortazione Apostolica Laudate Deum) non sembra essere un’idea così audace e bislacca visto che non sono pochi coloro che rinuncerebbero ad avere figli, se non per il pianeta, per lo meno per avere sonni tranquilli. Di certo chi dorme non genera figli, ma come affermò Francisco Goya, il sonno della ragione – quello sì – genera mostri.